Cosa si aspetta dall’Europa il sud del Mare Nostrum

A proposito degli importanti cambiamenti in corso sulla costa sud del Mediterraneo, al di là di tutte le previsioni pare che i popoli arabi siano determinati a riscattare la loro libertà a qualunque costo. Impresa quasi riuscita in Tunisia ed Egitto, mentre prosegue la rivoluzione in Libia ed in Siria. Da altri Paesi arrivano ogni tanto notizie su manifestazioni di massa per chiedere più libertà e vita migliore. L’Europa fino ad oggi è rimasta a guardare, forse colta dalla sorpresa. In realtà nessuno poteva scommettere sul fatto che dittatori amici di casa nostra dello stampo di Ben Ali e Mubarak potessero essere rimossi. Peggio ancora quando l’Europa ha dimostrato di non essere per niente unita di fronte al caso Libia: ricordiamoci infatti che Parigi e Londra hanno deciso da sole l’intervento militare quando Berlino e Roma si sono tirate indietro. Si aspetta dall’Unione Europea una decisione politica comune, che tenga conto degli interessi dei Paesi membri, ma anche che cerchi di saldare parte dell’enorme debito che il Vecchio Continente ha nei confronti dei paesi nordafricani. Non è per niente responsabile da parte europea stare a guardare mentre soldati e poliziotti agli ordini dei dittatori sparano sulla folla. Lo stesso comportamento ipocrita, purtroppo, viene adottato anche nel caso siriano. L’Europa si limita a delle timide nonché inutili condanne dell’uso della forza contro le manifestazioni pacifiste. E mentre il regime totalitario di Assad  sta facendo stragi di innocenti inermi nelle città teatro delle rivolte, si aspetta che il Consiglio di Sicurezza si riunisca per prendere delle decisioni in merito. È vero che il sottosuolo siriano non è così ricco di petrolio e gas come lo è il territorio libico, per cui un intervento militare non sarebbe giustificabile, ma dobbiamo smetterla di trattare le vite umane come merce di scambio. Iraq e Afghanistan sarebbero stati invasi perché quei popoli avevano bisogno della democrazia made in Occidente, ma dopo anni dalla loro invasione o presunta liberazione, gli effetti visibili di quella democrazia sono solo bombe che esplodono nei mercati e nelle moschee e che falciano migliaia di innocenti.

L’Europa può recuperare ciò che ha perso rivedendo il suo ruolo nella zona. Gli stati europei, soprattutto le ex potenze coloniali, si ricordino di aver un conto aperto coi popoli della sponda sud del Mediterraneo. Chiudere l’occhio sulle continue violazioni dei diritti umani è da irresponsabili, specie quando dette violazioni avvengono vicino  casa nostra. Ricordiamoci anche che dalla stabilità del bacino mediterraneo dipende la stabilità del Vecchio Continente. Non c’è nessun motivo per pensare che la primavera araba genererà delle repubbliche islamiche, sono dei falsi allarmi. Le rivolte arabe, ormai è cosa arcinota, sono state spontanee, non vi è nessuna ideologia dietro se non la voglia di libertà e di una vita dignitosa. L’altro problema attuale e spinoso che l’Europa ha il dovere di affrontare è la questione palestinese, la diaspora di quel popolo è durata fin troppo. Siccome quell’ area è parte integrante del Mare Nostrum, urge allora anche lì una soluzione pacifica che garantisca a tutti i popoli della zona la libertà di vivere in pace sulla propria terra. Il mondo di domani sarà chiamato ad affrontare delle sfide importantissime e per riuscirci serve la collaborazione di tutti, ma nel frattempo occorre fare qualsiasi cosa per fermare le stragi e portare davanti alla giustizia internazionale coloro che si sono sporcati le mani col sangue degli innocenti, colpevoli solo di voler vivere liberi e di voler scegliere da soli da chi farsi governare.

Mustapha Batzami

(Comunità Islamica Abruzzese)

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