Il prugnolo- Prëgnùlë

Lungo i margini di molti sentieri che circondano il nostro paese, è facile  in questo periodo imbattersi nei bellissimi frutti di colore blu violaceo del prugnolo. I frutti adesso, dopo le gelate, sono maturi e buoni da mangiare, perché hanno perso il sapore aspro, sono diventati più morbidi e soprattutto non “allappano”, come succede quando non sono maturi. Acquistano anche un pregio particolare se si pensa che sono una delle poche bacche commestibili nella stagione invernale ed una delle poche a donare un po’ di colore, specie quando la mattina riflettono la luce del sole, all’ambiente brullo e sbiadito tipico della stagione. Rappresenta anche una buona riserva di cibo per gli uccelli in questi mesi più freddi.

Tra poco comunque i frutti finiranno, anzi siamo già in questa fase, e rimarranno le spine legnose della corteccia e dei rami. Poi, già nel mese di marzo, ricomincerà la fioritura. Il prugnolo infatti è una delle prime piante a fiorire. I suoi fiori bianchi, che a primavera si mischiano con quelli del pesco e del mandorlo, non devono essere confusi con quelli del biancospino, anche se sono molto simili. Il prugnolo è più piccolo del biancospino e fiorisce prima di emettere le foglie, il biancospino invece fiorisce tra maggio e giugno,  quando le foglie sono già verdi e la fioritura del prugnolo è in pratica finita. Mentre le foglie del prugnolo  sono ovoidali allungate, quasi a forma di lancia, quelle del biancospino sono romboidali con lobi frastagliati.   Le bacche del biancospino infine sono più piccole e  di colore rosso. Entrambe le piante appartengono comunque alla famiglia delle Rosacee. Dal punto di vista erboristico-medicinale, i fiori del prugnolo vengono utilizzati come diuretico e depurativo, mentre i frutti hanno un’azione di stimolo per l’appetito e sono rivitalizzanti per l’organismo. I fiori e le foglie del biancospino hanno invece un’importante funzione ipotensiva e cardiotonica, sono quindi  utili per chi ha la pressione alta.

Bisogna invece fare attenzione ai noccioli ed alla corteccia, perché contengono acido cianidrico che è tossico e quindi non vanno mangiati e neppure schiacciati. Il legno duro della pianta veniva usato, anche nel nostro paese, per produrre bastoni per gli anziani o piccoli attrezzi agricoli.

Il nome botanico del prugnolo è Prunus Spinosa, ed altri sinonimi sono pruno spino, spino nero, prugno selvatico, pruno di macchia. Anche da tali nomi si comprende che la pianta è contraddistinta dalle spine, particolarmente appuntite e resistenti. Se a questo si aggiunge la   sua caratteristica di crescere in cespugli così fitti da formare una barriera impenetrabile agli animali, si comprende il motivo per cui il prugnolo può essere usato, insieme al biancospino, come siepe per delimitare i giardini e gli orti.

Giovanni Leonardi

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