Dopo la cinquantesima edizione del Presepe Vivente, nonostante la gelida nevicata, l’atmosfera a Cerqueto è ancora calda. Tra smontaggio degli impianti, rimessaggio degli stessi, l’immenso lavoro di risistemazione dell’apparato scenografico scorre ancora l’elettricità dello spettacolo. É stata una serata incantevole quella del 26 dicembre per la brillante performance del pianista Francesco Gazzara, che ci ha maestosamente e con maestria introdotto alla sacra rappresentazione, per lo scenario magico della montagna, per la colonna sonora seducente e più che mai appropriata alle varie scene in un felice sodalizio nonché per la brillante e ammaliante voce di Carlo Orsini.
Stessa ora e stesso posto, come da tradizione ma, come per le recitazioni dal vivo, esperienza pur sempre imprevedibile e nuova, anche questa volta un meccanismo tutto da verificare sul momento, come ogni volta, e profondamente coinvolgente fino a far vivere quanto si sta rappresentando e stimolare negli spettatori creatività, immaginazione e commozione.
La cinquantesima edizione quest’anno è stata particolarmente emozionante e ricca di luce e definirei proprio la luce la protagonista indiscussa dello spettacolo, carico di significati simbolici non solo cristiani. La luce è la prima delle opere create dal Padre Eterno come entità a sé stante, secondo la concezione israelitica, e in tal modo viene felicemente indicata all’inizio dello spettacolo: -Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu-.
Ed è proprio la luce che, nel corso della rappresentazione, oltre le parole, svolge, assume e riassume il significato profondo dei momenti più salienti e più significativi della storia dell’uomo sulla terra secondo il Vecchio e il Nuovo Testamento ;
è la luce che stabilisce le connessioni più profonde ed efficaci attraversando e sfidando il silenzio di tanti secoli.
Sapientemente utilizzata in tutte le sue sfumature e tonalità di colore per creare le numerose e diversificate atmosfere, trasformare fin quasi a modellare l’oscurità e a rendere visibile l’invisibile, la luce con la sua magia si svela un potente strumento finalizzato a creare effetti teatrali di particolare intensità, esaltare la drammaticità delle scene, colpendo spesso con potenza fino a rendere plastiche le superfici e i forti contrasti con il buio e far emergere le varie figure dalle scene con straordinaria forza espressiva.
Fasci di luce possenti per creare veri e propri canali di comunicazione tra gli spettatori e le scene e tra le stesse scene come se si trattasse di un unicum narrrativo.
E proprio come le nostre vite la narrazione va avanti attraverso la luce e le tenebre, le luci e le ombre; è l’ordinamento del mondo, l’essenza della vita stessa. E il Natale è la celebrazione di tutto questo, della luce e della vita e come la vita ha inizio sempre da un seme, un seme che può essere nascosto nelle tenebre della terra o nel grembo di una donna. Nel momento di maggiore oscurità, a mezzanotte, avviene il grande evento della
nascita, la luce per eccellenza. È questo avvenimento che i cristiani celebrano la notte di Natale. E per questa ragione la Natività per eccellenza, la nascita del Cristo, viene festeggiata all’inizio dell’inverno intersecandosi e sovrapponendosi alle antiche celebrazioni per il solstizio d’inverno e alle feste dei saturnali romani. Alcune coincidenze storiche sono a questo proposito particolarmente significative. Il Dies Natalis Solis Invicti era la festa dedicata alla nascita del Sole, introdotta a Roma da Eliogabalo a partire dal 220 e ufficializzato per la prima volta da Aureliano nel 274 d.C. con la data del 25 dicembre. L’adorazione della divinità solare era diffusa in tutto l’impero e l’imperatore Eliogabalo sfruttò questa popolarità per introdurre a Roma El-Gabal, che venne rinominato Deus Sol Invictus – Dio Sole Invitto – e posto al di sopra di Giove. Verso il 200 era ampiamente diffusa nelle comunità cristiane dell’oriente greco la celebrazione del 6 gennaio come giorno della nascita di Gesù e solo successivamente prevale la data del 25 dicembre, e questo si può spiegare con la grande popolarità della devozione al Sole Invitto, come molti studiosi sostengono.
Le migliaia di luci che sono state accese durante la rappresentazione a Cerqueto riaccendano le speranze degli uomini del nostro tempo e in particolare della nostra comunità e ne illuminino gli orizzonti, per sbrogliare i numerosi e pesanti fardelli che incombono su tutti noi. Una speranza che viene da tempi molto lontani e va oltre le circostanze presenti e addita sempre tempi in cui le sofferenze diffuse debbano essere estinte ed ogni sopruso allontanato, perché il Natale, quello vero, è una festa di luce che travalica ogni religione e indica come vincere il buio e fare in modo che la notte sia meno duratura ed affannante. Perché il Natale – come ricorda Charles Dickens nel suo Cantico di Natale -, il Natale vero, fa nascere dentro ciascuno di noi “sospiri e guai di profonda angoscia e di rimorso” per essere vissuti e continuare a vivere nella povertà dei propri individualismi. Grazie a tutti coloro che con il loro contributo hanno reso possibile la concretizzazione della rappresentazione per questi primi 50 anni. Grazie ad Angelo per la sua generosità e per il suo impegno artistico sempre più creativo nel proporci uno spettacolo di eccellente livello e denso di significati con l’augurio di un futuro sempre più luminoso.
Adina Di Cesare