La “paura” del mio bisnonno Matteo Di Matteo

Le leggende popolari cerquetane sono pieni di storie di fantasmi e apparizioni, legati alla paura, al ricordo di persone care scomparse, alla necessità di giustificare in qualche modo gli eventi. Storie insolite che si sono pian piano consolidate nella tradizione, voci che vengono da un passato ormai molto lontano.

Il lavoro del contadino era un lavoro duro e, spesso, quando il tempo lo permetteva si faceva anche di notte al chiarore lunare. Anche a macinare il grano si andava di notte o nelle prime ore dell’alba: il mugnaio era sempre disponibile. Il mulino si trovava all’incrocio del Rio S.Giacomo col Vomano (dove inizia della strada di Cerqueto). Nonno Matteo, col suo asinello carico di un sacco di grano, prodotto con tanta fatica, si recava a macinarlo in una bella notte di metà agosto, sicuro che il mugnaio avrebbe avviato il suo mulino perché d’acqua ce n’era tanta. Pochi giorni prima, infatti, c’era stato un gran temporale.
Era arrivato a circa metà strada quando incontrò “lu cinciarë” che tornava indietro verso Cerqueto, quasi morto per lo spavento.
Vicino alla zona chiamata Cesë, su un sasso in mezzo alla strada, era seduta una donna che non faceva passare nessuno e lui era tornato indietro spaventatissimo.
Ma puoi avere paura di una donna?” esclamò nonno Matteo. “Andiamo!” e incitò l’asino, a proseguire il cammino.
Quando l’asino, che andava avanti, arrivò vicino alla donna, nonno Matteo la invitò a farsi più in là. Lei non si mosse e allora il nonno raccolse un  sasso, che certo nella via non mancava, e lo tirò alla donna. Un urlo terribile rimbombò tra le querce della vallata nella notte silente. “Così tratti la tua comare che t’ha fatto cristiano?”.
La donna era di Cerqueto, si chiamava ‘Nafleucë (Annafelice) ed era affogata nel fiume Vomano e si raccontava che spesso si sentivano i suoi lamenti, nei pressi del luogo dov’era morta. Il fantasma vagava nella notte in cerca di pace…
Nonno Matteo non riuscì ad arrivare al mulino. L’asino, un pò come la cavalla storna di Ruggero Pascoli, portò il grano dal mugnaio che, non vedendo il padrone, si mise alla sua ricerca.
Trovò nonno Matteo in preda al terrore ed incapace di muoversi: l’urlo della donna lo aveva annientato.
Da quel momento non si riprese più. Morì così molto giovane lasciando soli nonno Giocondo e lo zio Geremia, ancora molto piccoli. Questo mi ha raccontato mia mamma Isabella novantina.

Rema Di Matteo

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