Frammenti di latino


V Regio Picenum
Nei primi secoli dell’era cristiana il processo di latinizzazione nell’Italia centrale era completato; in tutte le regioni il
latinus vulgaris era la lingua di tutta la popolazione: agricoltori, mercanti, soldati. La V Regio, il Picenum,  secondo la riorganizzazione del territorio fatta da Augusto, abbracciava una parte dell’attuale Abruzzo insieme a gran parte parte delle Marche. Plinio nella sua Naturalis historia  ci dice  che la maggior parte di questo territorio era stata governata circa due millenni prima dai Siculi, una popolazione italica stanziata negli Agri Palmense, Pretuziano ed Adriano. Un millennio più tardi i Siculi erano stati espulsi dagli  Umbri. Fin dal VI secolo, quindi, si erano attestate sul medio Adriatico altre popolazioni italiche, discendenti degli Umbri e provenienti dalla Sabina, tramite la pratica  della migrazione detta ver sacrum (primavera sacra), ossia l’esodo rituale di gruppi di giovani inviati alla ricerca di nuove sedi. Successivamente queste etnie si erano rese autonome nei loro territori anche dal punto di vista linguistico pur mantenendo delle affinità in quanto appartenenti all0 stesso gruppo osco-umbro. Erano i Piceni, gli Umbri, i Praetuzi, i Vestini, i Sanniti, i  Sabini prima di essere ricompattati,  anche se solo geograficamente, in qualche modo da Augusto. Nella nostra zona vivevano  i Praetuzi, che non erano altro che i Sabini o Safiri dell’Adriatico, assoggettati ai romani e integrati anch’essi nella latinità.

Piceni et Vestinorum, Pelignorum, Marrucinorum; ac Frentanorum agri descriptio, 1624 - Filippo Cluverio edita in Italia antiqua, Lugduni Batavorum, Elsevier, 1624, mm 282x363Dal X° secolo le varie zone linguisticamente cominciarono a differenziarsi in maniera evidente. Il latino aveva assorbito le caratteristiche disomogenee dei diversi idiomi già presenti nelle diverse regioni e subiva le influenze e modifiche prodotte dagli insediamenti di diverse popolazioni, come i franchi, i longobardi, i bizantini, i normanni.  Anche in Abruzzo si evolve, quindi,  un particolare dialetto direttamente dal latino che possiamo definire il latino abruzzese e sarà la lingua viva e parlata dalla gente almeno fino al secolo XVI. Il latino toscano diventa la lingua italiana letteraria e scritta, ma certamente non viene  parlata se non in modo limitato nelle altre regioni, e neanche in ’Abruzzo. Parole che derivano direttamente dal latinus vulgaris, che si parlava in Abruzzo fin dai primi secoli dopo Cristo, nell’ambito della vita quotidiana agricola e pastorale, si trovano ancora nel dialetto cerquetano. Eccone alcuni esempi:

  • ‘mbanatë, piatto tipico dei pastori a base di ricotta, siero e pane raffermo,  dal lat. cum panem
  • ‘cisë, ucciso, dal lat. caesum (caedo,is, cecīdi, caesum, caeděre), tagliare, uccidere
  • ‘mpapucchià, inbrogliare con le chiacchiere, raccontare frottole , dal lat. in- illativo + pebulari (pascolare) + dispregiativo  -occhià
  • ngennë, brucia (detto di ferita), dal lat. incendo, bruciare,  con il cambiamento di nd in nn
  • ntòndëlë,   propriamente  stupido, perennemente frastornato; l’etimologia è latina: tonitus , stordito come chi è colpito dal tuono.
  • ‘ssummantà, scoprire, dal lat. mantile, salvietta per coprire con s- privativo
  • abbuttatë, gonfio, pieno di cibo, dall’antica radice bot, che significa gonfiezza, da cui il tardo latino battus
  • abbїjjì, incominciare, dal lat. ad viam, avviarsi
  • abbїtїcchì,  avvolgere come un viticchio, dal lat. ad viticulum , viticchio
  • accë  lino – filo per eccellenza -, dal lat. acia, filo,  accë e cuttaunë, lino e cotone; accë accë, tutto lino
  • accuficchië, nascondere,   dal lat. ad  cubiculum camera da letto
  • accuncià, condire, dal lat. medioevale conciare, accomodare
  • allamá, franare, dal lat. ad lamam (andare verso un luogo basso dove le acque si raccolgono e c’è uno smottamento del terreno)
  • alluochëtë, siediti, dal lat. ad locum
  • ammantà coprire, dal lat. mantile, salvietta per coprire
  • ammattë, gomitolo, dal lat. cum mitto, metto insieme
  • appїccì, accendere dal lat. pix, picis,  pece
  • arrufìtë, adirato, dai capelli dritti, forse dal lat. rubus, con il significato di rovo, spino e anche rufus, voce ereditata dagli umbri, rossiccio (facilmente irascibili)
  • attrabbëjtë  va a saperlo, chissà,  dal lat.   video, vedere
  • attramëndò guardare, sbirciare , probabilmente da lat. trameo  ( attraversare)
  • bévëtë  participio passato per bevuto, dal lat.  bibitum
  • capezzë, colpo di sonno, dal lat. reg. capitia
  • carpò, strappare con violenza, dal lat. carpo, carpire, staccare
  • ciariscë, ciliege,  dal lat. cerasus
  • cognë, cuneo,  dal lat. cuneus;nu cognë dë panë, un bel  pezzo di pane
  • conchë,  recipiente biconico di rame, con la parte stretta a metà altezza, fornito di due manici laterali, che serviva per trasportare l’acqua. Si portava sulla testa ponendo tra la testa e il fondo del recipiente la spara per ammorbidire il peso e dargli stabilità dal lat. concha (conchiglia)
  • crëvellë, attrezzo agricolo fornito da un telaio circolare con il fondo chiuso da una lamina forata  con fori più o meno larghi, utilizzato principalmente per separare il grano dalle impurità, dal lat. cribellum diminutivo di cribum (vaglio) + ellum
  • cummarë,  comare,  dal latino cum (insieme) e mater (madre)
  • cumpanajjë,  singolare,  qualcosa da mangiare con il pane, dal lat. cum panem
  • cunocchië, conocchia, usata per filare la lana, dal lat. colucula, diminutivo di colus, diventato poi nel latino volgare conucula
  • cuppòjënë mestolo, dal tardo lat. cuppa
  • cuturnë, plurale, calzini pesanti dal lat. cothurnus, preso in prestito dal  termine greco cothornos, stivale
  • dëjëunë, digiuno dal lat. ieiunium
  • dïjëcë, dire, dal lat. dicere
  • ècchë qui, dal latino hic, haec
  • faciajëtë, fate, dal lat. facere
  • fascjulë, fagiolo. Il termine appare proprio un reperto del latino; infatti  nella pronuncia è più vicino al termine latino rispetto alla grafia e alla pronuncia del termine italiano. Nel termine latino faseolus, come in quello greco antico faselos (greco moderno fasliou) appare la lettera (e il suono) s, mentre la sibilante nell’italiano è scomparsa mentre nel dialetto è ben presente.
  • frëscellë, antichissimo oggetto, usato soprattutto dove si allevavano pecore e capre, un piccolo cesto, composto da vimini, in cui viene adattata la pizza del formaggio, che lì si asciuga.
    L’etimologia più esatta è  fiscella termine latino  che significa appunto piccolo paniere o cesto, formato con ramoscelli, per porvi formaggio o frutta. In maniera specifica, alcuni autori latini della classicità e della decadenza usano la parola fiscella per indicare proprio il contenitore di vimini ove si poneva il formaggio per farlo asciugare.  Il termine fiscella è derivato  a sua volta dalla parola latina fiscina (appunto, piccolo cesto formato da vimini per contenervi olive, formaggio, etc.) a sua volta derivato da fiscus (cestello di vimini per conservarvi il denaro). E così, mentre il termine latino “fiscus” ha fatto nascere il  termine italiano fisco, dal termine ad esso collegato fiscella è derivato direttamente la frëscellë, nell’ambito di quel “latinus vulgaris” che più rapidamente e diffusamente fu il linguaggio dell’Italia agricola nell’età di Cristo.
  • frïcariëllë che incanta e ti buggera, dal latino fricare (fregare), da cui l’espressione ücchië frïcariëllë  
  • joїtë /їtë andato, dal lat. ire (andare) Diversi verbi, soprattutto nelle forme del participio passato, nelle loro espressioni dialettali, appaiono molto vicini alla grafia e alla pronuncia latina. So itë: sono andato, “ito” in “italiano” non si è conservato a lungo, mentre nella forma dialettale è sopravvissuto ed è anche molto diffuso ancora.
  • leà, legare. Si usa per indicare l’effetto sui denti della frutta acerba, leà li dëntë
  • lémmëtë, estremità del terremo, dal lat. lembus, limite, orlo, margine
  • lentë, lenticchia, dal lat. lens, lentis
  • leschë, fetta di pane, dal lat. lisca
  • lochë, lì, dal lat. illoc / illuc (complemento di moto a luogo)
  • manirë, mestolo per prendere l’acqua dalla conca, dal lat. manus
  • adesso,  dal lat. modo (avv. ora)
  • morchë, la feccia dell’olio, dal lat, dal lat. amurca, a sua volta dal greco  amorce
  • morë, fruti del gelso, dal lat. morus
  • muscì, perdere tempo  come il gatto con il topo, dal lat. mus (topo)
  • nénguë,  nevicare,  dal lat. ningere
  • nucellë, noce, il termine dialettale appare più vicino al termine latino (nux, nucis) rispetto al termine italiano (la noce), dove la “u” si è trasformata nel medioevo in “o”.
  • ‘nzїmbrë,  avv. insieme, dal lat. insimul, ricorda anche il francese ensemble
  • ò, io (Ia persona singolare), dal lat. ego, io
  • omë   la gente,   dal latino  homo ,uomo
  • papagnë,   pesante schiaffo inferto a mano aperta ed indirizzato al volto, tale da stordire chi lo riceve, dal lat. papaver
  • pencë tegola, dal tardo latino ap-pendix, aggiunta
  • pënnëchellë , breve sosta post pranzo, dal lat. pene (breve ) + quiella (diminutivo di quies, riposino)
  • përtausë  asola, dal lat. pertusum, apertura
  • përtëcarë, aratro di legno fatto di un lungo palo, ad un’estremità del quale si fissa il giogo dei buoi e all’altra estremità si adattano due manici  che servivano sia per fendere il terreno sia per dirigere l’aratro; dal lat. pertica , palo
  • pëtëcaune, piede di albero dal lat. pes, pedis,  piede
  • pïjjí, prendere , dal lat. accĭpĭo, accĭpĕre
  • plëbernë, provviste per l’inverno (termine riferito agli animali), dal lat. pro hiberna
  • plotë, lento, dal lat. plautus o plotus , piatto, largo
  • postë, luogo di sosta per controllare qualcuno , a sua insaputa, dal basso lat. posta, stazione; e  questa a sua volta da posita, collocata, situata
  • prainë, incinta, dal lat. plenem-inis, dal tardo latino pleminare, riempire
  • prëcóchë, pesca, dal lat.  precoquus,  pesca precoce
  • prëibbëtë, irriflessivo, frettoloso, dal lat. prohibitus
  • prësëntausë,   chi mostra eccessiva sicurezza  o fiducia nelle proprie capacità, che può portare ad attribuirsi doti che non si posseggono, opinione troppo alta di se stessi.  Ricorda il monile femminile abruzzese ; legato alla presunzione femminile, in quanto il monile viene sempre posto in bella mostra ed evidenza dal lat. praesumptio, (accusativo praesuntionem), prendere prima, anticipatamente
  • pїëjjë, peggio dal lat. peius
  • quajjë, caglio per la preparazione del formaggio,  dal lat. coagulum
  • ranarë, scopa di saggina, dal lat. granatus (grani rossastri che accompagnano gli arbusti di saggina)
  • saccoccë, la tasca di un abito. Esso potrebbe deriva da un termine raro della tarda latinità, sacocula, espressione del latino volgare, formatasi dalla voce latina saccolus, ossia “parvus saccus in quo pecunia reponitur” (Forcellini): un piccolo sacco in cui si pone il denaro, un sacchetto in cui riporre il denaro. Dal tardo sacocula a saccoccia, sacchetto o tasca appesa o cucita al vestito, il passo è breve.
  • scéjjë, separare ciò che è buono da ciò che non lo è,  dal lat. ex eligere, scegliere
  • scernë, vedere di buon occhio, dal lat. cerněre, vagliare,  con s- intensiva
  • sciacquateurë, raccoglitore di acque sporche che permetteva la fuoruscita dell’acqua fuori dalla cucina, dal lat. ex acquare, detergere in acqua pulita
  • sciauratë, sciagurato, dal lat. ex auguratus (sconsacrato dagli auguri, sacerdoti romani interpreti della volontà degli dei)
  • sciójënë /sci   si, dal latino  sic est
  • sciojëtë, uscito, dal lat. ex ire, itus, andato fuori
  • scutulì, sgrullare (la tovaglia),  dal lat. ex-cutere, scuotere. Molto più vicino al latino il termine dialettale che il termine italiano.
  • sëllecchië, fave, fagioli freschi con tutto il baccello, dal lat. siliqua, baccello di legumi
  • sfraggїllà, flagellare, ridurre qualcuno in forma irriconoscibile dal lat. flagellum con s  intensiva
  • sfreddë, calo, diminuzione di peso (riferito agli animali, una volta ripuliti delle parti non utilizzabili), dal lat. frigidus con s- intensiva.
  • spausë, fidanzato/a, dal lat. sponsus,a
  • spїculì, spiare, dal lat. speculari
  • stù, questo, codesto, dal lat. istud
  • tatà, padre, dal latino familiaris, tatà , con cui i bambini chiamavano il padre
  • tataruossë, nonno, latino familiare, tatà , con cui i bambini chiamavano il padre + grosso, vecchio
  • trappëjëtë,  torchio che spreme le olive per ricavarne l’olio. Usato  nel Medioevo questo antico termine deriva dal lat. trapetum
  • uójjë,    oggi , dal latino  hodie
  • uva passë, uva secca, dal lat. uva passa
  • varràtë, pesante colpo portato al corpo, con due mani che stringono la varra (grosso bastone);  dal basso latino barra che a sua volta deriva dal celtico bar, ramo
  • vëlïtunëjë,  fiacca e svogliatezza,   dal lat.  debilĭtare , fiaccare

Note

Mappa  della V Regio  Picenum durante il periodo  romano. Adattata da The Historical Atlas by William R. Shepherd, 1911. L’immagine originale  é al seguente indirizzo: http://www.lib.utexas.edu/maps/historical/shepherd_1911/shepherd-c-026-027.jpg

Piceni et Vestinorum, Pelignorum, Marrucinorum; ac Frentanorum agri descriptio, 1624 – Filippo Cluverio edita in Italia antiqua, Lugduni Batavorum, Elsevier, 1624, mm 282×363

 

 Adina Di Cesare

Lascia un commento