“Stortë come na vïticchjë” – Curiosità sulla Clematis Vitalba

Viticchjë (Germoglio di vitalba-aprile 2013) - Ph. Giovanni Leonardi

“Li vïticchjë” sono i germogli primaverili della “tortë”, la pianta rampicante comunissima in tutta Italia ed il cui nome scientifico è Clematis Vitalba. Vitalba è anche il suo nome più usato in Italia e significa vite bianca (vite alba), mentre sono tantissimi i nomi dialettali, che cambiano da zona a zona. A Cerqueto, come accennavo,  viene chiamata “tortë”, nel senso di contorta e attorcigliata, e la si vede ovunque: in mezzo ai cespugli, lungo il tronco di quegli alberi che ne sono stati avvolti o attorno i muri diroccati.

I germogli, se raccolti in questo periodo, appena spuntati, possono essere utilizzati in cucina. A dire il vero il loro consumo  è molto "Tortë" e "viticchjë" addossati ad un vecchio muro - Ph. Giovanni Leonardidiminuito rispetto a quando ero bambino, ed ora solo alcune famiglie, come la mia, ne fa ancora uso. Qualcuno, come ho avuto modo di verificare in questo periodo, neppure ne è a conoscenza, e non sapeva che potevano essere mangiati.  La cosa è comprensibile se si pensa che tutte le parti della vitalba sono in realtà tossiche. Un metodo per eliminare o almeno farne diminuire la tossicità, è quello di lessare “li vïticchjë”. Con la bollitura, oltre ad eliminarne le sostanze tossiche, si elimina anche il loro sapore amaro, ma perdono un pò di consistenza.

Dopo questo intervento, si possono poi utilizzare nelle frittate e nei risotti ed hanno un sapore particolare e forte, ma comunque più che buono.

 Si deve fare attenzione a raccogliere solo la parte tenera, quella più esterna, dei germogli insieme alle ultime due foglie, qui infatti sono concentrate poche sostanze tossiche.

Frutti (acheni) della vitalba (inizio marzo 2013) - Ph. Giovanni Leonardi“Li vïticchjë” sono l’unica parte commestibile della vitalba, mentre tutte le altre parti sono velenose.  Le foglie ad esempio, se strofinate sulla pelle sono urticanti e provocano ulcerazioni. Cercando ulteriori notizie su questa pianta, ho scoperto che, proprio per la “qualità” appena detta, in passato i mendicanti usavano passarsi le foglie sulle mani e le altri parti scoperte del corpo. In questo modo, procurandosi infiammazioni, cercavano di rendere più compassionevoli i passanti.

Oltre che velenosa, essendo una pianta rampicante come l’edera, ruba la linfa della pianta alla quale è avvinta. Nei nostri boschi è facile vedere alberi completamente ricoperti dalle liane della vitalba e praticamente rinsecchiti e morti. I fusti della vitalba possono raggiungere anche decine di metri lungo gli alberi che li sostengono, ed alla base i tronchi possono essere abbastanza grossi. La pianta fiorisce tra maggio ed agosto ed i fiori sono bianchi, mentre i frutti (acheni) sono trasparenti e piumosi e vengono facilmente dispersi dal vento.

Oltre a mangiare i suoi germogli, un altro uso “personale” che, da bambino e insieme agli amici,  ho fatto delle “tortë”, è stato quello di fumarne i fusti legnosi e secchi, del diametro di una sigaretta. Mi ricordo che il fumo era molto forte e alla fine la lingua sembrava lessata, mentre il sapore acre rimaneva per l’intera giornata. Fumare le “torte”  era possibile, perché i fusti legnosi sono percorsi da piccoli canali che fanno passare il fumo e si consumano proprio come una sigaretta, anche se il sapore e l’odore non è certo quello del tabacco. Non è quindi una cosa da consigliare, anzi, considerata la tossicità, potrebbe anche essere pericoloso.

Infine, per tornare al titolo dell’articolo,“stortë comë Quercia ricoperta da edera e "torte" - Ph. Giovanni Leonardina vïticchjëè un modo di dire cerquetano per definire, spesso in modo simpatico, una persona dal carattere difficile e scontroso.  L’accostamento alle “tortë” è chiaro se si pensa al  modo  aggrovigliato e complicato con il quale esse si sviluppano nel loro ambiente.

                                                                                                                                                                                                                                                                 Giovanni Leonardi

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