Sta per compiere cinquant’anni, ma riesce sempre a stupire… Il presepe vivente di Cerqueto.

DSC_8339 (2)E’ proprio così, torna con la sua magia, densa di atmosfera mistica, profondamente legata al suo territorio, la manifestazione più popolare della provincia teramana, durante le festività natalizie.

Torna il presepe vivente di Cerqueto a stupire, nonostante gli anni, nonostante la fatica degli operosi realizzatori, nonostante le “ferite” post-alluvioni e in barba alle annunciate tempeste di neve, come a voler rasserenare gli animi, ed è di nuovo Natale!

Un Natale,  certamente “sotto tono”, anzi, per molti, troppi, privo di mezzi di sostentamento, di pace, insomma, senza fronzoli anche per quelli che un tetto ce l’hanno, come ormai, per diversi motivi, ma soprattutto a causa della crisi economica, si ripete da qualche anno.

Anche il nostro piccolo Cerqueto, situato nel cuore del parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, sia a causa dello spopolamento, sia per le criticità ambientali che non stiamo ora a ribadire, vive con la sua tenace comunità, i problemi di ogni giorno, legati alla mancanza di lavoro, all’innalzamento dei prezzi, alla pressione  fiscale, ecc.

Eppure, anche quest’anno, oltre al dover porre rimedio a situazioni critiche, legate alla viabilità, all’approvvigionamento dei beni primari e per quanto riguarda il presepe,  dei mezzi necessari alla sua realizzazione, si è  riusciti, grazie all’impegno e all’interminabile lavoro di quanti si prodigano nell’impresa  (uso questo termine poiche’ penso sia giusto, considerando lo sforzo, ma anche l’ottima riuscita!) ad “andare in scena”.

Percorrendo la strada da Montorio a Cerqueto, il 26 dicembre, verso le ore 16,00 in compagnia di mio marito e delle mie figlie, scrutavo il cielo, le nuvole, notando che c’era una leggera brezza… ho detto a mio marito -Chissà se tira vento su?- temendo un possibile rinvio. E  invece, arrivando al nostro tanto amato paesello, per fortuna le condizioni climatiche si presentavano più che favorevoli.

DSC_8290La prima cosa a cui pensi, già dalle prime ore della giornata, è al lavoro dei ragazzi fino all’ultimo istante per sistemare le luci, la scenografia,  per provare le musiche, al tempo trascorso a ridosso di quella montagna, che da ben 47 anni fa da sfondo magnifico al presepe, alle energie e risorse mirate alla buona riuscita dell’evento, al quale si dedicano attenzioni e cura per tutto l’anno.

Già alcune decine di auto erano parcheggiate nelle vie del paese e lungo la variante, verso le 17,00, ma non mi sarei aspettata che in tantissimi fossero stati disposti a percorrere fino a 3 chilometri circa, a piedi, visto che al termine della manifestazione, mentre mi dirigevo verso il bivio, c’erano tante auto che sostavano ben oltre il cimitero e anche lungo le “vigne”.

In tantissimi, dunque, ma è così ormai da diverse edizioni, scelgono di trascorrere il pomeriggio di Santo Stefano a Cerqueto, per vedere il presepe, certo, ma anche per ammirare le bellezze naturali, le stradine illuminate, la Chiesa con la sua torre e per respirare l’atmosfera accogliente, gustando anche alcune specialità, tutte qualità che caratterizzano il piccolo borgo.

E’ anche questo uno dei motivi principali per cui vale la pena di continuare, perseverare nell’intento di portare avanti simili tradizioni. Riallacciandomi ad un discorso da molti condiviso, sull’importanza della valorizzazione dei territori montani, delle risorse umane e ambientali presenti, è fondamentale condividere il più possibile ideali di crescita e sviluppo, politiche mirate al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali, anzi al loro rinvigorimento!

Anche chi non risiede stabilmente ormai da anni a Cerqueto e  in alcuni altri paesi montani della provincia teramana, partecipando con affetto e impegno al presepe, dimostra l’attaccamento sentimentale, ma quasi fisico direi, legato alla sua esistenza. In altre parole, riesce veramente difficile pensare ad un Natale senza di esso. Lo stesso Don Nicola, il quale ha assistito con grande gioia e interesse alla manifestazione e al quale va riconosciuto sempre il merito insieme a Bruno Misantoni ed altri primi ideatori e artefici, per aver creduto nel  suo successo (ed era il 1965; mi ha raccontato lui stesso prima dell’inizio del presepe, le grandi difficoltà incontrate,  ma anche l’entusiasmo che coivolgeva l’intera popolazione), ha ribadito l’assoluta necessità di conservare questa tradizione.

Ogni anno, non solo, si riesce ad allestire uno spettacolo degno di ammirazione, che suscita sentimenti legati al mistero della natività, ma viene offerto al pubblico, come ripeto, sempre numeroso ed affezionato,  un rinnovato effetto scenografico,  grazie al lavoro di una sapiente regia.

Diverse sono state infatti, in questa edizione, le novità introdotte, con riferimento alla disposizione delle luci, per intensità e gradazione. Si è potuta apprezzare una nuova immagine della capanna, inevitabilmente “dominatrice” della scena, specie da un certo momento in poi…Una soffusa atmosfera ambrata, dopo la sua piena illuminazione al “Gloria”, che riceve sempre meritatissimi applausi, ha conferito a questa che è  in generale icona magnifica di tutti i presepi ( riprodotti in quadri, sculture, fotografie, film….), una dimensione realistica, incredibilmente umana!

DSC_8376Come l’artista Barbara Probo, ha voluto rappresentare, con successo, a mio avviso, una Madonna col Bambino nella sua dolcezza e semplicità, poichè “incarnata” in una giovane donna con la sua bambina, così, il quadro scenico la Natività, è sembrato così vero e nello stesso tempo, grande, importante!

 Questa trovata tecnica, ma parlo da profana, in quanto di luci non capisco granchè, ha permesso di dirottare l’attenzione degli spettatori in favore di altri personaggi, dei figuranti, pastori e popolani con nuovi costumi, appropriati e fedelmente legati al contesto storico, che si appressavano alla capanna. L’arrivo dei Magi, anch’essi “rivisitati” splendidamente, è risaltato all’occhio del pubblico, più che in passato.

Sicuramente ha destato grande meraviglia l’apparizione, assoluta novità di quest’anno, di un Padre Eterno posto in cima alla montagna. La sua figura, imponente, candida, con le braccia spalancate, è stata concepita, credo, ma in realtà si è chiaramente percepito, per ampliare lo sguardo attonito, dello spettatore che viene piacevolmente sorpreso.

In tutto questo, ancora una volta, a far da padrone, uno scenario veramente unico, reso ad ogni edizione, speciale, grazie alle sofisticate innovazioni, anche legate all’acutisca e alla scelta delle musiche, tutti aspetti, che conferiscono al nostro presepe un elevato livello di prestigio e notorietà. Con gli anni, può solo migliorare! Forza ragazzi e complimenti!

Isabella  Del Papa

 

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