Carta d’identità della zampogna cerquetana secondo Vito Giovannelli e Pietro Righini


Recto e verso (chanter di zampogna cerquetana)NOME   Zampogna cerquetana,  “Ciaramellë” in dialetto cerquetano.

LUOGO E DATA DI NASCITA Conservata fin dagli anni ’60 presso il Museo Etnografico di Cerqueto di Fano Adriano in provincia di Teramo. Scoperta, individuata per le sue peculiarità e  battezzata zampogna cerquetana dalla etnomusicologa Giuseppina Giovannelli nel 1984.  Publicizzata in un ciclo di  trasmissioni  su RAI Due, “Abruzzo insieme” (aprile 1984).

L’anno di costruzione non è noto ma quasi certamente l’esemplare custodito nel Museo di Cerqueto risale all’inizio del XX secolo.

Proveniente da Cusciano. Da uno studio svolto da Carlo Di Silvestre pare sia appartenuta alla famiglia Di Saverio. Sicuramente la sua terra d’origine è l’antica Valle Siciliana, che comprendeva anche Pietracamela, Cerqueto, Fano Adriano, Cusciano.

TIPOLOGIA Modello particolare di zampogna zoppa abruzzese a campana aperta. Tra i vari modelli di aerofoni a sacco europei, particolare strumento pastorale e popolare. Con delle caratteristiche morfologiche e organologiche proprie, si  distingue dagli altri due modelli di zampogne, la zampogna avezzanese, a campana chiusa, e la zampogna campagnola, a campana aperta. Si può considerare arcaica  in quanto è priva di chiave e può qualificarsi  evoluta in quanto le  canne  hanno già una cameratura conica  che accolgono le  ance doppie. Un tempo esistevano i suoi pendagli  per l’accordatura, come molti cerquetani ricordano,  purtroppo  scomparsi.

USO  La zampogna cerquetana “era di tipo solista”, privo di biffera o oboe pastorale e veniva suonata con l’accompagnamento del tamburello.  Come sostengono Maurizio Anselmi e  Romolo Trinchieri, quando con la ciaramella si suonava  la musica del saltarello era usuale in Abruzzo accompagnare al suono della ciaramella  quello della tamburella.Disegno di Vito Giovannelli

Come strumento di intrattenimento, veniva usato in occasione di matrimoni, feste agricole come la trebbiatura (in area vestina) e la vendemmia (in aerea peligna). In occasione delle feste pastorali veniva usata nei  raduni dei transumanti per la festa di Sant’Eustachio, protettore dei pastori.  E non poteva mancare  nelle  ricorrenze religiose, così particolarmente sentite da tutti gli abruzzesi. Si pensi ai riti della settimana Santa a Pasqua (come testimonia un documento del 1864 e i due brani “Melodia del Giovedì Santo” e “Passione di Gesù”, trascritti dal maestro A. Piovano), alla novena di Natale, di cui la zampogna rappresenta ancora oggi il simbolo sonoro per eccellenza e di cui si hanno diffuse testimonianze fino ai nostri giorni.

VALENZE MORFOLOGICHE  Attaccamento della campana al fuso sia a profilo continuo sia a collo distinto da un piccolo anello.

 “Nella prospettiva del fare artigiano questa zampogna si distingue per il profilo esterno dei suoi chanters e dei suoi bordoni, per la svasatura a collo distinto delle campane ai fusi e per le canne monoxili, foggiate completamente a mano. Nella sfera dei manufatti artigianali, le valenze morfologiche di segno locale, diventano marchio di indiscutibile stampo indigeno”. Da: La zampogna in Abruzzo di M. D’Alessandro – V. Giovannelli – A. Piovano,  Edizioni  Accademia dei Transumanti degli Abruzzo- Chieti- 2003,  pag. 62.


Disegno di Vito GiovannelliVALENZE ORGANOLOGICHE 
Chanters divaricati per poter muovere le dita di entrambe le mani con  più comodità (come affermato da Pietro Righini, etnomusicologo e numero uno al mondo della fisica acustica, durante uno stage estivo sugli strumenti popolari  a Castelfidardo, nella seconda metà degli anni 80).

Testata cilindrica, unica in Europa, non conica come per  tutti gli altri modelli di zampogne. Campana aperta. Per quanto riguarda le misure delle canne sonore, la distanza tra i buchi nei due chanters si confronti l’immagine a sinistra per i particolari.

DECORAZIONI  La zampogna cerquetana si presenta decorata in tutte le sue parti. L’intera superficie delle canne sonore è completamente ricoperta con dei particolari finemente dettagliati e intagliati a punta di coltello. Si percepisce subito quello che si chiama horror vacui, la paura del vuoto, il timore di lasciare spazi senza decori. Decorazioni antichissime, proprie dell’arte popolare. Il dente di lupo, simbolo della paura tipica  del pastore, viene ripetutamente rappresentato in  diverse dimensioni. La dimensione più grande potrebbero rappresentare anche il dente dell’orso.  Un ramoscello, forse di ulivo, ma che potrebbe essere la semplificazione grafica  della foglia della quercia,  elemento costante nelle espressioni artistiche  abruzzesi, che ritroviamo anche nel tamburello tipico della zona,  conservato sempre nel Museo di Cerqueto. La ruota, simbolo antichissimo e onnipresente, intriso di molteplici significati, dalla fortuna, all’ infinito, all’ eternità, al tempo ciclico, al sole dispensatore di vita; la ruota , che ci riporta ai rosoni delle chiese abruzzesi.

Disegno di Vito Giovannelli

COSTRUTTORI DI ZAMPOGNA CERQUETANA

DELLA VALLE SICILIANA: Giovanni Fabriano di Biselli, Egidio Matteucci di Casale San Nicola,  Ilario Gerardi di Forca di Valle, Domenico ed Egidio Balsami di Pretara.

Oltre i confini della Valle Siciliana c’è  il noto scultore, oltre che costruttore di zampogne, Gennaro Ciafardone  dei Monti della Laga.

(Tutti  individuati  dall’etnomusicologo    Maurizio Anselmi)

COSTRUTTORI ATTUALI:   Nevio Di Michele, nipote di Egidio Balsami, noto scultore  di Pretara di Isola del Gran Sasso (TE), nonché costruttore di fischietti d’osso ottenuto con lo stinco di pecora non bollito. Francesco Sabatini, noto costruttore e suonatore di zampogna zoppa abruzzese e in particolare di zampogna  cerquetana  di Luco dei Marsi, in provincia dell’Aquila.

Adina Di Cesare

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