Pellegrinaggi d’altri tempi

Superna Di Cesare, alla veneranda età di novantottotto anni, 1983Nel libro “L’Evento di San Gabriele dell’addolorata, 1893-1896, Vol II , Ed. Eco, Edigrafital, Teramo,1987” di P. Franco D’Anastasio, C.P., si legge la storia di M.M. di Cerqueto, avvenuta il 4 maggio del 1893; un racconto sicuramente degno  di interesse come fatto sociale e di notevole valore anche  dal punto di vista della storia culturale della nostra comunità.

Secondo l’autore, M.M. era  una signora posseduta dagli spiriti, un caso impressionante per l’intera popolazione. Nel 1879 si sposò con F.C. e da allora, in seguito ad una fattura, la signora M. si sarebbe stranita tanto da essere considerata spiritata. Le eccezionali stranezze da lei compiute, sia in casa che in chiesa, sarebbero andate avanti per quasi quindici anni. La signora M. sarebbe stata posseduta da dodici spiriti,  che il parroco del luogo, con l’aiuto degli altri parroci delle vicine parrocchie, era riuscito quasi completamente a debellare. Ne sarebbe rimasto uno che diceva di essere “Giuseppe Dannato”. Questi l’avrebbe tormentata finanche con sei maternità. Viene riportata per maggiore chiarezza, come fa anche l’autore del testo da me citato, la relazione fatta da Don Simone Riccitelli, all’epoca parroco di Cerqueto, il 16 giugno 1993, ad un mese e mezzo dalla guarigione di M..

 “Attesta il qui sottoscritto che la sua filiana, M.M. …. fin dal 18 ottobre 1888, epoca in cui il sottoscritto si stabilì in questo luogo in qualità di parroco, nel tempo che si accostava al sacramento della penitenza, alla santa comunione, ad ascoltare la Santa Messa e segnatamente nelle feste solenni, veniva assalita da ostinatissima e straordinaria tosse senza mai espettorare cosa alcuna, e qualche volta finiva col caderci svenuta. E la tosse finora descritta avveniva solo in chiesa e nel respirare il respiro era un grido spaventevole che metteva agli astanti terrore. Questa donna, circa sette o otto anni indietro (come si racconta da questi naturali) fu invasa e gli furono fatti degli scongiuri dal rev.do don Pietro Ciccimurri, ora dimorante in Bascianella, il quale può darne migliori schiarimmenti. Essendole rimasto il difetto di sopra descritto, e non giovando rimedio alcuno, il giorno 4 maggio prossimo passato del corrente anno (1893), la suddetta M.M. si recava con grandissima devozione e viva fede, unita alla divota compagnia di detto luogo a visitare il deposito del servo di Dio confratel Gabriele dell’Addolorata, le cui ossa riposano nella chiesa dell’ex convento dei passionisti di Isola del Gran Sasso, dove ebbe la grazia della guarigione. Pe maggiore chiarezza e per vieppiù magnificare i portentosi prodigi del servo di Dio, ad edificazione degli ostinati miscredenti, descrivo brevemente il fatto avvenuto nel corso del viaggio appena scoperto il sacro luogo. Mentre la divota compagnia,  portata dal sottoscritto, procedeva cantando laudi sacre, appena scoperto il convento (presso Ornano) la donna, affetta dal male, si accorse di avere la bocca piena di sangue. Confortata in quel momento da un sacerdote a cavallo che ritornava dalla visita al suo paese, fece due o tre vomiti di sangue e poi cadde a terra e perdé i sensi. Per la via, fino a che giunse al deposito, cadde più volte, si contorceva, batteva a terra i piedi e tanto forte da far tremare il suolo. Nell’aspetto metteva spavento, imprecava al servo di Dio Gabriele dicendo: ‘ – Non è vero, non è santo Gabrielaccio! – Poco vicino al muro del convento, minacciava più accanita e, portato da un uomo addetto alla chiesa il secchiello dell’acqua santa al sottoscritto, il medesimo asperse con essa il volto della donna in parola, e questa cominciò a mutare discorso. Giunta alla porta della chiesa, si opponeva con molta forza a entrare; ma finalmente messo il piede dentro al luogo sacro, proruppe in questi accenti ininterrotti: – ‘È vero che è santo; Gabriele solo mi caccia, me ne vado, me ne vado!’ –  Giunta al deposito si addormentò per lo spazio di circa mezz’ora; tornata in sé si sentì perfettamente guarita. Il sottoscritto attesta, inoltre che M.M. , essendo gravida e prossima al parto, con tutti gli strapazzi sofferti , con tutti gli strepitii  di sopra descritti, nulla di sinistro ha riportato nella sua persona. La mattina seguente,  prima di confessarsi dal rev, don Rocco Ciavarelli nella chiesa del convento, con vomito cacciò fuori di bocca un pezzetto di sangue gelato, come attesta, e dopo ciò ella dice: -‘Sono sgravata dal peso che avevo nel petto – . Tornata in paese, mai più ha fatto quello che faceva prima di portarsi al deposito del servo di Dio, confratel Gabriele.  Sac, Simone Riccitelli. Dato a Cerqueto  (Fano Adriano) 16 giugno 1893”.

Nel  testo viene riportata anche la testimonianza di Superna Di Cesare, che all’epoca aveva solo 8 anni:  “Ricordo che una volta il parroco Don Riccitelli, scongiurandola davanti alla statua di Sant’Egidio, lo spirito gli rispose: – Non vado via, sono appena rientrato. Altre volte, durante lo scongiuro, la paziente si addormentava mentre lo spirito diceva di essere Filippo di Pietracamela”.  Dalle note, in calce al testo, si apprende inoltre che al pellegrinaggio avevano preso parte, oltre alla ragazzina di 8 anni Superna Di Cesare, anche  Luigi Bianchini, che portava la croce e teneva  l’acquasantiera, Luigi Mazzetta, guardia forestale all’epoca della raccolta delle testimonianze, Pietro Egidio Pisciaroli e il marito della maestra del paese Consolina De Federicis. Per quest’ultimo ci sarà stato, senza alcun dubbio, un errore, sicuramente accidentale,  in considerazione del fatto  che nel 1893 Sistino Misantoni, il citato marito della maestra Consolina, non era ancora nato.

Non discuterò di credenze religiose né di temi soprannaturali, non voglio toccare tematiche troppo difficili.  I prodigi sono un argomento tra i più dibattuti e controversi anche all’interno della stessa comunità cattolica e sicuramente riguardano la sfera della fede e le posizioni personali ed è giusto che ognuno le  conservi in un senso o in un altro come una proprietà personale e preziosa. Per  par condicio è importante però illustrare anche un’altra interpretazione della vicenda  relativa alla signora M. M..  Una  versione dei fatti più volte riferitami da mio nonno, Luigi Ruscio, ma che risulta diffusa anche tra diversi cerquetani di una certa età, coloro che hanno avuto modo di dibattere sull’argomento.  Da premettere che mio nonno  non era certamente uno stinco di santo e non aveva fatto parte, allora diciasettenne, della divota compagnia, quel 4 maggio 1893. Per don Simone era sicuramente uno di quegli ostinati miscredenti da tenere a bada perché pericoloso e sobillatoreIl nonno Luigi esprimeva,  comunque, pur se con dovuta e necessaria cautela, sempre il suo pensiero, e anche  con una certa veemenza e buona dose di ardita chiarezza. Tutto questo gli procurava qualche volta  delle ostilità o almeno lo portava quasi sempre in direzione opposta all’ amicizia. Tra i suoi nemici più agguerriti e più duri da combattere e sconfiggere c’era quasi sempre il parroco di turno di Cerqueto. Proverbiali sono le sue tensioni e i suoi conflitti con Don Ruggero Iannetti, il parroco storico del paese, vissuto a Cerqueto,  per ben 36 anni. Tra i due si combatté  una specie di guerra fredda che si protrasse  per diverso tempo e  che a tratti culminò in veri e propri  scontri  plateali, ben organizzati da tutte e due le parti.

Il rev. don Simone Riccitelli, che portava la divota compagnia, secondo il nonno, non era immune da soprusi che venivano praticati incessantemente e pochi,  a parer suo, come don Simone avevano suscitato e alimentato tanto sdegno e spirito di parte nella comunità cerquetana. La sua versione dei fatti, riferiti alla signora M., non poteva che essere completamente diversa rispetto a quanto ho letto ed   esposto  sopra. La nostra signora M. sarebbe stata semplicemente malata. Spesso cadeva in uno stato di prostrazione e indebolimento sia  fisico che psichico. Soggetta a periodi di forte depressione seguiti da periodi di euforia, non aveva certamente alcuna inibizione e nessun pelo sulla lingua e non si faceva nessuno scrupolo nel criticare apertamente e sparlare a briglie sciolte di don Simone, nel diffondere i suoi privilegi e le sue malefatte perpetrate, secondo lei,  in tutti i campi, anche in quelli non propriamente di competenza di un parroco. E ne parlava senza pudore soprattutto in chiesa, dove si scatenava in piena libertà.    Il caso era molto semplice e facilmente spiegabile, secondo il nonno,  e non c’era bisogno affatto  di scomodare la santità del  servo di Dio confratel  Gabriele dell’Addolorata, importante figura religiosa, a cui lui stesso  era profondamente devoto. Certo quello del nonno, come più volte esplicitato in tante  occasioni, era un Dio poco coinvolto nella vita quotidiana e poco propenso a seguire e  modellare il destino degli uomini in base alle loro richieste, alle loro esigenze   e ai loro comportamenti per affermazioni e soddisfazioni personali.  Il contrario di questa sua credenza personale sarebbe stato del tutto inventato e campato in aria,  degno solo di essere buttato al fosso, come testualmente affermava.

Adina Di Cesare

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