La rapa

La rapa della nostra montagna  è chiamata scientificamente  Carlina acaulis. Per la somiglianza della rapa al genere cardo il nome potrebbe derivare da cardina ossia piccolo cardo e acaulis perchè significa senza fusto. Qualcuno lo definisce anche carciofo selvatico.  E’ considerata una specie protetta.

Descrizione

Pianta erbacea  perenne, spinosa e cespitosa, cresce nei nostri pascoli dai 500 ai 2000 metri  di altezza.   Le foglie, formano tre corolle. Le foglie più esterne, grandi, spinose e rigide  vanno da 10 a 30 cm e  strisciano sul terreno come una rosa che si allarga. Le foglie della seconda corolla sono di 3 0 4 cm. Al centro poi c’è il bulbo completamente ricoperto di spine ricurve verso  centro. L’apparato radicale è composto da un grosso fittone a forma di cono, a carattere legnoso contenente del  lattice bianco e leggermente appiccicoso.

Raccolta e utilizzo

Con degli scarponi robusti ed un calcio laterale rasente il terreno e ben sferrato la pianta viene fuori dal terreno facilmente con tutta  la radice.  A partire dalla metà del mese di giugno fino a metà luglio  le rape sono ottime. Con la maturazione le spine interne  diventano spugnose e la radice scompare quasi completamente. Le rape cantate sono appunto le rape non più buone da mangiare.

La radice è la parte commestibile. Ripulita di tutte le spine,  si mangia cruda, appena raccolta, oppure si conserva sott’olio. Secondo la medicina popolare avrebbe proprietà  cicatrizzanti e febbrifughe. L’infuso di carlina inoltre favorirebbe la digestione e la drenazione dei liquidi.

Curiosità

Qualcuno attribuisce il nome a Carlo Magno perché, in seguito ad una apparizione, credette che le carline potessero allontanare la peste che aveva infettato i suoi  soldati.

Le foglie essiccate della carlina sono un caglio vegetale, venivano un tempo utilizzate per cagliare il latte.

Giovanni Leonardi

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