Longobardismi nel nostro dialetto

Numerosi studi storici del Medioevo dimostrano la presenza, importante e intensa, dei Longobardi  in gran parte delle contrade abruzzesi. Le opinioni circa l’occupazione della provincia romana Valeria, e della V Regio, Picenum, da parte dei Longobardi sono contrastanti ma, con certezza, sappiamo che, provenendo dalla base di Rieti,  si stanziarono molto facilmente tra le nostre montagne,  lasciando ai Bizantini solo sporadici presidi lungo le coste. La dominazione longobarda durò ufficialmente dal 571 al 774 ma, in Abruzzo, il longobardo ducato di Spoleto, con i sette gastaldati iniziali (circoscrizioni amministrative: Marsi, Amiterno, Penne, Chieti, Forcona, Aprutium, Valva), con gli stessi  confini delle giurisdizione diocesane, ebbe una a vita molto più lunga.Il potere locale continuò ad essere in mano a funzionari longobardi, come risulta dai nomi longobardi dei successivi duchi. I gastaldi diventarono dieci intorno all’anno mille e il ducato di Spoleto, seppur in forma ridotta, con esclusione delle nostre terre, fu annesso allo Stato Pontificio solo nel 1198. Nel corso dei secoli, i Longobardi, inizialmente casta militare rigidamente separata dalla massa della popolazione romanica, si integrarono progressivamente con il tessuto sociale italiano, grazie all’emanazione di leggi scritte in latino (Editto di Rotari, 643), alla conversione al cattolicesimo alla fine VII secolo e allo sviluppo di rapporti sempre più stretti con le altre componenti sociali e politiche della penisola, bizantine e romane. Come gran parte dei popoli nomadi, i Longobardi assimilarono culture, credenze, usanze e religione. La contrastata fusione tra l’elemento germanico longobardo e quello romanico rappresentano  le basi della  nostra società  dei secoli successivi.

Appare chiaro che anche il contributo linguistico dato dalla dominazione longobarda al nostro dialetto, come pure all’italiano, fu importante e decisivo; molte infatti delle parole che noi usiamo quotidianamente e delle quali non sapremmo più fare a meno, sono riconducibili ai longobardi. Da sottolineare il fatto che quasi tutte le parole longobarde, o più in generale germaniche, entrate nel nostro dialetto, rimandano all’esperienza quotidiana, agli aspetti della vita pratica, che venne in molti casi riorganizzata al contatto con la civiltà longobarda. Molto spesso di fronte al corrispondente termine latino la parola germanica ha ancora oggi un qualcosa di eccessivo, come per esempio nel caso di  trincare rispetto a bere, sguazzare rispetto a bagnarsi, russare rispetto a dormire, arraffare rispetto a prendere. La stessa sfumatura negativa si riscontra spesso anche in numerosi aggettivi italiani formati con i suffissi germanici -aldo (spavaldo), -esco (animalesco rispetto ad animale, militaresco rispetto a militare), -ingo (ramingo, guardingo, casalingo), -ardo (beffardo, bugiardo). Grande successo ebbero anche i nomi di persona germanici; alcuni sono ancora oggi comunissimi: Aldo, Corrado, Guglielmo, Roberto, Guido, Carlo, Federico. Lo stesso nome Adina potrebbe derivare da Odino , germanico Wotan, longobardo Gòdan, il più antico degli dèi e il creatore del mondo e di tutte le cose, signore e conoscitore delle cose antiche e profonde.

I massari longobardi delle nuove curtes, poderi agricoli, coltivati dai coloni locali, ricchi o poveri, al servizio dei longobardi, ed il loro quotidiano contatto nella comune fatica della coltivazione della terra, resero naturale il passaggio di numerosi vocaboli longobardi nel lessico di quel nuovo linguaggio volgare che andava pian piano formandosi, con voci per lo più legate al mondo rurale, passate poi anche nell’ italiano. Nel nostro lessico rimangono comunque tracce di tre sedimentazioni principali germaniche, dovute a ciascuna delle genti che ci hanno dominato: ai Goti, ai Longobardi, ai Franchi. Non è sempre facile distinguere fra loro questi tre strati.  Un termine cerquetano che ricorda un termine germanico può darsi, così, che non sia da addebitare ai Longobardi, ma ai tedeschi stessi ed essere giunto da noi usando le più varie strade… Le lingue, come è a tutti noto, si parlano ed i vocaboli viaggiano e si fondono con altri termini. L’obiettivo di questa ricerca, è solo un punto di partenza, un tentativo di ricognizione su quanto è sopravvissuto nel nostro dialetto dell’antica cultura germanica (sia essa gotica,  longobarda o franca) in aggiunta alla cultura già esistente. Sicuramente Cerqueto,  il castrum Querquetum,  con la sua posizione di difesa naturale, rappresentò  un posto tranquillo e più sicuro per la popolazione che cercava scampo dalle nuove scorrerie barbariche, ungare, saracene o normanne. In un modo o in un altro le origini o l’evoluzione del nostro paese sono legate  alla cultura longobarda, ancora dominante intorno all’anno mille.  Se direttamente o indirettamente, attraverso gli altri dialetti, i longobardismi o più in generale i germanismi siano entrati a far parte del cerquetano è impossibile stabilirlo, certamente hanno influenzato in maniera evidente il nostro dialetto, come pure tutti gli altri dialetti abruzzesi.

La dominazione longobarda ha sicuramente lasciato numerosi toponimi del tipo SCULCOLA (skulk, posto di guardia), da cui Scurcola Marsicana, Monte Scurcola, GUARDIA (warda, posto di vedetta), da cui Guardia Vomano, Guardiagrele, Guardialfiera, FARA (un insieme di famiglie), da cui Fara Filiorum Petri, Fara San Martino, e alcuni toponimici in -ISCUS, da cui Pescosansonesco, Serramonacesca, Notaresco o in -INGUS, da cui Civitaretenga, LAME e il suo plurale LIME  (acqua, stagno), termini abbastanza diffusi tra le nostre montagne. Anche il toponimo CANILI (case dei Winili) può essere sicuramente associato ai Longobardi.  È certo, infatti, che i Longobardi, più anticamente  erano chiamati Winili (vincenti), furono chiamati Longobardi solo in un secondo tempo. Infatti nella loro lingua lang significa lunga e bart barba, come attestato da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum. Ma Diacono scrive che “abitualmente si radevano fino alla nuca, mentre i capelli divisi in due bande, spiovevano ai lati fin quasi alla bocca”. A spiegare il nome longobardi sarebbe, secondo Paolo Diacono, il mito di Gambara, regina longobarda, che, dietro consiglio di Frea, moglie di Wotan (Odino), avrebbe consigliato ai Winnili di presentarsi all’alba alla vista di Wotan, accompagnati dalle proprie donne camuffate dai lunghi capelli, avvolti intorno ai volti, al fine sembrare di numero superiore e  di avere la meglio sui Vandali. Da qui l’espressione di Wotan longobardi, la conseguente assegnazione del nome ed anche della vittoria.   Altri fanno derivare questo secondo nome dalle lunghe lance alabarde di cui erano armati. Ma a noi interessa il loro antico nome Winili. E poi è certo che la chiesa di Santa Maria dei Canili,  a nord-est di Cerquet0, come  la maggioranza dei monasteri sorti in Italia prima dell’anno mille, affonda le sue origini nell’età longobarda, per il suo collegamento al monastero di S. Angelo a Barrea e alla Abbazia di Montecassino.  Passando dai toponimi ai nomi comuni, e rimanendo sempre nel nostro dialetto,  l’ elenco dei termini, assolutamente non esaustivo, di seguito riportato,  è abbastanza cospicuo in considerazione dei radicali mutamenti,  il graduale disuso di alcuni termini e la mancanza di tradizione scritta.

‘mbasciatë ambasciata, dal longobardo ambacthia (servizio) o dal gotico –baths (servitore)

‘mbastò imbastire, dal longobardo  bastan (cucire, dare punti)

abblaccatë = afflosciato, stancato , dal longobardo blaich (pallido, sbiadito)

aggranfå aggrappare, dal longobardo grampf (uncino)

allaccàtë stanco, dal germanico slack (debole  o floscio)

allappå fare l’orlo, dal germanico lappo  (orlo)

allücchë inefficiente, inattivo, stupido,  dal longobardo luk (incerto / vuoto / costretto a stare senza far niente)

arraffå arraffare, dal longobardo graffo (strappare)

arruffitë disordinato, scomposto, dal longobardo rauffen (arruffarsi dei capelli)

arzuffitë arrabbiato per fare baruffa – dal long. bihroffian  (baruffa) o anche biruffan (litigare)

ballë balla , dal longobardo balla (merce avvolta e legata)

biadë = biada, da un germanico blada (cereale)

baraondë via vai convulso, dal longobardo bara-onda (baraonda)

bїrlicchë e bїrloccë dal germanico ber+ likke / lokke (richiamo di caccia, parlantina)

boschë bosco dal longobardo busk (bosco)

brodë = acqua in cui viene bollita la carne, dal longobardo brod (brodo)

bruschë botte, (dal germanico brust  (spazzola), da cui l’espressione tipica, të passë la bruschë, ti faccio sentire qualche ceffone

camërlenghë = titolo di chi amministra un incarico per conto di una confraternita o di una comunità. In italiano il termine Camerlengo è usato esclusivamente per indicare il Cardinale che amministra la camera apostolica e rappresenta la Santa Sede nel periodo di vacanza conseguente alla morte del Pontefice. In passato il camerlengo era il capo delle nostre università agricole.

catrafüssë/scatrafüssë luogo scosceso, burrone, dal longobardo catro (cancello rustico)

ciangëchì = masticare, da longobardo zanka (tenaglia) incrociato con “biasciuare”. L’azione del masticare viene paragonata a quella di una tenaglia

cianghë gamba, dal longobardo ankja (gamba)

cianghettë sgambetto, dal longobardo  zanka (tenaglia), da cui l’espressione tipica cerquetana fa la cianghettë (fare lo sgambetto)

cioncå sciupare, sformare, troncare, dal longobardo zanka (tenaglia)

coppë salume fatto con la testa e il collo del maiale, dal germanico kopf ( salume)

fazzëlettë fazzoletto, dal longobardo fazzjo (straccio)

fedërë federa, dal longobardo fetzen (sacchetto)

fiaschë fiasco, dal germanico fiask (fiasco) o dal longobardo flasko (fiasco)

freschë fresco, dal longobardo frisk (fresco) da cui l’espressione tipica cerquetana  sta a lu freschë (stare al fresco)

grintë grinta, dal longobardo grimmitha (che fa paura).

guadagnå guadagnare da waidnjan (pascolare- fonte di guadagno)

lappë orlo, dal germanico lappo (orlo)

léschë fetta di pane, da longobardo liska (per fetta di pane)

lestë alla svelta, dal longobardo list (astuzia)

mahaunë peso allo stomaco, dal longobardo mago (stomaco). Per estensione il termine magone è passato ad indicare anche il dispiacere (chi ha un dispiacere, infatti, ha un peso allo stomaco).

‘mbastó imbastire dal longobardo  basta (laccio)

mèrchå segnare, dal  longobardo  marka (segno)

‘nzaccaràtë per sporco di fango, viene dalla parola longobarda  zahar ( liquido gocciolante)

pacchë schiaffo, dal longobardo pakka (coscia di cavallo)

pallë palla,da  longobardo bala (palla)

prïtëlë sgabello,  dal germanico predil (tavoletta di legno)

ranganëjtë affetto da raucedine,  dal gotico wranks (avviticchiarsi)

réppë mangiatoia, dal germanico greppia (mangiatoia)

rigajë frattaglie di pollo. La tradizione medioevale delle “regalie” dovrebbe avere origine in ambito germanico (franco o longobardo) .

scaffalë scaffale, dal longobardo skaf (armadio senza sportelli).

scajjë scagliette di pietra, dal longobardo skalia (squama, scheggia)

scarpinitë = camminare a lungo con andatura sostenuta. Probabilmente dall’italiano scarpa a sua volta derivato da un germanico skarpa. In alternativa è possibile che il termine derivi dall’italiano scarpata a sua volta generato da un gotico skrapa (sostegno)

schëjënë schiena,  dal germanico schena (schiena)

schernó schernire,  dal germanico  skernja (schernire), da cui l’espressione tipica cerquetana arfà li schërnë, schernire

schërzå scherzare dal germanico skerzan (scherzare)

scheurë buio,  dal  longobardo skur (non esposto alla luce)

schiribizzë = la voce è generalmente interpretata come l’italiano ghiribizzo (idea bizzarra, capriccio improvviso), rapportabile a due termini alto tedeschi  krebiz (gambero) e bizzo (morso)

schurëjënë anta chiusa che non lascia filtrare la luce, dal longobardo skur (buio)

sciankatë zoppo, dal longobardo hanka (anca)

scürcë buccia dal longobardo stukjan

sënàtë , qualcosa che si tiene in grembo, uno strofinaccio legato al giro vita, una specie di grembiule  usato per raccogliere qualsiasi cosa  dal termine longobardo  zinna  (mammella)

sgamå , cercare di capire, accorgersi di qualche cosa  dalla parola longobarda scamaras (spiare, informarsi), da cui l’espressione cerquetana à sgamatë (ha capito)

spaccå rompere,  dal longobardo spahhan (fendere). Il termine spaccaunë vale per “colui che si vanta”. Forma verbale molto usata, spaccå lu pürchë (dividere in due il maiale), mo’ të spàcchë  lu méusë’ (in tono minaccioso, ora ti spaccol il muso)

sparagniå risparmiare, si mantiene inalterato il termine longobardo sparon (risparmiare)

staffë staffa, inalterato dal longobardo staffa (predellino).

stallë stalla inalterato dal termine germanico (stalla)

stracchë, stanco,  dal germanico strak (teso, rigido)

strufinì strofinare, dal longobrdo  straufinon (strappare, grattare via).

struzzå strozzare , dal longobardo strozza (gola), da cui l’espressione mó më strozzë (sto soffocando)

tanfë puzza dal longobardo thampf (fumo, vapore)

tappå chiudere un foro, una buca, un’apertura, forse dal longobardo tappa (chiudere)

tràppùlë, tagliola,  da long  trappa (trappola)

trëppìtë usato per appoggiare le pentole sul fuoco del camino, dal longobardo trippon (calpestare).

treschå trebbiare, dal germanico thriskan (trebbiare)

tringhí,  trincare, dal germanico trink (bere)

trücchë =  una specie  di vaso di legno molto lungo e poggiato su delle gambe per sollevarlo da terra, usato per dar da mangiare alle pecore,  dal longobardo  trog (vasca di legno)

tuàjjë , asciugamano e non tovaglia per la tavola, dal longobardo thwahlja (panno per asciugarsi) , come per “tovagliolo”

uangë guancia, dal longobardo wankja (guancia).

uàntë,   guanti,  dal longobardo want (guanti)

uardå, guardare, dal longobardo  wardon (guardare)

uazzë, guazza, indica il bagnato della rugiada da cui anche l’italiano sguazzare (agitarsi nell’acqua),  dal longobardo wazzer (acqua)

uërcë strabica, cieco,  dal longobardo dwerk (strabico)

zuppë zuppa, dal longobardo supfa (polenta tenera)

Adina Di Cesare

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