Sono passati quasi trenta anni da quando le ultime Priole accompagnavano le statue della Madonna del Rosario e Santa Reparata. Quella delle Priole (termine probabilmente derivante da Prioresse) era una tradizione religiosa che si tramandava dal lontano passato e la cui origine è tuttora ignota.
Ogni anno venivano scelte o meglio, proposte dalle proprie madri, tre ragazze del paese, di età compresa fra 10 e 15 anni, il cui compito era quello di occuparsi della pulizia e decoro della chiesa (di quella parrocchiale nel caso delle due Priole della Madonna) e di Santa Reparata ( per l’altra Priola), della cura degli abiti del parroco e, compito più oneroso, della raccolta di fondi, la cosiddetta “elemosina”, effettuata casa per casa, che veniva poi destinata alla manutenzione delle due chiese, al restauro delle statue e acquisti di altri oggetti di culto.
Ad aiutare le Priole a svolgere queste attività venivano chiamate altre ragazze più piccole, che le avrebbero poi accompagnate come damigelle. L’importanza del ruolo svolto dalla Priole raggiungeva infatti il suo apice nei giorni in cui la Chiesa celebra la Madonna del Rosario e Santa Reparata e rispettivamente il 7 ottobre e l’8 ottobre (festeggiata nel nostro paese anche la domenica in Albis che si celebra 7 giorni dopo Pasqua ). I due culti hanno entrambi origini molto antiche: la prima testimonianza di quello di Santa Reparata si ha nel IX secolo quando per la prima volta in un martilorogio appare il suo nome accanto al giorno 8 ottobre con la descrizione delle diverse torture a cui fu sottoposta, mentre quello della Madonna del Rosario risale all’epoca dell’istituzione dei domenicani (XIII secolo), i quali ne furono poi i maggiori propagatori.
Nei giorni della festa, le Priole, vestite con abiti scelti per l’occasione, identici per le due della Madonna e accompagnate da due damigelle anch’esse vestite in modo uguale,
guidavano le processioni, una che si svolgeva lungo le strade del paese nel giorno della Madonna, l’altra su per la montagna alla volta della chiesetta di Santa Reparata nel giorno della Santa. Le ragazze venivano subito dietro le statue della Madonna e della Santa, recando in mano dei grandi ceri ornati di nastri di raso e fiori di tessuto attorno alle immagini sacre e con tutte le banconote delle offerte raccolte, intessute con piccole spille.
Personalmente credo di essere stata proprio una di quelle ultime Priolesse e ricordo ancora con quale serietà vivessi il mio compito, la cura nel preparare il cero e l’emozione che provavo mentre dietro la statua della Madonna avanzavo in processione con il timore che il vento si portasse via i soldi che erano la rappresentazione visiva della mia “questua” , oltre che naturalmente della grande devozione dell’intero paese .
Mi è capitato recentemente di mostrare le foto dell’epoca che ritraggono me e una mia amica nelle vesti di Priole a ragazze che hanno ora la nostra età di allora. Nei loro sguardi attoniti si leggeva chiara l’incredulità che fossero passati solo trent’anni e non un secolo, tanto sembra lontana dalla realtà di oggi quella tradizione che pur per molti aspetti simile ad un rito pagano (le Priole come moderne Vestali) racchiudeva in sè una perfetta sintesi di profonda spiritualità e prosaico senso pratico.
Maria Mastrodascio