Alla lunga, chi troppo tira la corda la spezza: le rivolte nel mondo islamico viste con l’occhio di un Imam

Finalmente, dopo tanto tempo di attesa, inizia a spuntare l’alba di un mondo entrato, suo malgrado, in un lungo letargo.

Si tratta del mondo arabo a cui, dopo l’invasione coloniale, sono stati, in un modo o nell’ altro, imposti dei regimi con l’unico scopo di garantire la dipendenza, nonché la sottomissione, dei paesi arabi alle forze colonizzatrici. Dopo che è stata, per così dire, proclamata la fine del colonialismo militare, è iniziato subito quello intellettuale. Il popolo arabo è stato allora sottoposto a svariati sistemi politico-economici e sociali, ognuno dei quali pretendeva di essere il possessore della bacchetta magica, in grado di risolvere tutti i problemi. Ma quei sistemi hanno prodotto solo miseria, ingiustizia, indebitamenti a non finire, addirittura la misteriosa sparizione di chiunque si permettesse di pensare ad un cambiamento e la lista è ancora lunga.

I popoli arabi sono stati anche un terreno dove sperimentare dei modelli di governo confezionati nei palazzi del potere dei paesi industrializzati. Per quanto riguarda le trasformazioni in corso in alcune aree del mondo islamico in generale e quello arabo in particolare, c’é da dire che doveva succedere prima o poi una maxi rivolta contro quei sistemi totalitari, i cui protagonisti pensano solo a far ingrassare i loro conti depositati nelle banche occidentali con il denaro pubblico sottratto alle casse dei relativi stati.

Oltre alla latitanza della democrazia in quei paesi, alla povertà che regna sovrana in dei luoghi ricchissimi di risorse naturali, ma che la gente vede volare verso l’occidente, vendute a prezzi stracciati, i cittadini sottomessi non vedono nessuna luce capace di illuminare loro il futuro che rimane sempre ignoto. Si é arrivati al punto che nessuno, neanche il contadino più ignorante in quelle aree, riesce a spiegarsi perché un “presidente a vita”, arrivato al potere con un colpo di stato e spargimenti di sangue, debba lasciare la poltrona a suo figlio, come se fosse un trono ereditato. E questo sotto gli occhi dell’occidente civilizzato e democratico, dove i politici stringono patti di amicizia con dittatori sanguinari. I regimi totalitari nel mondo islamico ed i loro sostenitori in occidente hanno sbagliato a fare i conti e in un mondo che é diventato un mini villaggio grazie alla globalizzazione non sono stati in grado di prevedere quello che è successo. Inoltre la maxi diffusione dei sofisticati sistemi di telecomunicazioni ha reso possibile delle rivolte pacifiche che vengono seguite in diretta in tutto il mondo, nonostante la censura e a volte addirittura la diffusione di errate informazioni da parte dei media occidentali.

Ad esempio, all’inizio dell’ondata di sommosse in Tunisia, la quasi totalità della stampa occidentale, con ogni disinvoltura ha iniziato a parlare di rivolta del pane, una grande bufala

dato che la verità é che le popolazioni, non solo in Tunisia, ma in buona parte del mondo arabo, non sono più disposte a tollerare e a subire le ingiustizie di persone ignoranti, che non hanno mai capito e non hanno mai trovato un consigliere saggio che insegni loro che “chi semina sulla sabbia raccoglie solo rabbia”.

La continua crescita della giovane forza lavoro senza occupazione, la diffusione di quella che si chiama “la disoccupazione elegante” e cioè giovani laureati, a volte anche pluri-laureati in diverse discipline, ma senza lavoro e senza uno spiraglio, seppur minimo, di speranza, senza dimenticare il desiderio di soddisfare un bisogno istintivo, la voglia di libertà, sono stati i veri motivi delle rivolte.

Allora l’unica soluzione possibile è sembrata quella di scendere in piazza e farlo in modo pacifico, chiedendo all’unisono la caduta dei regimi dittatoriali. Forse il tramonto già avvenuto di alcuni insegnerà agli altri che chi troppo la tira la spezza.

Mustapha Baztami

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