Prima della Fondazione

Credo che la maggior parte dei cerquetani sia al corrente dell’argomento di cui parliamo e che, in base alle propria conoscenza dei fatti e delle proprie convinzioni, ognuno se ne sia fatta un’opinione. Ultimamente la discussione sulla eventuale Fondazione ha assunto i toni “vivaci” di una specie di guerra tra fazioni, ed è quindi forse il caso che si illustri brevemente (anche sorvolando su alcuni aspetti seppur importanti) quali siano i maggiori riserbi della “fazione” nella quale mi riconosco.

In effetti, la situazione di contrasto che si è creata ha provocato la perdita di quasi quattro anni, perchè le  incomprensioni  inevitabilmente si sono tradotte in perdita di tempo e mancate occasioni. Non ci fosse stata questa contrapposizione di sicuro qualche cosa, almeno relativamente al museo, sarebbe ad oggi stata realizzata, ma tant’è.

Non è per niente vero però che la nostra associazione in questi anni ha fatto poco e nulla. Per quanto riguarda il museo, sicuramente non si è ottenuto molto (almeno dal lato pratico), ma questo perché non c’erano, diversamente da adesso, le condizioni, in primis politiche, per farlo; però dentro di noi non è stata mai abbandonata l’idea di sfruttare più adeguatamente la maggiore risorsa culturale del nostro paese. Prova ne sono le innumerevoli istanze e progetti per richiesta di finanziamenti inviati a diversi enti ed il fatto che, almeno inizialmente, è partita proprio dalla pro loco la proposta di valorizzare insieme il museo e tutto il nostro patrimonio culturale. Quella proposta che poi, lungo vari percorsi, altri hanno ampliato per sfociare nell’attuale progetto di fondazione.

E l’origine delle incomprensioni è riconducibile proprio a questo “vulnus” iniziale. Forse involontariamente, ma si è avuta la netta impressione che la nostra associazione fosse a malapena tollerata, magari perché vista come elemento disgregante nel nuovo ordine di “conduzione” della vita culturale, e di riflesso anche sociale, voluto dal sindaco. Secondo noi però non è possibile escludere da un ruolo di vertice in iniziative di questo genere la pro loco, la quale rappresenta il paese, nel senso che da circa quarant’anni si occupa, nel bene e nel male, degli aspetti sociali e culturali della comunità cerquetana.  Anche se ci sono soci a volte  critici, come succede in tutte le associazioni, dobbiamo però riconoscere che attualmente non c’è un altro organo più rappresentativo  per la comunità,  essendo i suoi rappresentanti legittimati dal voto dei soci, che sono in pratica tutti i cerquetani.

Pure  nell’ultima riunione organizzata dal Comune al circolo di Cerqueto, nell’ipotesi di organigramma si prevedevano cinque membri: il sindaco, un cittadino di Fano ed uno di Cerqueto nominati dal sindaco (poi mutuati in due di Cerqueto dopo le nostre osservazioni), parrocchia e comitato scientifico. Nessuna traccia della pro loco! Certo, meglio in ogni caso della prima ipotesi di qualche anno fa, avallata purtroppo dal sindaco, nella quale a dirigere il tutto venivano proposti nomi per noi sconosciuti e per Cerqueto  si faceva riferimento solo al sottoscritto. Almeno possiamo dire che le critiche di chi non accetta supinamente ciò che viene proposto qualche risultato lo hanno dato.

Il fatto è che, anche nella mutata strategia che fa riferimento alla Fondazione e che apre nuovi scenari, ci portiamo ancora dietro le incomprensioni e le diffidenze derivate da come si è agito in precedenza che si sovrappongono alle cose che ancora adesso non vanno.

Ma la cultura di cui si parla è quella cerquetana (e della montagna in generale) e chi altri se non i cerquetani dovrebbero poter avere la possibilità, se vogliono, di incaricarsene dal punto di vista organizzativo e naturalmente ricorrendo anche all’aiuto esterno di persone più adatte e preparate? Allo stesso tempo e’ altrettanto vero che Cerqueto, se la maggioranza dei cerquetani lo vuole, può delegare persone esterne ad occuparsi di tutto il suo patrimonio culturale. E’ l’altra possibilità. Lo dovrebbe fare però senza alcuna imposizione o forzatura,  attraverso una scelta  libera e soprattutto  senza precorrere i tempi necessari alla costruzione della reciproca fiducia tra paese e delegati esterni. Questa fiducia dovrebbe derivare da un antecedente processo di integrazione nella comunità, che potrebbe scaturire solo dal lavorare insieme in modo disinteressato e dallo stare insieme. Non si può, a mio modo di vedere, ottenere fiducia a priori e partendo già da una posizione di vertice.

Non siamo più negli anni sessanta o settanta (dove molti sembrano essersi fermati);  oggi nel nostro paese abbiamo persone potenzialmente in grado, se hanno voglia di mettersi in gioco, di potersi occupare o collaborare ad un ampio progetto di rilancio della nostra cultura, ripeto senza dimenticare coloro non di Cerqueto, ma che per studi specifici e passioni potrebbero darci una grande mano.  Sarebbe stato molto più facile e  naturale se all’inizio il Comune avesse affidato la conduzione di questo settore alla pro loco (cioè al paese!), dandogli fiducia e riservandosi un ruolo di supervisore. Sappiamo tutti che responsabilizzare significa far crescere le persone e le comunità. Ma così non è andata e questo, a mio personale parere, è stato un grande errore. Il modo in cui si è agito, magari in buona fede,  è sembrato quasi un “commissariamento”. Eppure in noi c’era tutta l’intenzione di ricorrere agli studiosi del settore, a chi si può dedicare a tempo pieno e con competenza al nostro patrimonio, ma lo avremmo fatto con i tempi ed i modi dovuti.

 Noi vogliamo che in anni così difficili per il paese, tutti i possibili risultati positivi ricadano sulla nostra comunità e non si disperdano in mille rivoli tra persone estranee.

Vogliamo che i fondi eventualmente ottenuti siano effettivamente utilizzati per il miglioramento delle strutture e dei materiali e non che una loro cospicua parte venga dispersa in consulenze varie.

Vogliamo che tutta la comunicazione (giornali, siti internet, pubblicità, depliants ecc.)  riguardante il museo e le altre unicità della nostra cultura, portino con sé solo il nome di Cerqueto, senza dover essere forzatamemte accostate ad associazioni che non c’entrano nulla con il nostro paese.

Vogliamo che tutto il materiale (cartaceo, fotografico, video, audio), opportunamente regolamentato, riguardante Cerqueto e i cerquetani, sia messo a disposizione di tutti e che anche i cerquetani possano consultarlo ed utilizzarlo secondo i propri bisogni (nell’ultimo progetto presentato dalla pro loco per il museo, erano state previste postazioni  audio, video e di lettura in ogni area tematica e tutti avrebbero potuto ascoltare, vedere o leggere ogni cosa. Gli eventuali cultori ed esperti avrebbero potuto lavorarci sopra come e quando desideravano, ma senza avere la pretesa di pubblicare materiale inedito e quindi più attraente).

Vogliamo in pratica che il nostro paese sia il protagonista attivo della tutela e  della promozione della propria cultura senza per questo chiudere le porte a qualsiasi forma di collaborazione che ne possa valorizzare le risorse.

Angelo Mastrodascio

 

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