La fine di un dittatore

Finalmente si sono conclusi 42 anni di dittatura spietata. Il colonnello che ha sottomesso il suo popolo per anni, che si è sporcato le mani col sangue di migliaia di innocenti, è arrivato al capolinea. Era un uomo che si qualificava re dei re in Africa. Il rivoluzionario antipatico e nello stesso tempo amico dell’occidente.Si rendeva ridicolo col suo modo di presentarsi, con la sua tenda che  portava con sé in giro per il mondo, ma era ben accolto perché riempiva le banche occidentali con i suoi petrodollari. Non era allora considerato come dittatore, né ci si preoccupava degli elementari diritti umani da lui violati in patria. Erano più importanti i soldi che investiva in Europa, nonostante tutti fossero a conoscenza che questi erano soldi sottratti illegalmente al popolo libico. Il risveglio tanto atteso dei popoli arabi, l’arrivo prematuro di una primavera che ha prodotto una contagiosa voglia di libertà in tutta l’area, ma soprattutto il continuo digradarsi delle condizioni di vita, hanno scosso pesantemente il regime totalitario libico affrettando così la sua fine, e speriamo che non sia l’ultimo ad essere spazzato via.

Nel suo lungo corso, la Storia ha visto nascere diversi personaggi come il colonnello, e anche a questi si fa cenno in due versetti del Corano che recita: “E non credere che Dio sia disattento a quello che fanno gli iniqui. Concede loro una dilazione fino al Giorno in cui i loro sguardi saranno sbarrati. Verranno umiliati, la testa immobile, gli occhi fissi, il cuore smarrito.” (Abramo 14, 42-43). Se i dittatori arabi fossero davvero dei buoni musulmani, come pretendono, avrebbero letto i sopraccitati versetti. Cosa che sicuramente li avrebbe invitati ad una lunga e profonda riflessione. Ma, a quanto pare, non l’hanno mai fatto, e ammesso che un giorno abbiano avuto l’occasione di leggerli, dubito che li abbiano capiti. In realtà non serve essere dotati di chi sa quale grado di intelligenza per trarre delle utili lezioni dalla Storia.

Sembrerebbe che chiunque in quell’area, quando accede al potere, concepisca nel cervello l’idea assurda di essere diventato il possessore eterno dell’intera sua nazione. Tutti i dittatori, in qualsiasi parte del pianeta, hanno sempre fatto una brutta fine, e al termine della loro sciagurata carriera sono stati umiliati. Quelli che riescono in qualche modo a sfuggire ai rivoltosi, se la stanno vedendo con delle malattie incurabili. Situazioni in cui potere militare e soldi non servono assolutamente a nulla.

Probabilmente il colonnello contava sull’appoggio degli amici occidentali, ma questi sono stati i primi a scaricarlo, anzi ad attaccarlo. Non aveva capito il colonnello che, quando si tratta di salvaguardare certi interessi economici, non si guarda in faccia nessuno. Sarà vera l’ipotesi secondo la quale l’ex amico libico era diventato una minaccia per determinati interessi e quindi doveva essere eliminato? O che il nuovo ordine mondiale aveva bisogno di un nuovo agnello da sacrificare dopo quello iracheno? Sta di fatto che, nonostante ai combattenti del Consiglio Nazionale di Transizione libico fossero stati impartiti precisi ordini, ossia di catturare il colonnello vivo e portarlo davanti ad un tribunale libico. Qualcuno (forse un agente occidentale infiltrato?) avrebbe disobbedito agli ordini e avrebbe sparato per uccidere il rais. Il motivo è chiaro: farlo tacere per sempre.

Si tratta naturalmente solo di una semplice e sintetica lettura degli ultimi avvenimenti legati alla faccenda libica. Chiaramente c’è chi la pensa in modo diverso, ma come sempre, sarà la storia a dire l’ultima parola. Prima o poi spunterà qualcosa di simile a Wikileaks, che manderà in giro documenti top secret per dire al mondo come sono andate veramente le cose.

Mustapha Baztami

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