Intervista all’incisore Vito Giovannelli, profondo conoscitore della cultura abruzzese

Il professore Vito Giovannelli a Cerqueto  - 24 marzo 2013

Il maestro Vito Giovannelli, che ha onorato la comunità di Cerqueto con la sua presenza e competenza, oltre ad essere un grande cultore e studioso della zampogna e in modo specifico della zampogna zoppa e cerquetana (nel 2004 il suo saggio “La zampogna zoppa vince il premio nazionale Vernaprile),  è  appassionato delle tradizioni popolari  abruzzesi e teramane; molto particolare il suo studio sui fischietti e protofischietti .  Ma il maestro Giovannelli è soprattutto l’artista delle miniature, dei piccoli formati.  Incisore e xilografo di numerosi e pregiati ex libris,  che spaziano dal sacro al profano, ai paesaggi, ai cavalli, alla natura, ai ritratti,  è artista riconosciuto e noto a  livello internazionale.   Ringrazio il professore che ha gentilmente accettato di rispondere alle mie domande.

Il  suo nome come incisore è associato fin dal 1977 all’aggettivo madonnaro, attribuitole dal poeta Ottaviano Giannangeli  nel saggio “I paesaggi tra storia e devozione di Vito Giovannelli”. È appropriato l’epiteto alla sua personalità artistica, a suo giudizio?

Sicuramente si,  le Madonne sono state sempre la mia passione e devo dire che non é facile realizzarle. Fin da quando stavo in accademia trasformavo le modelle che posavano per me in Madonne  (ricordo molto bene Nella).  Giannangeli mi definisce madonnaro perché vede tante mie Madonne pubblicate. É  facile rinvenirle su pubblicazioni di varia natura.  Purtroppo oggi l’arte sacra è tabù nonostante qualche tentativo di farla rinascere. A San Gabriele l’Associazione culturale  Stauròs,  retta dal Padri Passionisti,  sta tentando proprio di  dare nuova vita all’arte sacra.

Ex libris di Vito Giovannelli

Le tecniche della grafica sono molteplici, come ha selezionato le varie tecniche e come e perché è arrivato alla xilografia  per i suoi ex libris?

Perché la xilografia è la tecnica incisoria più antica e perché l’ex libris xilografato rende di più rispetto agli ex libris realizzati con altre tecniche. Sottolineo inoltre che la tecnica xilografica si avvale del bianco assoluto e del nero intenso, valenze grafiche di sicuro interesse tabellare.

I suoi numerosissimi ex libris, come pure gli ex musicis, ex biblioteca, hanno illustrato tanti volumi, tante riviste, tante monografie, ci aiutano a leggere il mondo dei libri. Qual è il rapporto tra l’autore del libro, l’artista Vito Giovannelli e il lettore?

Gli ex libris erano rimasti fermi, per quanto riguarda la tecnica, all’arte barocca. Successivamente, i bibliofili, al fine di aumentare le collezioni,  hanno cominciato a commissionare ex libris con altre tecniche:  puntasecca, calcografia, acquaforte, mezzatinta,  vernice molle, etc.   In Italia e in particolare  in Abruzzo gli ex libris rinascono e si diffondono grazie soprattutto a D’Annunzio.  In genere sono gli stessi bibliofili che ordinano i soggetti degli ex libris, ingabbiando così la fantasia dell’incisore e condizionando molto il risultato. Gli ex libris fatti in libertà, invece,  sono sicuramente, dal mio punto di vista,  i più riusciti perchè in questo caso il rapporto tra l’artista e il lettore è più diretto senza il filtro della commissione.

La sua produzione artistica è talmente vasta e varia che ho trovato estremamente difficile orientarmi , avere uno sguardo d’insieme; esiste un catalogo delle sue opere? 

Un catalogo dei miei ex musicis fu redatto dal Museo dell’Informazione di Senigallia a cura di  Oddo Buonafede.  Il volume fu diffuso in occasione di una mostra di ex musicis abbinata all’ Ottavo Premio Pianistico Internazionale.  Per quanto riguarda la catalogazione degli ex libris una schedatura fu redatta da  Ermelinda Napoleone e successivamente  aggiornata  da Giuseppe Cauti e  Angela Iannotti.


Venditore di origano di Vito Giovannelli P
ur non essendo abruzzese ma pugliese di origine, conosce la cultura abruzzese più di tanti veri abruzzesi; quanto è stata importante la città di Pescara e la cultura abruzzese per la sua produzione artistica?

Vivendo in Abruzzo ho cercato di studiare le tecniche incisorie locali per meglio rendere figurativamente le tradizioni popolari abruzzesi. Se fossi rimasto in Puglia avrei approfondito le tradizioni pugliesi.   Ho rifiutato il bagaglio accademico perché mi sono accorto che  l’arte popolare arriva prima ad emozionare rispetto all’arte colta.  Queste motivazioni mi hanno portato a studiare profondamente le tradizioni. Certo la città di Pescara, grazie all’ eredità di D’Annunzio, ha stimolato molto la mia produzione di ex libris.

Le sue fonti di ispirazione artistica sono pugliesi, dalla terra dove è nato, partenopee, dove ha studiato, o abruzzesi, dove ha vissuto per cinquant’anni?

Vengo dalla Puglia e quindi sono figlio legittimo della Scuola Salentina. In Abruzzo ho appreso molto dalla scuola Camplese (ricordo a tal proposito l’ intensa attività dei santari di Campli), un po’ meno posso dire di aver appreso  dalla scuola di  San Biagio Dei Librai di Napoli, dove ho studiato.

I sui ex libris sono stati oggetto di studio per più di una tesi di laurea, pensa che l’interesse  sia dovuto, oltre che all’indubbia validità ed eccezionalità della sua produzione artistica, più al messaggio iconografico  o alla tecnica utilizzata? Che effetto le ha fatto quando ha saputo di essere inserito nel catalogo Gutenberg,  l’unico incisore del centro sud dell’Italia ad essere in questo catalogo, che riguarda le opere d’arte di tutto il mondo?

Sordino della mosca, individuato da Vito Giovannelli -Antichissimo strumento ricavato dalle cime delle canne, utilizzato per schiacciare ed eliminare i ragni. Emette il caratteristico sibilo della mosca in volo che  attrae e stana i ragni dai buchiIntanto devo dire che per me fu una sorpresa quando seppi che Francesco Ferrovecchio, ordinario di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli , aveva assegnato un lavoro specifico sui miei ex libris, che aveva visto su una rivista milanese.  Sono seguite poi altre due tesi, assegnate dall’ Accademia di Foggia  e dall’università di Macerata. E sicuramente l’interesse accademico si deve alla tecnica artistica da me utilizzata. La notizia dell’inserimento nel catalogo Gutenberg mi fu data da Paolo Perazzolli di Firenze, che non conoscevo fino a quel momento e che  mi chiedeva informazioni al riguardo. Certamente mi fece piacere ma non ne avevo saputo niente in precedenza.  Ho saputo successivamente che ad inserirmi in questo catalogo, edito dalla casa editrice svizzera Verlag Klaus Wittal, nel 1998, fu il critico d’ arte Elke Schutt-Kem.

La sua arte colta ha riguardato diverse altre forme, annulli postali, francobolli, medaglie, segnalibri,  spaziando in diversi campi senza disdegnare affatto il popolare,  che cosa è per lei l’arte?

L’arte è la mia vita,  e tutto quello che riguarda la genuinità culturale popolare,  in tutte le forme, fa parte del mio vissuto.

So che lei è anche un attento studioso e collezionista di fischietti, una passione non comune. È sempre legata alla passione per gli aerofoni?Protofischietti di Castelli - Cilindretti  con due fori  comunicanti per l'entrata e l'uscita dell'aria - Dal  testo  "Il sordino - Protofischietto di Castelli " di Vito Giovannelli - Ed. d'Arte - Settembrata Abruzzese - Pescara

Il fischietto è l’antenato del flauto ed è il primo aerofono inventato dall’uomo. Sottolineo di aver fatto uno studio sui proto-fischietti. Tra  le varie tipologie segnalo il sordino di Castelli. Oltre alle valenze musicali  il fischietto ha anche  valenze artistiche ed estetiche; i più bei fischietti abruzzesi sono quelli di Castelli e di Rapino. La coroplastica di Castelli ha creato fischietti con interessanti e molteplici elementi decorativi. Castelli, ma anche il resto dell’Abruzzo,  ha prodotto anche  fischietti  sacri tra cui madonne  e  figure da presepe. A proposito segnalo gli zampognari e i suonatori di fregavendë (strumento antenato della zampogna). Tra le altre immagini sacre ricordo quelle che riproducono i protettori dei vari paesi abruzzesi.  I volatili sono altri soggetti particolari della coroplastica castellana, alcuni addirittura risalgono all’arte italica ed  esemplari rilevanti sono emersi dal vicino sito archeologico di Campovalano.

Il protofischietto di Castelli, un  cilindretto che si posiziona in bocca, con due fori  comunicanti per l'entrata e l'uscita dell'aria - Vito GiovannelliIl suo interesse per le tradizioni popolari, per il museo di Cerqueto risale a tanti anni fa. Quali sono  gli oggetti di pregio, a parte la zampogna,  secondo lei,  conservati nel museo di Cerqueto    

Il corno per le serenate a dispetto, le raganelle,   il tamburello, praticamente tutta una serie di strumenti musicali che giustificano la costruzione nel territorio di arnesi (idiofoni, membranofoni e aerofoni)  utili al ballo, al canto e alla musica etnica.

Tra le ceramiche particolare valore penso abbia l’orcio di terracotta con il simbolo della passione. È una  decorazione plastica, rarissima in Abruzzo, che appartiene al  repertorio eteromorfo. Particolari mi sembrano, nel Museo di Cerqueto ma presenti anche nell’ Italia centrale e meridionale,  i ferri di San Vito, usati per la cura dei denti.  Tra gli oggetti di uso domestico segnalo lo schiacciapatate di legno  e  tra gli oggetti pastorali  i vari furcinoni, indispensabili per la cagliatura.  Per l’artigianato segnalo la ringhiera con il gallo cedrone. Ritengo che il Museo di Cerqueto sia sicuramente uno dei più importanti  tra i musei etnografici abruzzesi.


Zampognari di Vito GiovannelliNel suo libro  “La zampogna in Abruzzo” – Edizioni Accademia dei Transumanti degli Abruzzi, Chieti 2003 – , come pure durante la conferenza sulla zampogna a Cerqueto,  lei  ha sostenuto la paternità abruzzese, nonché teramana e specificatamente  della nostra zona, della zampogna, contrariamente a quanto ha affermato Leydi. La sua ricerca sulla zampogna abruzzese, così ampiamente documentata,   quando è iniziata e perché?

Il mio interesse verso la zampogna e gli zampognari è iniziato con la pubblicazione  a Pescara nel 1971 dell’opera “Zampognari d’Abruzzo nel folklore nell’ arte”;  una passione iniziata più di quarant’ anni fa (ben otto anni prima che  Roberto Leydi dedicasse attenzione a questo aerofono).  Inoltre aggiungo che per me la figura più eloquente e rappresentativa  dell’Abruzzo popolare è proprio lo zampognaro; non ci sono altre figure per l’Abruzzo altrettanto emblematiche ad eccezione dell’erborista di Montebello di Bertona,  del venditore di origano  della Maiella  e dell’arrotino della Valle Peligna.

In un mondo come il nostro che tende a rendere tutto sempre più  facile e più semplice, pensa che ci potrà essere spazio per la zampogna?

I tempi e i gusti delle persone mutano e la zampogna ormai è uno strumento desueto. Non credo che possa avere un futuro roseo e inserirsi nella vita dei tempi attuali come lo è stato in passato.  É uno strumento   di grande cultura, legato alle nostre antichissime radici, ma che richiede sicuramente passione, specifiche e indubbie capacità di coordinazione e  dedizione;  basta pensare che va accordata continuamente.  Pur essendo stata molto rappresentativa  proprio della Valle del Ruzzo e del Mavone, per ironia della sorte, la zampogna è stata uccisa dagli stessi teramani con la diffusione dell’organetto, che ha decretato la sua scomparsa. Ci sono attualmente ben quattro fabbriche di organetti nella provincia di  Teramo (a Penna S. Andrea, Giulianova, Teramo e Nepezzano)  mentre c’è un solo laboratorio per la costruzione di zampogne  a Pretara. E questo è molto significativo.

Che cosa si sente di dire alla comunità di Cerqueto, dopo l’incontro del 24 marzo?

Senz’altro direi che a Cerqueto si dovrebbe dare spazio agli strumenti musicali della cultura popolare,  conservati nel Museo e magari dedicare, in occasione del prossimo riordinamento museale,  almeno una stanza agli strumenti musicali.

Adina Di Cesare

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