Glossario del dialetto cerquetano

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'mbasciatë -  ambasciata, dal longobardo ambacthia (servizio) o dal gotico -baths (servitore)
'na 'ndossë -  una scaricata di botte
'na'ccalicatë -  una scaricata di botte
'ncurnateurë -  aspetto, aria del volto, fisionomia
'ndundëlë -  propriamente stupido, perennemente frastornato; voce di tutta l’area mediterranea
'nzaccaràtë -  sporco di fango, viene dalla parola longobarda zahar = liquido gocciolante.
abbëzzéffë -  in grande quantità dall'arabo biz-zaf, in abbondanza
abbluppì -  avvolgere in modo confuso
appëlluschì -  vedere
attrabbëjtë -  va a saperlo, chissa! dal latino video
attramëndò -  guardare, sbirciare probabilmente da trameo latino attaversare
bbona vlangë -  La buona bilancia, una patto antico che si consumava tra l’anno, terminato da poco, e l’anno appena iniziato. La sera del 31 Dicembre si cuoceva il granturco a la callarë. Il granturco “nostrano” impiegava circa tre ore per cuocere e la fiamma doveva sempre essere “allegra”. Non solo veniva consumato dai componenti la famiglia, ma una parte veniva data ai bambini per la bbona vlangë. La mattina del 1 Gennaio i bambini andavano casa per casa a ricevere il regalo dell'anno nuovo. Statètë attëntë a lu jaccë, “Attenti al ghiaccio!” si raccomandava mentre si preparava la bbona vlangë per gli altri bambini con l’aggiunta dei “cappelletti americani”, dei cioccolatini squisiti, e qualche mandarino. Le caramelle erano merce rara.
caiellë -  maldi gola e voce rauca
cërvëllójënë -  intelligente
cërvëllütëchë -  stravagante e assurdo
ciavarrë -  pecora giovane
cïcïlorë -  "Arr'ntratë 'ncïcïlorë" "È rientrata nelle grazie di qualcuno". La parola 'cïcïlorë' richiama alla mente la gloria, il trionfo, la visibilità, la sedia gestatoria del Papa. E’ un’espressione bellissima per spiegare un po’ maliziosamente che si è rientrati nel clan, in un contesto amicale o familiare, da cui ci si era allontanati.
cïlizzïjë -  Indumento molto brutto e vecchio. Ricorda per il significato e per il suono una parola molto più ricca di storia, di usi… e di macabro. Il cilicio, infatti, era una cinghia o una corda ruvida dura e fastidiosa, dolorosa che, portata di giorno e di notte sulla pelle nuda, produceva piaghe e ferite che davano dolori lancinanti. Era una pratica in uso nel Medioevo per espiare i propri peccati patendo le sofferenze di Gesù. Tutti ricordano il cilicio che indossava la bella moglie di Jacopone da Todi scoperto solo dopo la morte della stessa, precipitata da un pavimento, durante una festa. Il dramma fu tanto grande che Jacopone si fece frate.
cìrë -  aspetto del viso, brutta cera, bella cera da francese buona cera
criscë 'mbraccë -  Augurio che si fa ad un bambino in braccio alla mamma. La mamma risponde: Criscë benë, la risposta è un progetto di vita. Cresci santo e benedetto è un augurio simile a criscë 'mbraccë
diavëlë a crepëtë -  stai mangiando troppo
èssërë culë e camëjscë -  stare sempre insieme
få fiammë e fuchë -  arrabbiasi moltissimo
frechëtë -  arranciati!
frègnë -  furbo, che fa gli affari suoi
leccameusë -  scappellotto
luoffë -  coccige, osso sacro
mantëjmë -  Striscia di panno, bianca e molto lunga che aveva la larghezza della tavola dove si poggiava il pane prima di essere infornato. Questo panno di accë e cuttaunë, cioè di canapa e cotone, tessuto spesso da telai costruiti a casa, mi fa tornare alla memoria un mondo di miti e di riti ancestrali, di cui era intessuta la vita contadina, ricca di sogni, speranze, fatiche e colori. Lu manteumë blanchë copriva Cerqueto per molti mesi Mittëtë sottë lu mantëjmë dë la Madonnë. Che bel consiglio! Ha ammantate lu mantëjmë dë mezzanottë, ha commesso una brutta azione. Li mantëjmë dë la Madonnë, da quello azzurro trapuntato di stelle della Madonna del Rosario, come i nostri cieli sereni, a quello dell'Addollorata, a quello dipinto da Salvador Dalì della madonna di Guadalupe, trapuntato di angeli, mi fanno pensare alla sacralità dell’essere umano e a qualcuno che lassù ci ama.
maritë -  "Maritë e fijjë, comë Ddijë të li dà, cuscí të li pijjë", "Marito e figli, come Dio te li dà, così te li pigli". E’ evidente in questo proverbio il senso del FIAT VOLUNTAS TUA e implica una certa rassegnazione. Ma tutte le mamme, non solo abruzzesi, cercano di tenere unita la famiglia e di migliorare, nei propri limiti e nelle proprie forze, tutti i componenti, dando esempio di laboriosità, di educazione nello svolgimento delle varie mansioni della vita.
mënnëjmë -  Un insieme di stracci ben stretti legati a un lungo bastone con delle corde era detto, come il mocio vileda, suo erede diretto. Era la scopa che puliva il forno in modo tale che le pagnotte uscissero belle, croccanti e senza carboncini attaccati. Prima di usarlo lu mënnëjmë, si bagnava, si strizzava bene e, dopo aver raccolto le braci con un rastrelletto di ferro e averle ammucchiate da una parte, si passava sul pavimento del forno. “Che fatica e che caldo cuocere il pane ad Agosto! Ma che profumo!”. Nu mënnëjmë de fornë vestito brutto. Quand'è bruttë quellë nghë chë lu nu mënnëjmë de fornë!
méstë -  scaricata di botte, të faccë nu mestë, ti do una scaricata di botte
munnà -  Mondare, pulire, spazzare. Munnà lu ranë Ripulire il grano, togliere dal campo di grano le erbacce che crescevano insieme alle piantine. Lavoro difficile e faticoso ben (remunerato) ricompensato dalle spighe dorate che scintillavano ai raggi infuocati di “zi' ruscë”, il sole. Munnë la casë e munnalë mò! Pulisci la casa e puliscila subito! E’ l’ordine che il marito impartisce alla moglie bisbetica nella canzoncina “Lu juornë dë Carnevalë”.
pacchë -  schiaffo, dal longobardo pakka (coscia di cavallo)
pallë -  palla,da longobardo bala (palla)
papagnë -  pesante schiaffo inferto a mano aperta ed indirizzato al volto, tale da stordire chi lo riceve, così come stordisce l’oppio contenuto nel papavero
papalojë -  - arrtratë ' mpapalojë”: “E’ rientrato nelle grazie del papa, nelle grazie di qualcuno”.
peciarë -  rumore tipico dei polmoni in difficoltà
prïtëlë -  sgabello, dal germanico predil (tavoletta di legno)
rabbüttë -  rospi
ranganëjtë -  affetto da raucedine, dal gotico wranks (avviticchiarsi)
réppë -  mangiatoia, dal germanico greppia (mangiatoia)
rigajë -  frattaglie di pollo. La tradizione medioevale delle "regalie" dovrebbe avere origine in ambito germanico (franco o longobardo) .
scaffalë -  scaffale, dal longobardo skaf (armadio senza sportelli).
scajjë -  scagliette di pietra, dal longobardo skalia (squama, scheggia)
scarpinitë -  camminare a lungo con andatura sostenuta. Probabilmente dall'italiano scarpa a sua volta derivato da un germanico skarpa. In alternativa è possibile che il termine derivi dall'italiano scarpata a sua volta generato da un gotico skrapa (sostegno)
schëjënë -  schiena, dal germanico schena (schiena)
schernó -  schernire, dal germanico skernja (schernire), da cui l'espressione tipica cerquetana arfà li schërnë, schernire
schërzå -  scherzare dal germanico skerzan (scherzare)
scheurë -  buio, dal longobardo skur (non esposto alla luce)
schiribizzë -  la voce è generalmente interpretata come l'italiano ghiribizzo (idea bizzarra, capriccio improvviso), rapportabile a due termini alto tedeschi krebiz (gambero) e bizzo (morso)
schurëjënë -  anta chiusa che non lascia filtrare la luce, dal longobardo skur (buio)
sciankatë -  zoppo, dal longobardo hanka (anca)
scuppëlaunë -  manrovescio
scürcë -  buccia dal longobardo stukjan
sënàtë -  qualcosa che si tiene in grembo, uno strofinaccio legato al giro vita, una specie di grembiule usato per raccogliere qualsiasi cosa dal termine longobardo zinna (mammella)
sgamå -  cercare di capire, accorgersi di qualche cosa dalla parola longobarda scamaras (spiare, informarsi), da cui l'espressione cerquetana à sgamatë (ha capito)
spaccå -  rompere, dal longobardo spahhan (fendere). Il termine spaccaunë vale per "colui che si vanta". Forma verbale molto usata, spaccå lu pürchë (dividere in due il maiale), mo' të spàcchë lu méusë' (in tono minaccioso, ora ti spaccol il muso)
sparagniå -  risparmiare, si mantiene inalterato il termine longobardo sparon (risparmiare)
splanotë -  focaccia schiacciata a mano o con il matterello
staffë -  staffa, inalterato dal longobardo staffa (predellino).
stallë -  stalla inalterato dal termine germanico (stalla)
stracchë -  stracchë,(teso, rigido)
strufinì -  strofinare, dal longobrdo straufinon (strappare, grattare via).
strulachènnë -  “Chë ví strulachènnë?” Si usa questa espressione quando si vuole rimproverare a qualcuno l’eccessiva curiosità nei confronti di una situazione, interpellando più persone con invadenza. Oppure è riferito ad una persona che, invece di impegnarsi in una determinata attività, cerca di stare pretestuosamente lontano dal posto in cui dovrebbe operare.
struzzå -  trozzare , dal longobardo strozza (gola), da cui l’espressione mó më strozzë (sto soffocando)
stummülàusë -  “Quantë sí stummülàusë!” Dicesi di persona particolarmente sofisticata e pretenziosa. Spesso utilizzata a tavola quando si vuol rimproverare a qualcuno il rifiuto di una portata perché, ad esempio, sente appena un aroma non gradito.
tanfë -  tanfë puzza dal longobardo thampf (fumo, vapore)
tappå -  chiudere un foro, una buca, un'apertura, forse dal longobardo tappa (chiudere)
tecchië -  "Lu tecchië arr'trovë lu parecchië ". Lu tecchië è la scheggia di legno che schizza dall’accetta mentre si taglia un tronco o si spezza la legna. Lu parecchië … indica il suo simile, il suo pari, il suo uguale. Assomiglia molto al detto latino “Similis cum similibus”, ognuno con i propri simili. A Cerqueto ha un significato un po’ dispregiativo. Si dice di un individuo non tanto perbene, che si associa ad uno come lui. Ma viene usato anche in senso positivo, per esempio per indicare il rapporto che si crea tra bambini che, pur non essendosi mai visti, si mettono a giocare d’amore e d’accordo, come amici di vecchia data.
tràppùlë -  tagliola, da long trappa (trappola)
trëppìtë -  usato per appoggiare le pentole sul fuoco del camino, dal longobardo trippon (calpestare).
treschå -  trebbiare, dal germanico thriskan (trebbiare)
tringhí -  trincare, dal germanico trink (bere)
trippacottë -  “Faccë comë Trippacottë” Termine che richiama alla memoria un personaggio immaginario la cui peculiarità è quella di tendere a mangiare tutto e subito senza preoccuparsi di rimanere privo di provvigioni. Spesso utilizzata quando, giocando a carte, si calano subito tutte le carte vincenti ("mó faccë comë trippacottë") con il rischio che, una volta esaurite, non si ha più la possibilità di rientrare in gioco.
troccapollë -  “Chi è sù troccapollë?” Appellativo che si attribuisce a una persona molto corpulenta e lenta. L’origine di questo vocabolo deriva dalla storpiatura della espressione inglese truck/tractor pulling sicuramente coniato dai primi emigranti cerquetani in America. Lo sport che consiste in una gara di trattori, con motore modificato per trainare pesi eccessivi, era molto diffuso già alla fine dell'800 in America quando gli agricoltori si sfidavano trainando carichi di grandi dimensioni ( in genere fieno) per vantare la forza del loro cavalli.
trücchë -  una specie di vaso di legno molto lungo e poggiato su delle gambe per sollevarlo da terra, usato per dar da mangiare alle pecore, dal longobardo trog (vasca di legno)
tuàjjë -  asciugamano e non tovaglia per la tavola, dal longobardo thwahlja (panno per asciugarsi) , come per "tovagliolo"
uangë -  guancia, dal longobardo wankja (guancia)
uàntë -  guanti, dal longobardo want (guanti)
uardå -  guardare, dal longobardo wardon (guardare)
uazzë -  guazza, indica il bagnato della rugiada da cui anche l’italiano sguazzare (agitarsi nell’acqua), dal longobardo wazzer (acqua)
uërcë -  strabica, cieco, dal longobardo dwerk (strabico)
vëlïtunëjë -  fiacca e svogliatezza

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