L’antica arte della tessitura

L’interesse innato per le attività, gli utensili e gli strumenti del passato, hanno indotto Vincenzo Pisciaroli a costruirsi un telaio in legno, in tutto e per tutto uguale a quelli utilizzati dai suoi avi – ma pure dalla sua stessa mamma da bambina – ed a renderlo funzionante tramite l’insieme degli accessori necessari.
Lo specifico modello di telaio utilizzato gli è stato fornito da Ezio Giardetti di Pietracamela, il quale ne aveva in passato ricostruito uno appartenuto alla sua famiglia.

In questo modo, avendo a disposizione tutte le geometrie e le misure dei pezzi in legno e trovato il legname adatto allo scopo,  è passato alla realizzazione pratica del telaio, grazie anche all’aiuto di un artista del legno di  Montorio, Gianni Pellanera, che è stato entusiasta di contribuire alla riproduzione di un oggetto che meno di un secolo fa era indispensabile in ogni famiglia.
Per poterlo utilizzare effettivamente, da solo ha costruito i “licci”,  con le “maglie” (i filamenti in acciaio che fungono da  guide  per l’ordito)  acquistate in un’azienda tessile di Prato (le moderne macchine tessili seguono più o meno gli stessi metodi di quelle più antiche, anche se sono ora mosse da automatismi elettrici). In realtà aveva a disposizione anche i licci vecchi, costruiti con maglie di filo di cotone appartenuti ai suoi antenati,ma questi erano ormai non più idonei  in quanto logorati dall’uso e dal tempo. Oltretutto le maglie spedite da Prato vengono in realtà prodotte in Germania. I licci costruiti sono quattro e quattro sono i “pedali”  azionati dai piedi del tessitore che li muove.
Ha costruito anche le “navette”, le “carrucole”, la “ruota dentata” che serve ad avvolgere la tela al “subbio” anteriore e a  mantenerla tesa, i “fusi” e tutti gli accessori in legno necessari per comporre “l’orditoio”. L’orditoio è un insieme di assi in legno sui quali vengono intrecciati i fili in modo sistematico, pronti per essere tesi sul telaio per la fase ultima della tessitura.
Una volta dotatosi di tutti gli elementi necessari ed acquistato il filo per la tessitura, è passato alla fase difficoltosa della preparazione dell’ordito. L’ordito va preparato sull’orditoio. Nella preparazione dell’ordito si è fatto aiutare da Ezio Giardetti, perché l’operazione, che è alla base di tutta la tessitura, è molto complessa ed Ezio è un vero esperto in questo campo. Il suo telaio ha dodici licci, il che significa lavorare con dodici pedali  ed avere la possibilità di realizzare numerosissimi motivi, naturalmente con un enorme aumento nella difficoltà di esecuzione. Più sono numerosi i fili dell’ordito più sarà larga la stoffa, mentre la lunghezza dei fili sarà la lunghezza della stoffa, nel nostro caso circa 10 mt.  Realizzare l’ordito, che forma i fili verticali del tessuto, richiede veri e propri calcoli che dipendono dal tipo di filato, dal motivo scelto, dalla larghezza del tessuto ecc. Quindi Ezio,prima di passare alle operazioni pratiche, ha innanzitutto riportato il piano di lavoro su carta, utilizzando segni, simboli e numeri specifici. Anche anticamente questa fase veniva preparata dagli esperti, che non erano molti. Una volta creati, i piani di lavoro ed i relativi disegni venivano conservati. Si tendeva così a replicare sempre un esiguo numero di orditi preparati in precedenza. Si spiega in questo modo il perché in uno stesso paese i motivi dei tessuti erano molto ripetitivi.

In seguito, alla composizione pratica  dell’ordito, è stata presente anche Assunta, un’ amica  archeologa di Campotosto, che ha fatto dell’arte della tessitura un lavoro permanente: col suo telaio tesse su ordinazione coperte, borse, tovaglie, asciugamani, lenzuola e vive con questa attività.

Costruito  l’ordito, i capi dei fii sono stati legati al subbio posteriore. Disposti poi tra le maglie dei licci e le fessure del pettine, sono stati legati anche al subbio anteriore e tesi attraverso la ruota dentata. Iniziando la tessitura, i fili dell’ordito si aprono e fanno passare la navetta, che distribuisce il filo di trama trasversalmente all’ordito. Tirando a sé il pettine, il tessitore addensa la riga del filo di trama a quella precedente tessendo man mano la stoffa.
Cominciando quindi a tessere, dopo diverse passate un po’ incerte, alla fine Vincenzo ha preso una buona familiarità con la sequenza delle  operazioni da eseguire sul telaio e la tela ha cominciato man mano a prendere forma. Questo lavoro è stato ovviamente fatto solo nel tempo libero, per cui arrivare agli ultimi centimetri di ordito ha richiesto alcuni mesi.

Il prodotto finale è una tela di circa 10 metri di lunghezza ed  80 cm di larghezza che possiamo ammirare nelle foto qui riportate. Tutta la tela potrebbe ad esempio essere utilizzata per fare una coperta, tagliandola in più parti alla stessa lunghezza e cucendo poi insieme le varie parti.

                                                                                                                                      Angelo Mastrodascio

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