Diritti e doveri per una sana convivenza

Un desiderio, una parola è giunta quasi come un ritornello da tutte le e-mail a noi  pervenute: l’auspicio di un futuro migliore, l’unità del paese. Tanti sono coloro che desiderano che il nostro paesello diventi più unito. Essere uniti vuol dire porsi il problema della sana convivenza, di come le persone che fanno parte della comunità  possano convivere  senza ledere gli uni i diritti degli altri.  E la buona convivenza si fonda sulle regole alle quali non ci possiamo sottrarre, pena l’anarchia, la scarsa chiarezza, le incomprensioni, le tensioni,  l’immobilismo. In ogni società, e anche nelle piccole comunità come la nostra, le regole da rispettare non sono solo quelle  esplicite ma anche quelle  implicite, sono quelle norme di comportamento che rappresentano il nostro patrimonio comune, fanno parte del nostro bagaglio culturale e morale. Il rispetto di tali norme non è un optional ma è alla base di una sana e fattiva convivenza. E poi le norme  o si applicano o non si applicano, non possono convivere un po’ di regole, un po’ di amicizia e il resto … non si capisce cosa sia, lassismo, risentimento, mancanza di rispetto.

Senza la pretesa di avere la sfera di cristallo,  con le dovute distanze da ogni moralismo, una riflessione penso  possa aiutare ad individuare una strada percorribile, un incitamento per un futuro migliore. Rispettare le regole significa  rispettare se stessi e gli altri. Far parte di una comunità significa anche percepire l’appartenenza ad essa, non dimostrare  indifferenza. Occorre poi declinare la convivenza civile in tutti quegli atti, quelle azioni, talvolta anche banali e apparentemente insignificanti, di cui è fatta una giornata. Essi diventano la palestra quotidiana del nostro vivere associati, e come per ogni palestra gli esercizi non possono essere abbandonati per lungo tempo senza che gli obiettivi preposti vengano persi di vista.

Rispettare le regole significa fare e permettere di fare la propria parte, essere attivi,  impegnarsi in prima persona, prendendosi il proprio ruolo per quelle che sono le proprie competenze: tutti sanno fare qualcosa e tutti sono utili alla collettività. Ma la cittadinanza non è  solo un diritto è anche un dovere! Non bisogna nascondersi dietro un dito delegando gli altri o accusare sempre gli altri per ciò che non c’è e ciò che non si fa, bisogna assumersi le proprie responsabilità, darsi da fare, ancor di più se ciò che viene fatto o non fatto non ci sta bene! Il diritto di cittadinanza va guadagnato e non esclude l’ impegno. Rispettare le regole significa non abbandonarsi a critiche sterili, bisogna spacchettare i problemi  per analizzarli e risolverli al meglio, non affidarsi alle sensazioni empiriche del momento. Pensare che l’altro sbagli a priori, per il solo fatto di essersi impegnato, è una forma di resistenza alla convivenza,  una forma di frammentazione e dispersione della forza e dell’unità del paese. Il grande Gandhi diceva: “La vera fonte dei diritti è il dovere. Se adempiamo i nostri doveri non dovremo andare lontano a cercare i diritti. Se lasciando i doveri inadempiuti, rincorriamo i diritti, questi ci sfuggiranno come fuochi fatui. Quanto più li inseguiamo, tanto più fuggono lontano”.

Adina Di Cesare


 

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