Silvio, scultore di sogni

Silvio a CerquetoSilvio Mastrodascio, un orgoglio per tutti noi, un esempio di vita autentica e creativa, ricca di esperienze artistiche internazionali.  Da Cerqueto   inizia un viaggio per approdare nel mondo dell’arte, un viaggio alla continua ricerca di forme artistiche diverse per esprimere e trasmettere, attraverso un linguaggio del tutto personale, emozioni sempre nuove, tra tradizione  e  modernità,  tra contingente e  surreale, tra presente  e universale. Artista famoso ormai in diversi  paesi del pianeta, dal vecchio continente europeo al Messico, agli Stati d’America, al Canada, al Giappone, Silvio conserva la modestia e l’umiltà delle sue creature ed insieme esprime lo stesso desiderio dei suoi ritratti, dei suoi volti di trascendere il presente,  l’attimo in cui vengono rappresentati, la loro stessa umanità e quotidianità per approdare a qualcosa di armonico e universale, l’essere perpetuo, il sogno eterno dell’uomo a riflettere sulla sua precaria condizione.” Il volto – dice l’artista – è lo specchio dell’animo”, è la sintesi di quello che siamo, siamo stati e desideriamo essere. “Nel volto c’è tutta la vita della persona,  l’amore, la gioia, la tristezza, l’amarezza, le speranze, i sogni”. Quella che emerge dall’intervista che segue è una figura d’artista semplice, umile ma speciale, soddisfatto della sua vita ma in continua evoluzione, aperto alla continua ricerca del nuovo, dell’arricchimento personale. E’ la chiave della vita e anche dell’arte?
Biografia artistica Hanno scritto di Silvio

Intervista allo scultore cerquetano Silvio Mastrodascio

Come sei arrivato alla scultura?
Fino a 15 anni fa non l’avevo mai considerata. Un giorno, in viaggio per lavoro dal Cairo ad Haifa in Israele, attraversando il Sinai, nel caldo torrido, ho incontrato un gruppo di beduini e uno di loro mi ha offerto una scultura, una testa egiziana, spacciandola per autentica. Sapevo che non era niente di vero e autentico ma  mi piaceva e l’ho acquistata per 150 $ – non poco per quei tempi – Considerato il divieto di acquistare reperti archeologici ero  preoccupato per la dogana. Fortunatamente l’ho portata a casa e l’ho osservata per diverso tempo.  Frequentavo in quel periodo  l’accademia e dipingevo e un bel giorno osservando una lezione di scultura ho deciso di dedicarmi alla scultura. La prima testa che ho fatto non aveva senso, era proprio brutta. Con l’impegno costante ho superato le difficoltà iniziali,  Pian piano  mi sono accorto che la creta è un materiale duttile, plastico e facilmente modificabile.  Ho cominciato così, gli inizi sono stati difficili e duri ma provavo un enorme piacere. Ormai la scultura è  qualcosa che mi appartiene. Con la scultura ho scoperto me stesso e la creta è parte integrante della mia vita. Riesco a fare cose che non avrei mai immaginato di poter fare. L’idea mi è venuta sicuramente da quella scultura egiziana.

•    Quali tecniche di lavorazione usi?
La vecchia tecnica della creta, usata dall’uomo da cinquemila anni per creare suppellettili di qualsiasi tipo, è rimasta sempre uguale. Uso solo la creta, a volte il legno. Soprattutto  la creta perché è duttile, permette di correggersi e poi dà direttamente la percezione di quello che si sta creando. La creta è semplice, è rimasta sempre la stessa da cinquemila anni

•    Quanto è importante sporcarsi le mani, conoscere la materia, essere artigiani, per essere artisti?
E’ indispensabile sporcarsi le mani, conoscere la materia. Sporcarsi le mani è un piacere. Bisogna essere prima di tutto artigiani per essere artisti. L’artigiano crea le cose ma non in modo profondo, rimane in superficie, l’artista va all’interno della figura, la scruta, la analizza per dargli un’anima ed esprimere  ciò che vuole esprimere.

•    Secondo Michelangelo la scultura è l’arte del ricavare la forma che è già presente nella materia. La scultura  per te si realizza per forza di levare o per forza di mettere?
Michelangelo, la massima espressione della nostra cultura, era un immaginario, usava tutta la sua grande immaginazione. Per lui la scultura  è una forma, racchiusa all’interno della materia, il marmo, una forma che lo scultore deve scoprire togliendo il superfluo. Io sono il contrario, a me piace creare dal di dentro, aggiungere piano piano. Aggiungendo si crea una nuova forma, una nuova immagine, un nuovo spirito e si scruta meglio l’animo umano. La scultura  cresce sotto i nostri occhi, si trasforma continuamente sotto le nostre mani, ogni volta che aggiungiamo un pezzettino facciamo crescere la nostra creatura. 

•    Quanto è importante la tecnica della lavorazione per esprimere visivamente la forza dei sentimenti, delle emozioni, degli affetti, delle tenerezze ? Quanto è importante la forma per esprimere il contenuto?
E’  importante la conoscenza della figura umana, è indispensabile passare attraverso l’arte figurativa per arrivare all’astratto. L’arte non conosce scorciatoie. La semplificazione delle forme va bene ma dovrebbe passare attraverso l’arte figurativa . La fantasia non è sufficiente per creare forme che esprimano qualcosa. L’arte figurativa è un passaggio obbligato anche per l’arte astratta. La forma diventa allora importante per esprimere  sensazioni, emozioni, per comunicare qualcosa. Tutti possono scolpire ma sono pochissimi coloro che raggiungono un certo livello ed esprimono qualcosa.

•    Che cosa significa dare forma ad un oggetto?
Dare forma ad un oggetto significa dargli la vita, farlo vivere. L’oggetto deve trasmettere a chi lo guarda un brivido, delle sensazioni, deve far pensare.

•    Che cosa in più può dare all’artista il linguaggio della scultura, non a caso considerata forma espressiva di prim’ordine tra la arti figurative? Chi è l’artista? E qual’è il fine dell’arte? Deve far crescere le persone e in che modo?
Il fine dell’arte  è dare sensazioni, comunicare messaggi, emozioni, comunicare qualcosa, questo non può che far crescere le persone, migliorarle, chi riceve sensazioni non può che migliorare. E’ un seme che può germogliare per  creare  a sua volta qualcosa di bello, aiutare a far  vedere le cose in modo diverso, dargli un significato. L’utilizzo delle sculture negli spazi, tra la gente, è importantissimo, per dare personalità ad una piazza, ad una via, per trasmettere in continuazione delle sensazioni sempre diverse a chi passa, con le sue ombre,  le sue luci particolari in relazione ai vari momenti della giornata.

•   Per un artista quanto è difficile trovare la propria forma espressiva, oltre la tecnica che ovviamente è indispensabile?
La caratteristica, i tratti peculiari dell’artista devono essere inconfondibili, riconoscibili. Io mi soffermo in modo particolare sui volti. Nel volto c’è tutta la vita della persona, è lo specchio dell’animo, c’è l’amore, la gioia, la tristezza l’amarezza, le speranze, i sogni. A me interessano le persone normali, le persone della strada, apparentemente insignificanti ma che portano in sé tratti profondi.

•    Un tema ricorrente della tua produzione artistica è la donna, la donna percepita nella sua concretezza e essenzialità di essere umano, così reale, carnale e allo stesso tempo così surreale, quasi eterea, una spiritualità accentuata dalla luminosità del bronzo. Corrisponde al vero questa  percezione? E’ la tua stessa percezione della donna? Esiste questa dimensione quasi sovrumana?
La donna è vista oltre , un po’ più in là della carnalità, del transeunte, E’ la proiezione della vita, dei sogni che noi tutti abbiamo.

Dov’è il sogno nella tua opera Solitudine?
Il sogno nella Solitudine è la vita, le difficoltà della vita, la solitudine, la tristezza di essere incompresi, la lontananza dalla realtà quotidiana, la mancanza di comunicazione, oltre l’apparenza. Bisogna andare oltre la vita quotidiana, terrena, bisogna scrutare l’animo, farsi domande, cercare di cogliere l’attimo ma anche di superarlo e comprenderlo più profondamente, Apprezzare tutte quelle cose belle che riescono a dare un senso alla vita.,, superandola, concentrandosi in modo da poter essere in pace con noi stessi, distaccarsene un pò – come  nell’ l’induismo – raggiungere una certa serenità e armonia interiore.

•    La tua presenza a Cerqueto, anche se per brevissimi periodi , è stata sempre costante. Quanto ha influito e influisce la tua arte il fattore Cerqueto? E’  riconducibile a quel senso di primordialità, di realismo atavico proveniente dalle tue creature, dai tuoi volti? Quanto sono importanti le tue radici in relazione alle influenze planetarie?
Cerqueto è dentro di me come la scultura, è il mio DNA.  Lo stesso nome Mastrodascio,  maestro d’ascia, si riferisce agli scultori del legno nelle chiese,  Cerqueto  pur non offrendo niente artisticamente, mi ha dato le basi. Anche se le difficoltà da superare sono tante per chi parte da un piccolissimo paese come Cerqueto, una volta superate le difficoltà si diventa più forti. Adesso sono felice di essere nato a Cerqueto e ci vengo sempre molto volentieri.  Ho vissuto a Cerqueto fino all’ètà di 20 anni. Adesso le cose sono cambiate completamente, c’è stato un progresso straordinario, ma negli anni ‘50 il paese era completamente chiuso ed era così da sempre. Spostarsi anche a Montorio era quasi impossibile per molte persone. Sono stato tra i primi ad andare a scuola fuori dal paese, per poter frequentare le classi oltre le elementari. Mancavano i servizi, la vita era dura per tutti.

•    Il tuo vasto repertorio di sculture e pitture ha fatto il giro di tanti paesi del mondo, dal Messico alla Germania per non parlare del Canada, gradiresti una mostra delle tue opere a Cerqueto?
Sono sorpreso ma accetto con grande piacere la proposta di una mostra delle mie opere. Non saprei cosa dire, ma perché no, non ci sarebbero ostacoli di nessun genere.

•  Quali sono i maggiori ostacoli per un talento al giorno d’oggi?  E’ stato difficile o più facile realizzarsi come artista fuori dall’Italia?
Gli ostacoli sono tantissimi, bisogna essere capaci e perseverare ma sono necessarie anche altre abilità e conoscenze, bisogna sapersi muovere. In Italia, si ha la fortuna di essere in casa in fatto d’arte, negli altri paesi è più difficile essere apprezzati. E poi fare lo scultore è più difficile perche’ c’e il costo delle fusioni  che e’ quasi proibitivo .  E poi c’e un grande lavoro, bisogna essere muratore, falegname, carpentiere. È un lavoro difficile, laborioso e faticoso quello della creta, poi c’è il calco in gesso o silicone, negativo, poi la fusione. La fonderia in linea di massima è sempre quella, non è cambiata. L’unica differenza è che un tempo, i romani, i greci erano più bravi di noi. Un cavallo adesso si fa a pezzi  mentre gli antichi, non conoscendo la saldatura dovevano fare la fusione intera  e, con i dovuti accorgimenti, ci riuscivano benissimo.
•   Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro? Qualche anticipazione?
Una mostra a Toronto il 6 ottobre con la presentazione di un nuovo catalogo, una mostra a Villa Manin Passariano in Friuli  a metà ottobre. Fare le mostre non è un problema ma quel che voglio adesso sono solo mostre di un certo livello. Sto lavorando  alla statua di Garibaldi che sarà esposta a Porta Romana a Teramo, un’ opera maestosa di 3,20  metri. Parte del bozzetto è di Pagliaccetti. Ho rifatto quasi interamente la figura.

•    Che ne pensi di questo giornale?
E’ sicuramente un fatto molto positivo soprattutto se riesce a coinvolgere le giovani generazioni, a trasmettere loro quei valori necessari per la salvaguardia del posto. Cerqueto gode di un panorama bellissimo, strepitoso, il suo verde intenso è bellissimo e bisogna evitare che le querce naturalmente si riprendano il territorio. Le persone hanno bisogno di crescere, mi rendo conto che non è cosa semplice. Cambiare la mentalità delle persone è arduo, quasi impossibile per questo sono importanti le nuove generazioni. Sono le persone che fanno il paese e bisogna tentare. senza perdersi d’animo.

Adina Di Cesare

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