Angelina

Una presenza immancabile durante i mesi estivi, a Cerqueto, è quella di Angelina, la castellana. Ogni anno ritorna al suo Castello, al Rione Castello, un balcone  naturale, che si erge alle radici del Gran Sasso, a protezione del paese,  da cui lo sguardo naturalmente si spinge lontano.Tutt’intorno un mare di verde, che accompagna la vista fino alla cinta dei Monti della Laga.  Il  Castello, sicuro di sé e del tempo, scrigno della nostra storia, è ancora lì ad accogliere i suoi figli e a raccontare nel profondo silenzio della sera la sfida di un popolo. Il cuore del Rione è uno stretto vicolo, accessibile dal basso attraverso il portone!Due file di case addossate le une alle altre, come tante sorelle, senza alcuna interruzione nella fila a valle e senza alcuna intimità, che si inerpicano fino a confluire al Terrone, quasi sicuramente l’ingresso superiore dell’antica dimora medioevale.

Ritorna Angelina nella sua casa paterna, dove ha vissuto un’epoca felice. Solo oziose malinconie dell’adolescenza! Allora era felice in un modo pieno e tranquillo, senza paura e senz’ansia e con una totale fiducia nella stabilità e nella consistenza della felicità nel mondo.

Ignorava la malattia, la morte. Niente era mai crollato nella sua vita, se non piccole cose futili, niente le era stato strappato che fosse caro al suo cuore. Generosamente messa a disposizione dai suoi genitori, a casa sua i bambini di Cerqueto potevano guardare felici la TV dei ragazzi nei grigi pomeriggi invernali!  Se non era l’unico apparecchio televisivo alla fine degli anni cinquanta, era sicuramente l’unico disponibile per tutti.

Ritorna Angelina alla sua Cerqueto, alle sue radici, alla sua cultura, innervata dai saperi popolari.  Desidera respirare l’aria della propria terra natale, per quel profondo attaccamento alla sua origine, a quel sistema di protezione, che ha una sua logica di ferro e che da sempre ha affidato alla consanguineità e alla comunanza del suolo i cardini della propria solidità.

Da autentica cerquetana Angelina è stata più volte prioressa della Madonna, ha sempre partecipato alla rappresentazione del Presepe Vivente.

Nel suo curriculum da sottolineare la magistrale interpretazione della strega di Biancaneve e della matrigna di Cenerentola in occasione delle rappresentazioni estive delle due favole, nei primi anni settanta.

Per il resto dell’anno,  dal 1972,  Angelina vive a Mantova con suo marito Aldo. Ben integrata, non si è mai sentita intrusa. Ha svolto la sua attività come postina nel comune di Roncoferraro. Il problema più grande all’inizio è stato imparare a guidare il motorino per distribuire la posta.  Ci son voluti sei mesi e tante cadute,  non certo incoraggianti, soprattutto all’inizio! A Garolda, la frazione dove abita, conosce tutti e si sente accettata da tutti. Sempre orientata al sociale, organizza perfino  una lotteria per contribuire alla ricerca sul cancro. Ma il suo cuore è sempre rivolto a Cerqueto. No ha mai smesso di pensare alla comunità cerquetana. Ha prodotto un quadro di S. Egidio all’uncinetto, esposto nella Chiesa parrocchiale. L’uncinetto, sua personale passione! A difesa della sua Cerqueto non si risparmia durante la sua permanenza per  ripulire il cimitero, sostituire qualche tegola rotta, tagliare l’erba di un prato, grazie alla sensibilità e disponibilità del suo Aldo, che ha sposato non solo Angelina ma tutto il suo mondo.

La devozione per la Madonna è qualcosa di innato e di insopprimibile. Quando vede per caso in un mercatino della sua Garolda una statuetta della Madonna con tanto di abito bianco e mantello azzurro, riconosce la Madonna dei suoi sogni. Si dà da fare, rinuncia  ai regali per il suo cinquantesimo compleanno e venticinquesimo anniversario  del suo  matrimonio e raccoglie fondi per poter comprare una statua della Madonna,  più grande,  e la porta a Cerqueto, nella chiesetta di Santa Reparata. Organizza per l’occasione una grande festa, con tanto di banda. Ogni anno il 22 agosto, per la Beata Vergine Maria Regina, Angelina vuole che sia celebrata una messa, nella chiesa di S. Reparata, in onore della sua Madonnina.

Grande virtù quella di essere sobri con se stessi e generosi con gli altri e grande ricchezza è quella di possedere una vocazione così spontanea e disinteressata!

Quando si trova a Garolda ha nostalgia della sua montagna e l’ama molto nel ricordo, l’ama e ne percepisce il senso come forse non era accaduto quando ci abitava.  E’il legame con ciò che si è stati. Ed ama anche il paese dove vive adesso per la maggior parte dell’anno, dove vive suo figlio e dove risiedono altri affetti. E le manca anche  il paese piatto nel sole offuscato del nord, i larghi prati d’erba che si stendono sotto le sue finestre. Ma spesso le soffia in cuore forte il ricordo dei viottoli della sua Cerqueto, delle querce e tutto questo prende a bruciare lentamente dentro di sé. Ricorda le montagne, le ore trascorse a ricamare all’ombra della grande quercia, la gente, le amicizie di sempre, le giornate un tempo trascorse in  montagna a pascolare le pecore, a Colle Ceraso e Collembreschë, i sapori e gli odori di un tempo, il gustoso caffè fatto in montagna con le compagne.. piccolo grande divertimento!

La migrazione è sempre difficile. Se si indebolisce lo scheletro che tiene salda l’identità, nei momenti di dubbio, in quei vuoti si annida la nostalgia. E questo si vive e si avverte in uno stretto rapporto tra identità, memoria e lontananza. Pur stando lontani non c’è separazione con la terra delle origini quando con quella terra ci sono valori condivisi. Se persistono i valori comuni si sconfigge la solitudine dello sradicamento. Si può anche essere tristi qualche volta stando altrove ma mai ci si sentirà sradicati se il sentimento dell’appartenenza è dentro di noi. Ed è la tradizione,  con i connotati  della nostra identità, che cuce le maglie tra la  lontananza e la memoria, filtra questi passaggi e ci fa stare bene.

Adina Di Cesare

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