Il voto: un preciso dovere civico oltre che un diritto

I Monti della Laga, visti da Colle Ceraso - Cerqueto - Ph. Giuseppe Bianchini
I Monti della Laga, visti da Colle Ceraso – Cerqueto – Ph. Giuseppe Bianchini

“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico.” Recita il secondo comma dell’art. 48 della Costituzione italiana.

La lettura di questo importantissimo enunciato, espressione per antonomasia del principio democratico, mi fa pensare a quanto sofferto e dispendioso, in termini di vite umane, sia stato il percorso che ha portato alla sua statuizione.

Forse oggi, presi come siamo, anche dalla fretta e dalla competizione, in ogni campo della vita, non riflettiamo abbastanza su questa e su altre fondamentali conquiste, come la parità giuridica tra l’uomo e la donna, l’uguaglianza formale e sostanziale tra tutti gli individui, la libertà in tutte le sue espressioni, il diritto all’istruzione, che hanno senza ombra di dubbio, migliorato l’esistenza umana e favorito lo sviluppo economico e sociale della società civile.

Sin dalla sua comparsa sulla Terra, l’uomo ha manifestato l’esigenza di associarsi, di condividere con i suoi simili, i propri bisogni, nell’intento di soddisfarli nel miglior modo possibile. Gli ideali che hanno ispirato le più grandi Rivoluzioni della storia, sono nati e sono stati sostenuti da uomini che, con tenacia e sacrificio, hanno lottato per il benessere delle generazioni future.

Penso ai moti e alle insurrezioni che hanno portato all’Unità d’Italia, avvenuta nel 1861, ad esempio… quante vite, giovani e preziose si sono immolate, per raggiungere il fatidico obiettivo.

Ancora prima, in Francia, nel 1789, la tirannia dell’assolutismo è stata divelta, in nome dei tre principi ispiratori di libertà, fraternità, uguaglianza. Anche in questo caso, il popolo stanco di soprusi e angherie, ad opera di un despota malvagio ed egoista, ma in realtà di un intero sistema di mal governo, fondato su privilegi e corruzione della “casta”, ha trovato in uomini valorosi la forza di reagire.

Altre rivolte, altro sangue versato, ma certamente non invano.

Il diritto di voto, esteso a tutti i cittadini uomini,  in Europa viene garantito a partire dal XX secolo in Francia, Germania e anche in Italia. Si parla dunque di Suffragio ristretto, cioè limitato ai soli cittadini che avevano determinate caratteristiche (età, reddito, cultura), principio questo che risale all’ antica Roma, epoca nella quale il diritto al voto apparteneva ad gruppo ristretto.

Nel nostro Paese, con la Legge n. 666 del 1912, fu introdotto il primo Suffragio universale maschile, esteso agli uomini che avevano compiuto i trent’anni di età, con ampliamento dell’elettorato, sempre maschile nel 1918, quando la Legge n. 1985/18 fece abbassare il requisito dell’età fino a 21 anni, a condizione di aver espletato l’obbligo di leva.

Il diritto di voto alle donne venne riconosciuto con il Decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 1945. Così nel 1946, il 2 e il 3 giugno, le cittadine italiane votavano per la prima volta, in occasione del Referendum per la scelta fra Monarchia o Repubblica.

Tra le “suffragette”, mia nonna Isabella, tutta orgogliosa e fiera, mi racconta, di quando è andata a votare per la prima volta: aveva 26 anni e tre figli piccoli. Aveva frequentato la classe terza, ma era pienamente consapevole della scelta epocale che le veniva affidata. Ebbene sì, anche lei con il suo voto poteva manifestare la sua volontà di cambiare la forma di governo che troppo a lungo aveva costretto il popolo (non a caso si chiamano sudditi, i cittadini sottomessi ad un monarca) ad una vita di sacrifici e poi, a causa di una spietata dittatura, condotto i giovani alla Guerra.

Scheda Referendum  Istituzionale  1946In seguito al Referendum, a Suffragio universale, venne proclamata la Repubblica, da Pietro Nenni, il 10 giugno 1946 e subito iniziarono “i lavori”per la formazione del Governo della Repubblica Italiana. Enrico De Nicola venne eletto dall’ Assemblea costituente primo Presidente della Repubblica, mentre bisognava scrivere la Carta Costituzionale, la prima fonte delle norme dello Stato appena nato.

Ancora oggi, la Costituzione, promulgata il 1 gennaio del 1948, dopo quasi due anni di preparazione, tra prime stesure e revisioni, è sovraordinata alle leggi  dello Stato, ai decreti e ai regolamenti, alle leggi regionali e speciali, alla consuetudine. Insomma, solo le norme comunitarie vincolano gli Stati membri ad uniformarsi ai principi del diritto internazionale, universalmente riconosciuti e condivisi.

Tornando quindi all’importanza del voto, esprimo il mio di pensiero….non certamente importante, nè in alcun modo intento ad influenzare la scelta verso questo o quello schieramento politico, a livello europeo, nazionale o amministrativo. Ebbene, il 25 maggio siamo chiamati alle urne, ancora una volta, per manifestare la nostra scelta, ma anche per andempiere un nostro preciso dovere, sancito dalla Costituzione.

Lo Stato garantisce a tutti i cittadini maggiorenni il diritto di voto, anche agli indigenti, ai malati, a chi si trova nella condizione di non potersi recare ai seggi, ai cittadini residenti all’estero, attraverso le forme più idonee affinchè tutte le donne e tutti gli uomini (ora si), ugualmente, esprimano la loro preferenza. In “eguale” misura, nel senso che non esiste un voto più o meno importante dell’altro; esso non ha “peso” o “colore”, è unico, poichè unici sono i singoli elettori.

Ricordo, quando sono andata a votare per la prima volta: avevo appena compiuto 18 anni, era per un referendum, di carattere abrogativo. Ero molto emozionata, forse come nonna tanti fa, anche se in quel caso, lei e la maggior parte degli italiani cambiarono la Storia, voltando pagina definitivamente ed irrevocabilmente nella loro vita ed in quella dell’Italia!

Da quella volta, la prima appunto, ho sempre votato, senza interruzioni, neppure per partorire. Infatti, nel 2005, il 12 giugno, in ospedale è nata mia figlia Arianna, ed era una domenica nella quale bisognava esprimersi in merito a diversi referendum. Due giovani, una ragazza e un ragazzo sono entrati nella nostra stanza di mamme, alcune in procinto di diventarlo perchè avevano le doglie, e ci hanno chiesto se volevamo votare ed io non ho  esitato neppure un attimo. Certo, era un po’ anomala come situazione, non essendoci urne o cabine elettorali e non avevamo neppure la tessera con noi.. Poi è bastato andare in Comune per regolarizzare la posizione di cittadina che aveva fatto  il proprio dovere!

In questi giorni, ma come in altre occasioni in cui ci sono le elezioni, sento amici, colleghe a scuola, ma anche tanta gente che incontro per strada e che non conosco lamentarsi di tutto. Del sistema politico, in primis, delle tasse, del lavoro che non c’è… E tutti sono delusi dai politici, dalle Istituzioni, spingendosi a dire che non sono disposti ad andare alle urne.

Le motivazioni sono per lo più le stesse: a quelle sopra citate aggiungono pessimismo e sfiducia per il futuro, insoddisfazione verso la giustizia ed il rispetto delle regole in generale.

Ecco, io penso proprio in virtù di questo senso civico, che tanto s’invoca da più parti (i media ci bombardano costantemente sugli episodi di violenza, maleducazione, indifferenza, praticamente ovunque), occorre perseverare invece nella giusta direzione.

Non a caso i “Padri della Patria” si sono battuti; neanche per caso Jean Jacque Rousseau, sostenitore del Suffragio universale, pensava che i cittadini per essere considerati tali, debbano poter scegliere i loro rappresentanti al potere.

Il mio vuole essere un invito rivolto ai lettori del nostro giornale, ma a tutti gli elettori ed è quello di andare a votare, appunto! Per il rinnovo dei rappresentanti a livello dell’Unione Europea, è importante perchè abbiamo ribadito, facciamo parte di un’unione di Stati ed alcuni diritti imprescindibili devono essere garantiti a tutti gli individui. Pensiamo anche alle “piaghe” che affliggono l’umanità in genere: ciò che per noi è banale, ovvio, per altri popoli meno fortunati, non lo è affatto (l’acqua, il cibo per tutti, ma anche la dignità e la libertà). Penso alle politiche comuni in merito agli aiuti, appunto da destinare ai Paesi poveri, ma anche a quelle inerenti il mercato comune, il sistema  monetario, ecc. Siamo chiamati anche ad esprimerci per il rinnovo degli organi a livello regionale e comunale.

Qui forse ci sentiamo maggiormente coinvolti perchè sia la Regione e soprattutto il Comune sono Enti più vicini, più idonei in un certo modo a rappresentare le nostre aspirazioni, a soddisfare i nostri bisogni. Poi c’è il fatto che conosciamo magari anche in prima persona i candidati e quindi riponiamo in essi le nostre speranze.

Insomma, domenica 25 maggio andiamo a compiere il nostro dovere di cittadini, esprimiamoci, facciamo sentire la nostra voce, anche per quelli che il diritto di voto (e sono ancora tanti, troppi) non sanno cosa sia, per quelli che l’hanno perso tale diritto, per un motivo o per un altro, legato ad una sfavorevole condizione della loro vita, ma che darebbero tanto per riaverlo! Votiamo perchè siamo liberi, per rendere concreta la democrazia e per  non lasciare che gli altri decidano per noi; tutti siamo importanti ed uguali ed insieme contribuiamo allo sviluppo della vita politica, economica, sociale del Paese (dall’art.3 Cost.), con il lavoro, con le opinioni, con il voto.

 Isabella Del Papa

 

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