Non si vive di solo pane … ma senza il pane non si vive!

Possiedo uno scrigno colmo di tesori e gemme preziose. Beata te! Direte voi… sei ricca! Specialmente di questi tempi, dove in troppi faticano a tirare avanti… Ebbene, no, almeno non nel senso comunemente inteso di persona facoltosa.

Si tratta in realtà di valori non suscettibili di valutazione economica, come saggezza, umiltà, rispetto della natura e del prossimo e molti altri ancora.

Ogni volta che devo prendere una decisione importante, affrontare un problema che a volte l’esistenza effimera e precaria di oggi ci pone, attingo a questa fonte, ricordando e “mettendo in pratica” le parole ed i consigli utili del caro nonno Quintino.

Non ho ancora mai scritto di lui, un po’ perché era conosciuto e amato, come in tanti, in molteplici occasioni, non hanno mancato di ricordare e li ringrazio veramente di cuore, forse anche perché non saprei da che parte cominciare, né dove terminare. Tanti e tali sono stati e sono, vivi ora più che mai, i suoi numerosi insegnamenti.

Aveva una “parola” per chiunque avesse la necessità e la pazienza di ascoltarlo, una disponibilità verso il prossimo da distoglierlo da qualsiasi incombenza. Alla critica che ripetesse sempre le stesse cose, rispondeva così: “Dì tu qualcosa, se la sai, che io non so; io posso dire, raccontare dei fatti che conosco, perché questi so, aspetto dagli altri di apprendere ciò che non so”.

Mi esortava continuamente a “diffondere verso gli altri”, a socializzare le sue parole che secondo lui erano buone per la vita, più di quelle contenute dei voluminosi manuali di diritto, nei quali anche lui, un po’ per solidarietà nei miei confronti, un po’ per curiosità si cimentava. E siccome non ne traeva, a suo dire “giovamento”, asseriva che poco o nulla di buono c’era da “prendere”, in quel susseguirsi di articoli, norme, principi che pure in parte, condivideva.

Il libro dei libri per il nonno, come per molti, cristiani e non, neanche a dirlo era la sacra Bibbia che ognuno, sempre secondo lui, almeno una volta dovrebbe leggere… e pure capire però, essendo stata scritta da “mano d’uomo” e dunque soggetta, anch’essa, a svariate interpretazioni.

Pur non essendo uno storico, né un medico, né uno scienziato, egli aveva dunque una filosofia di vita tutta sua che difendeva a spada tratta, ma che amava condividere con il maggior numero di persone possibile, anche a costo di risultare ostinato, o come gli dicevo sempre io, non aggiornato ( per usare un simpatico eufemismo).

Solo per citare un esempio, tra le numerose innovazioni che riteneva inutili ed insensate (perché “ il progresso ha portato al regresso; la società è uscita dall’ordine”… e via dicendo, sono solo alcune sue celebri massime), c’è l’ora legale. Però era sempre pronto a svegliarti, a qualsiasi ora, anche della notte, purchè specificassi quale, “la mia”, ovviamente la buona ora solare, o “la tua”, quell’altra, imposta dagli “amministratori del popolo”

Ecco, mi chiedo cosa direbbe ora il nonno ad un padre di famiglia sui quaranta-cinquant’anni, rimasto senza lavoro e con scarse prospettive di futuri miglioramenti.

Eppure lui di battaglie sia sul campo di guerra sia in quello della vita, ne aveva combattute tante…. Senza lavoro, quello retribuito dal “padrone”, lui restava spesso e non si può certo dire che le sue bocche da sfamare fossero poche!

Però non si è mai perso d’animo: ha sempre lavorato la sua terra che amava moltissimo e che non l’ha mai tradito, abbandonato.

Si occupava dei suoi animali: cavalli, ma soprattutto pecore che ha avuto, con grande sacrificio, ma sempre con dedizione, fino alla non più tenera età di ottantacinque anni. I lutti subiti, anche a causa della guerra, la perdita del figlio, lo zio Giocondo che aveva solo quarant’anni, gli incidenti sul lavoro e le “cadute” dal suo inseparabile trattorello, certo lo hanno duramente colpito, secondo lui, più dei bombardamenti e delle vicissitudini belliche, narrate sempre con le lacrime che a stento tratteneva!

Ha sempre trovato la forza di andare avanti, assieme alla sua adorata moglie, la nonna Isabella, dalla quale non voleva mai separarsi, neanche per poche ore.

Davvero tante e significative sono le esperienze di una vita insieme! Ostinati e longevi sono i sentimenti che non avvertono il peso degli anni, ma al contrario, si rafforzano, sollecitati dal bisogno della fragilità umana.

Chiunque abbia avuto la fortuna di vivere per tanti anni con i propri nonni, possiede un po’ della loro forza, data dalla naturale resistenza ai dolori, ai dispiaceri, alla precarietà di certe situazioni…

Il nonno, infatti, mi ha insegnato, ci ha insegnato a noi tutti, figli, nipoti, pronipoti che ha stretto tra le sue forti e rassicuranti braccia, a non perdere mai la speranza, a non scoraggiarsi mai, perché esiste sempre un rimedio per tutto. Riporto alcuni esempi banali.

Non si vede il televisore? Leggi un buon  libro ( le sue letture variavano a seconda della momentanea disponibilità e spaziavano tra quotidiani, riviste di attualità, di moda, essendo il suo “un mondo” di donne, la Bibbia, testi scolastici di ogni genere).

Non hai il pane o la pasta? Lavora la farina con l’acqua …. “ecco la spianatoia ed il matterello, fatti con le mie mani, così un giorno, quando io non ci sarò più e li userai, ti ricorderai del nonno, anzi ti devi ricordare delle mie parole….non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te….e poi, visto che siamo in tema, dalla bocca è importante quello che esce, non quello che entra”.

Il pane era sempre al centro di ogni suo discorso: “il companatico se c’è , bene, altrimenti è lo stesso…. Beh, se magari hai un po’ di zucchero o di olio”.

Così, se tu replicavi che tanti altri alimenti sono importanti ed insostituibili per il nostro benessere, lui rispondeva: “ Certo che lo so, non di solo pane vive l’uomo”, ripetendo le parole del Vangelo, ma generalizzando il concetto e spostando il discorso sul sapere, sulla cultura… lui ad esempio amava moltissimo la mitologia greca, la musica classica, più che altro le opere liriche, ma anche la letteratura ed il teatro.

Passioni che certamente avrebbe voluto coltivare, se solo, da bambino o adolescente avesse avuto la possibilità di studiare. A volte penso a cosa sarebbe voluto diventare, magari un astronauta, come rispondono i miei alunni se chiedo loro cosa farebbero da grandi o un bravo medico, dato che stimava molto tale professione. Io un po’ l’ho sempre creduto tale, esercitando l’arte del buon pastore, o come una specie di “ aggiustatutto”, dall’ombrello al monile d’epoca, meglio ancora un artista che crea al bisogno, dispensando anche consigli e buone pratiche!

Dunque, leggere, studiare, impegnarsi nel lavoro, queste le attività che l’uomo dovrebbe prediligere.

E i divertimenti? Ogni tanto una partitina a carte con gli amici, ma non ci devi perdere troppo tempo, un film al cinema, ballare, se ti piace, ma sempre a tempo perso… il pallone? Quello non serve proprio!

Ebbene, in un’epoca come la nostra, con la crisi economica che attanaglia le famiglie, le imprese ed il lavoro in genere, in un vortice di sacrifici e privazioni, uno stile di vita semplice, purché dignitoso è quello che ci vuole.

Se a condurlo, in primis, dando l’esempio, fossero i famigerati “amministratori del popolo” che “sono stati, sono e saranno sempre….dillo tu”( il tono dispregiativo usato da mio nonno è appena un tantino evidente), tutti ci sentiremmo un po’ più in democrazia e sostanzialmente uguali.

Il nonno risponderebbe a quel padre di famiglia di non arrendersi mai, di non farsi vincere dallo sconforto, bensì di lottare per il lavoro poiché “l’uomo lavora per vivere e vive per lavorare!”, queste le sue parole.

Ma se questo lavoro non c’è , se ci viene tolto in virtù di spietate “leggi” del mercato, basate su flussi numerici ed astruse formule, anziché essere fondate su esigenze reali e criteri certi, come possiamo vivere?

Il nonno diceva che l’occupazione bisognava crearla, ciascuno con le proprie mani, che “la fortuna è quella che ti fai da te”, che non si può aspettare niente da nessuno… “ quelli che ci governano vanno a governarsi loro, non certo pensano a te o alla tua famiglia!”. In questo, devo ammettere, emergevano il pessimismo, l’amarezza dell’uomo onesto, dedito alla famiglia e al lavoro, il quale vede anche tante ingiustizie, assapora la malvagità del potente, che “specula sulla povertà del proprio fratello!”. I giovani che devono “navigare per il mondo” stiano perciò attenti al pericolo che è sempre in agguato, alle insidie che si celano dietro promesse di facili compensi, ma studino piuttosto, imparino un mestiere, insomma si diano da fare perché possiedono l’amore per la “pelle”, cioè per la vita e “finchè difendono quest’amore, non hanno paura”.

Del resto, il monito di imparare dal passato, dalla storia dei propri cari, e del nostro bel Paese, così straziato pure dai terremoti, è ora forte ed appropriato più che mai.

Spero di aver condiviso, così, parte del mio tesoro, tirando fuori ricordi, aneddoti…forse con troppa enfasi o eccessivo sentimentalismo, propri di chi, come tutti, vorrebbe continuare a tenere in vita chi non c’è più, chi ci ha impresso l’alito della speranza, nonostante tutto.

I nostri cari continuano a vivere in noi, ci accompagnano ogni giorno nel nostro cammino; i loro insegnamenti ci danno la forza ed il sostegno per andare avanti..

Anche per loro abbiamo il dovere di resistere, senza aspettarci premi o ricompense, di educare i nostri figli e discenti a “dare importanza a ciò che merita”, a ciò che veramente conta, non all’effimero, al superfluo che dura il tempo di una sigaretta…poi se ne va.

Isabella Del Papa

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