Lavori in corso al museo

Statuine lignee - (Tradizioni a Cerqueto - Regione Abruzzo -aprile 1983)Con notevole ritardo, come purtroppo da consuetudine nella maggioranza delle opere pubbliche, sono quasi terminati i lavori di riqualificazione del museo etnografico di Cerqueto. Sarebbe meglio dire “la prima parte dei lavori”, in quanto restano da ultimare alcune opere.
Grazie al finanziamento PIT di 160.000 euro della Comunità Europea, e con 16.000 euro di cofinanziamento comunale, è stato possibile riqualificare lo spazio esterno ed intervenire solo in parte sull’arredamento degli interni.
Con la somma a disposizione, c’erano due alternative: utilizzarla per rendere da subito fruibili e sufficientemente accettabili gli ambienti, così da sistemarvi in modo definitivo gli oggetti e riaprire il museo senza dover fare in seguito altre grandi variazioni, oppure fare una scelta moderatamente più ambiziosa. Tentare cioè di rendere più interessanti gli spazi, ma rinunciando, fin dalla progettazione, all’idea che alla sua riapertura il museo sarebbe uscito fuori completato, pur se in modo appena decente, in ogni suo aspetto.
Abbiamo preferito questa seconda opzione (la quale richiedeva sicuramente più pazienza e coraggio) in quanto si vuole che il museo funzioni realmente, riesca cioè ad attrarre visitatori, ad avere orari stabili di apertura e chiusura e ad offrire percorsi piacevoli, allettanti ed originali.
Per provare (riuscirci è un’altra cosa) a raggiungere questi specifici obiettivi, i fondi ottenuti non erano sufficienti, soprattutto a causa del pessimo stato di conservazione in cui versava il cortile esterno e per la necessità di riordinare la disposizione ed i collegamenti degli ambienti interni.
L’esteso muro perimetrale esterno è stato rivestito in pietra. La preferenza iniziale era per la pietra locale, recuperata dai fabbricati diroccati presenti nel nostro paese. Questa doveva essere intervallata, nella posa in opera, da piccoli richiami di pietre prese direttamente sulla nostra montagna e da sporadici tagli trasversali con segmenti di travi di quercia antiche. Non è stato possibile però trovare le pietre adatte nella quantità necessaria e soprattutto rimanere nei limiti prefissati per la spesa.
Un piccolo dubbio per l’utilizzo di questo tipo di pietra era poi nelle caratteristiche architettoniche dell’edificio, risalente agli anni ’70. Un edificio moderno, tutto regolare, ad angoli retti, la cui visione avrebbe contrastato con quella simultanea di un muro fatto di pietre irregolari e più adatte, viceversa, a demarcare ed a sottolineare un edificio antico o rustico.
Abbiamo allora, dopo numerose ricerche nelle cave abruzzesi, preferito la pietra delle cave di Lettomanoppello che sembrava adattarsi meglio all’architettura dell’edificio, in quanto questa pietra, a differenza della nostra calcarea e dura, si presta ad essere lavorata e squadrata, così da formare un muro abbastanza regolare, coerente con il fabbricato soprastante. Le tonalità di questa pietra poi, una volta invecchiata, ricordano abbastanza quelle delle nostre rocce, con dominanza di colori tra il grigio ed il giallo, nonostante la diversa composizione chimica tra i due tipi di pietra.
All’esterno sono state realizzate altre strutture, come una tettoia per l’alloggiamento dei carri e degli aratri, una vasca rettangolare per la piantumazione delle piante tintorie, un’area riservata alla carbonaia ed una al rifugio per pastori.
Non tutte le cose fatte sono per me pienamente convincenti, anzi ci sono alcune evidenti pecche, in parte indotte anche dal poco tempo avuto a disposizione per la progettazione: i tempi di esecuzione si sono poi dilatati, ma, dal punto di vista burocratico, non è per nulla facile fare varianti sulle decisioni prese in fase di progetto. Non si può purtroppo tornare indietro, ma è evidente che alcune scelte edili o relative ai materiali utilizzati sarebbero dovute essere meglio ponderate. A parziale giustificazione, c’è da dire che inizialmente esisteva solo un progetto preliminare, cioè solo un disegno con linee di indirizzo e calcoli approssimativi, che avevo fatto diversi anni fa ed utilizzato a  ripetizione in ogni occasione adatta per il finanziamento. Il progetto esecutivo è stato invece elaborato solo in un mese e mezzo nell’autunno dello scorso anno, in quanto, se fossero stati rispettati i tempi, i lavori sarebbero dovuti terminare nel mese di dicembre 2014.
Entro il mese di giugno cercheremo, comunque, di comporre la carbonaia, grazie all’aiuto di Domenico Massimi, un anziano carbonaio di Nerito, che ha portato avanti questo mestiere fino a qualche anno fa.
Nel frattempo, abbiamo eseguito, da soli e con un lavoro ed una spesa non indifferenti, parte del trattamento antitarlo dei pezzi e Giorgio ha abilmente realizzato numerose cornici in legno che serviranno ad alloggiare diverse iconografie.
Restano da migliorare l’ingresso al museo dalla strada comunale, la sentieristica all’interno del cortile e da rinnovare completamente le tegole del tetto, perché le attuali sono tutte logorate e l’umidità penetra dentro le stanze.
Restano, soprattutto, da ultimare ed arricchire gli ambienti interni, con pannelli e schede esplicativi, nuovi espositori, piedistalli, indicatori degli oggetti, illuminazione appropriata delle stanze ed altri accorgimenti orientati a rendere visivamente più efficace e comprensibile la visita al museo.
Per completare i punti appena sommariamente citati occorrono circa cinquantamila euro, fondi che confidiamo di poter reperire in modo abbastanza agevole. Almeno speriamo.
Una stanza del museo è stata riservata alla creazione di una sezione dedicata agli strumenti musicali della tradizione pastorale abruzzese, all’interno della quale la zampogna “cerquetana” avrà un rilievo di primo piano. Il suggerimento è venuto dal professore pescarese Vito Giovannelli, noto e poliedrico studioso del settore, il quale si occuperà in prima persona dell’allestimento di questa sezione. L’incontro col professor Giovannelli, nato via web grazie ad un articolo di Adina su cerquetoinforma dedicato alla zampogna, è stato per noi davvero importante, sia per i suoi suggerimenti sull’effettivo valore “museale” di alcuni oggetti piuttosto che di altri, sia per l’enorme quantità di informazioni, curiosità e collegamenti tra usanze e tradizioni di varie culture popolari, delle quali Giovannelli è riconosciuto e stimato esperto.
Il suo sostegno poi è non solo sul piano culturale, ma anche sul piano concreto. Ha arricchito in modo sostanzioso e congruo il museo, donandoci alcuni strumenti particolari della tradizione musicale abruzzese, strumenti che si è procurato in anni di ricerche e studio, e numerose sue iconografie realizzate con straordinaria arte e maestria.
Altra gradita e notevole donazione è quella di Roberto Durigon, un collezionista di importanti ceramiche abruzzesi, che ci ha fatto l’onore di considerare il nostro museo come luogo degno di poter accogliere parte dei suoi pezzi, alcuni di ragguardevole pregio, come meglio specificato nei relativi articoli presenti in questo numero di cerquetoinforma.

Pur sapendo fin da ora che non si tende affatto a creare una raccolta disordinata e multiforme, ma piuttosto avente una sua particolare tipologia, in seguito dovranno essere definite disposizioni specifiche che regolino le donazioni di oggetti.  Abbiamo pensato che si potrebbe considerare anche la forma del comodato d’uso e  valutare di volta in volta le modalità e i tempi delle proposte.

Nei mesi di luglio ed agosto prevediamo di allestire il museo con gli oggetti attualmente a disposizione. Come accennato, non sarà una sistemazione definitiva, perché bisogna ancora intervenire sulla struttura degli interni. La provvisoria sistemazione ci permetterà comunque di riaprire temporaneamente il museo e di avere una visione d’insieme dei numerosi oggetti, così da poter decidere in modo più dettagliato del loro futuro e definitivo ordinamento.
In questa prima fase di approntamento, che richiederà sicuramente impegno, sarà utile l’apporto di tutto il paese: la partecipazione corale sarà fondamentale per il miglioramento del museo. Insieme, come abbiamo dimostrato in altre occasioni ed in altri ambiti, possiamo creare ambienti e contesti tali da suscitare interesse verso il nostro museo. Ognuno, come al solito, può rendersi utile per le competenze di cui è portatore. E’ anche un modo questo di sentirci uniti e vitali e, se tutto andrà come si spera, orgogliosi sia per quello che saremo riusciti a realizzare, sia per aver generato, col nostro impegno, anche qualche possibilità lavorativa.
Particolare della sella d'argento con san Giorgio che uccide il dragone (Tradizioni a Cerqueto -Regione Abruzzo - aprile 1983).Nella convinzione che l’aspetto “architettonico” ha una sua non marginale importanza, tra le cose che necessitano dell’aiuto collettivo c’è, ad esempio, la cura dello spazio esterno al museo. Così tutta la scarpata superiore della strada comunale, cioè dal museo al muro dell’albergo, dovrebbe essere ricoperta, o meglio dire ornata, con la piantumazione di piante autoctone stagionali ed adatte a giardini con scarpate ripide, in modo tale da formare uno scenario nel quale ci siano colori e fiori in ogni momento dell’anno.
Questa, come altre piccole idee, richiede lavoro ed è per questo che serve la collaborazione di tutti, senza peraltro doversi sentire in alcun modo vincolati. Sono cose si possono fare nell’arco di qualche anno ed in modo leggero, nel tempo libero estivo, senza dover tralasciare impegni personali, logicamente più importanti. Tutto l’allestimento del museo richiederà infatti miglioramenti successivi nel tempo, un cantiere in continuo divenire.
Ci sarà chiaramente bisogno, poi, di persone adatte per la direzione e l’organizzazione di tutte le attività proprie di un museo. Il Comune è adesso proprietario del museo, in quanto a suo tempo la Pro Loco decise di affidarlo all’ente comunale per poter reperire in modo più autorevole (si fa per dire) i fondi. A breve dobbiamo quindi definire un modo condiviso per la gestione del museo.
Allo stesso tempo, bisogna ancora scegliere in modo definitivo, e con il concorso di tutti, il nome del museo. Per adesso è rimasto il nome scelto al momento del progetto definitivo: “Museo Etnografico del Gran Sasso Don Nicola Jobbi Cerqueto”, acronimo: “ MUSJC”. La scritta, della quale per motivi economici ne è stata realizzata solo una parte, è stata composta con lettere di legno, ricavate dalle tavole di quercia prese da una vecchia casa in ristrutturazione al Rione Castello. Il riferimento al Gran Sasso è motivato dal fatto che in questo modo il nostro museo può conglobare tutta la cultura popolare della vasta area geografica del Gran Sasso (senza dimenticare che dall’edificio si può ammirare una vista completa della montagna). Il riferimento a Don Nicola, cioè al fondatore del museo, è evidente a tutti. Il nome Cerqueto è essenziale per dare risalto al nostro paese. L’acronimo MUSJC (Museo Jobbi Cerqueto) è un richiamo onomatopeico alla musica, la quale rappresenta il settore nodale dei beni immateriali patrimonio del nostro paese.
Qualora si volesse cambiare il nome, la maggior parte delle lettere in legno di quercia già intagliate può essere comunque riutilizzata  per la nuova eventuale composizione.

Il museo rappresenta una delle poche risorse di Cerqueto ed è semplicemente questo il motivo per il quale tutti dovremmo impegnarci per farlo funzionare in modo degno ed efficiente. Noi non abbiamo una ben definita peculiarità sulla quale far leva per generare reddito e lavoro, che soli permettono una residenza stabile, però abbiamo questa e molte altre piccole potenzialità. La razionale ed efficace combinazione di tale insieme di risorse potrebbe costituire lo stimolo adatto e necessario ad una auspicabile dinamica ripresa dello  sviluppo economico e sociale del paese.

Angelo Mastrodascio

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