Tra i frutti della natura abbandonati a se stessi ormai da diversi anni, che sicuramente vale la pena riscoprire nel nostro territorio ci sono sicuramente le corniole , li crugnìlë, come vengono chiamati a Cerqueto. Nei campi che circondano il nostro paese, lungo la strada che porta ai Canili, e anche nelle zone più alte fino a 1000-1200 metri di altezza, capita molto spesso di imbattersi in gruppi di cespugli e piante di cornioli, ricoperti da bacche della grandezza di un‘oliva di color verde, che diventano rosso-bruno quando sono mature. Dal nome dialettale della specie, li crugnìlë, deriva il nome dalla non lontana località di Crognaleto, sempre in provincia di Teramo, a testimoniare la larga diffusione di questa pianta nella nostra zona.
I fiori gialli dei cornioli compaiono già a febbraio prima delle foglie, sono tra i primi fiori a comparire alla fine della stagione invernale. Ormai accerchiate dai rovi, alcune piante raggiungono anche tre, quattro metri di altezza e 40 cm di diametro ma i cespugli in gruppo sono più molto più diffusi dalle nostre parti.
I fiori gialli dei cornioli compaiono già a febbraio prima delle foglie, sono tra i primi fiori a comparire alla fine della stagione invernale. Ormai accerchiate dai rovi, alcune piante raggiungono anche tre, quattro metri di altezza e 40 cm di diametro ma i cespugli in gruppo sono più molto più diffusi dalle nostre parti.
Il nome latino, Cornus Mas, (Cornus = corno, per il legno lucido come il corno, e mas = maschio) spiega chiaramente il tipo di pianta dal legno molto resistente e duro.
Il legno del corniolo è stato utilizzato molto dai nostri avi per realizzare svariati arnesi necessari per svolgere i lavori agricoli nei campi, come gli aratri, i pioli per le scale, le forche per lavorate il fieno, straordinariamente lucenti, levigate e liscie proprio come i corni e quindi adatti a “inforcare” il fieno senza alcuna fatica, i rastrelli, i manici dei bidenti, delle zappe e delle vanghe, praticamente tutti quegli utensili che richiedevano lunga durata e notevole resistenza.
Ma anche i suoi frutti, le corniole, sono state ampiamente utilizzate. Dal sapore acidulo, le bacche rosse e molto mature si possono consumare fresche. È importante consumarle ben mature quando si staccano facilmente dall’albero, perché altrimenti sono molto astringenti. Sono frutti molto ricchi di vitamina C e di elementi antiossidanti preziosi per il nostro organismo. Le corniole si utilizzano per la preparazione di ottime marmellate e salse e sono ricercate anche per la preparazione di un ottimo liquore ottenuto lasciando macerare per 40 giorni 1 kg di corniole, 1 kg e mezzo di zucchero, 1 litro e mezzo di vino rosè e tre litri e mezzo di grappa. Si filtra il tutto e si aggiunge a piacere qualche bacca di corniola.
Non bisogna confondere il corniolo col sanguinello (Cornus sanguinea), che pur appartenendo alla stessa specie del corniolo, si distingue perché la pianta è notevolmente più piccola e i frutti, non commestibili, sono bacche molto più piccole e rotonde, di colore blu-nerastro, di cui tanti uccelli sono ghiotti, e il legno è fragile e poco resistente. Le foglie in autunno assumono un bellissimo colore rossastro ed è questo aspetto a dare il nome alla pianta.
“Lu crugnalë roppë l’ossë e non fa malë, li sanguinellë roppë l’ossa a li mënellë” ((il corniolo rompe le ossa e non fa male, invece le sanguinelle rompono le ossa alle bambine) è un detto cerquetano che sintetizza le caratteristiche diverse delle due piante e rende bene l’idea sia della robustezza e della levigatezza del legno del corniolo, che rompe finanche le ossa senza lasciare alcun segno, sia della fragilità del legno del sanguinello.
Giovanni Leonardi