Mio padre … Classe 1911

“ La guerra è una brutta bestia, da qualsiasi parte la vuoi considerare “  Frase che  spesso  ho sentito  dire da mio padre; parole che, nel ricordo dei  suoi pochi racconti, con il passare degli anni, ho cercato sempre più di comprendere. Avevo tre anni quando mio padre tornò definitivamente a casa, dopo la prigionia nel lager tedesco.  Nel dopoguerra c’era poco da raccontare. Bisognava lavorare e cercare di ricostruire quello che la guerra aveva distrutto, famiglie e cose. Rare volte ho chiesto a mio padre di raccontarmi quei terribili anni perché avevo la sensazione che non volesse trasmettere a me e al resto della famiglia le paure e le brutture vissute. Ho sempre conservato gelosamente tutti i suoi documenti e gli appunti personali, da quando nel giugno del 1982 si spense definitivamente nella sua Cerqueto, nella casa dove era nato. Ho sempre rimandato, anno dopo anno, il desiderio di sistemare tutto tra i classici album fotografici e contenitori per documenti. La decisione soddisfare questo desiderio è venuta grazie alle pubblicazioni di Cerqueto InForma che in ogni numero riporta storie  di guerra, vissute dai  cerquetani. Racconti eccezionali che fanno pensare … e l’emozione riportata nel leggerli mi ha convinto che è  bene raccontare  storie del genere affinché  l’uomo  non si trovi mai più in simili tragedie. Così ho deciso di iniziare a capire. E’ stato emozionante riprendere in mano foto, negativi e quei documenti sgualciti dal tempo. Passato questo primo impatto di grande emozione, ho iniziato ad approfondire ogni dettaglio, a ricercare in tutti i modi possibili, trascorrendo molto tempo sul sito del Regio Esercito,  per comprendere  gli avvenimenti storici, che vanno dalla fine della Grande Guerra del 1915-18 e la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Mio padre, Natale Guida, nasce a Cerqueto il 24 dicembre 1911 da Egidio e Rosa Mazzetta, morta, quando lui aveva circa 10 anni, di polmonite, una malattia che colpì molte persone sia a Cerqueto che altrove. Soldato di leva , quindi,  con matricola 21 630, viene lasciato in congedo illimitato dal Distretto Militare di Teramo in data 15 febbraio 1932. Un mese dopo, il 17 marzo 1932, viene richiamato alle armi e il 19 marzo viene aggregato al 37° Reggimento Fanteria Ravenna (CAR di Alessandria), 6° e 7°Compagmia, dove si distingue come tiratore scelto con fucile e mitragliere A.4.  Il 16 marzo 1933 viene messo in congedo illimitato  con il giudizio di buona condotta  e servizio con fedeltà ed onore. Rientrato al Distretto Militare di Teramo, viene inserito nel ruolo 115 della forza in congedo Fanteria il 20 marzo 1933. Ma il congedo dura poco perché l’Italia stava preparandosi  alla guerra in Africa Orientale per ampliare, secondo Mussolini, l’ Impero italiano, che già comprendeva quattro paesi africani : l’Eritrea, la Somalia, la Libia e l’Etiopia.

GUERRA  ITALO-ABISSINA

Il 10 aprile 1935 viene richiamato alle armi (per effetto del R.D. n°124 del 12 febbraio 1935) con il 14° Reggimento Fanteria Chieti. Il 16 aprile viene assegnato alla 96° Compagnia e successivamente, il 30 giugno 1935, viene di nuovo assegnato al 14° Reggimento fanteria.  Mio padre, il 28 settembre 1935  parte  per l’Eritrea con il 14°  Reggimento Fanteria mobilitati. Si imbarca  a Napoli e arriva al  porto di Massaua, Eritrea, il 6 ottobre 1935.  Raggiunge, con il 14° Rgt. Fanteria la Divisione “Pinerolo”,  il campo di guerra, dove già operava il II Corpo d’Armata.  I piani iniziali di guerra  prevedevano l’inizio delle operazioni militari dalla regione del Tigrè:  il I Corpo d’Armata Nazionale e il Corpo d’Armata Indigeno, verso Adigrat ed Entisciò; sulla destra il II Corpo d’Armata verso Adua, dal passo di Af Gaga.Tutto era pronto ormai e nel comunicato N°11 del 4 ottobre 1935 il Maresciallo Badoglio annunciava che “ il 3 ottobre, alle ore 5.00, truppe italiane, partite dalle basi in Eritrea al comando del Maresciallo Emilio De Bono, avevano oltrepassato i confini del Mareb, tra Barrachit e Meghec in territorio etiopico, spingendosi su un fronte di 20 km dal confine”. La guerra era iniziata.  La 24° Divisione fanteria Pinerolo,  dal motto “Sempre più avanti, sempre più in alto”, inquadrata nella Divisione Gran Sasso,  partecipa attivamente con i suoi reggimenti alla conquista del passo Af Gaga e di Adua nel Tigrè e successivamente nella prima battaglia del Tembien (14-20 dicembre 1935);  la battaglia dell’Endertà (10-15-febbraio 1936);  la seconda battaglia del Tembien (27 febbraio);  dello Scirè (29 febbraio-3marzo1936) con la valorosa ed eroica azione del II Corpo d’Armata con la 24° Divisione “Gran Sasso” e del IV Corpo d’Armata ; la battaglia di Mai Ceu (31 marzo 1936);  e quella seguente del lago Aschianghi (31 marzo – 15 aprile 1936). Nel frattempo anche il generale Rodolfo Graziani, sul versante somalo, il 25 aprile, occupava Harar e Dagahbur  e successivamente, anche a rilento per il maltempo, raggiungeva l’obiettivo prefissato Dire Daua.  Il 5 maggio 1936 le truppe italiane occuparono la capitale Addis Abeba, ormai abbandonata, il 2 maggio, dallo sconfitto Imperatore Re  Hailè Selassiè. Il 7 maggio l’Italia incluse ufficialmente l’Abissinia, il 9 maggio 1936 annunciò la fine della guerra e proclamò la nascita dell’Impero, nominando Imperatore d’Etiopia il Re Vittorio Emanuele III, e per entrambi quella di Primo Maresciallo dell’Impero. Badoglio diviene primo vicerè d’Etiopia e  Duca di Addis Abeba. Mio padre  il 27 luglio 1936  riparte dal porto di Massaua  e arriva a Napoli il 4 agosto 1936. Rientrato nel deposito del 14° Reggimento Fanteria a Chieti, il 9 agosto 1936, viene collocato in congedo illimitato ai sensi della circolare ( n° 38091 o 38001) del 21 giugno 1936 . Ma il meritato riposo, alla luce anche dei Riconoscimenti

Militari ottenuti, dura poco.  Infatti l’Italia si apprestava ad un’altra guerra ancora più devastante attraverso la campagna Greco-Albanese.  Era iniziata la seconda guerra mondiale.

LA CAMPAGNA ITALIANA IN GRECIA

Di nuovo richiamato alle armi per esigenze militari di carattere eccezionali, giunge al Deposito 14° Fanteria l’ 8 dicembre 1940, il  21 febbraio 1941 parte da Napoli per l’Albania per raggiungere il 14° Reggimento Fanteria. Il 22 febbraio sbarca a  Valona ( porto dell’Albania  a solo 70 miglia nautiche dalla costa di Salento) e raggiunge il 14° Reggimento Fanteria Mobilitato in territorio dichiarato in stato di guerra e  dal 22 febbraio 1941 al 23 aprile 1941, partecipa alle operazioni di guerra svoltesi al fronte Greco-Albanese.   Alla 24 ° Divisione Fanteria “Pinerolo”, ricostituita nel 1939 con in organico il 13° e 14° Reggimento Fanteria,   già operante dal 18 gennaio 1941 in Albania, è affiancato anche dal 18° Rgt. Artiglieria “Gran Sasso”, dal 313° Fanteria e dalla Legione d’assalto “L’Aquila” ,  dal III Btg. Mitraglieri, il XXIV Btg. Mortai da 81, il 24° Cp. cannoni anticarro da 47/32, il 6° Rtg. Cavalleria “Lancieri di Aosta” e il 7° Rtg. Cavalleria “Lancieri di Milano.

Quando mio padre raggiunge con il 14° Reggimento Fanteria Mobilitati la zona di guerra, i combattimenti maggiori si svolgevano sui capisaldi di Chiaf, Chiciocut, Bregu Gliulei, Chiaf Bubesit e Bumesi. La battaglia per fermare l’ avanzata dei nemici nella zona di Bubesi e Bregu Scialesit era supportata quasi interamente dalla Divisione Pinerolo che partecipava anche alla difesa  nel settore di Tepeleni (dal 29 gennaio al 12 febbraio). La battaglia di Tepeleni, imperniata sul mantenimento delle posizioni del Golico e della Shendeli, fu una delle più cruente e sanguinose per ambo le parti  e si protrasse sino a metà marzo. Dal 20  al 28 febbraio vi fu una pausa dovuta alle proibitive condizioni climatiche per entrambe le parti tanto da compromettere la sopravvivenza di molti soldati colpiti da  congelamento agli arti. La copiosa neve con temperature inferiori anche a -15°, accompagnata da un vento gelido e violento, arrestò entrambe le truppe nemiche. Passata la tregua, i combattimenti ripresero e grazie all’arrivo di altre Divisioni  iniziò la controffensiva italiana. Il 9 marzo 1941 entrò in campo il 14° Reggimento Fanteria Mobilitati con la Divisione Pinerolo con a capo il Generale Giuseppe Di Stefanis, e prese parte alla  controffensiva italiana nelle zone di Monte Scialesit, lago di Ocrida, Bilishiti , con l’incarico di occupare la regione del Cresciows. Un obiettivo raggiunto al termine di dure battaglie e molte difficoltà per la natura del terreno e la presenza di notevoli forze avversarie. Nel frattempo, 6 aprile 1941, la Germania stava per attaccare la Jugoslavia e la Grecia per porre in atto l’attacco verso la Russia. L’esercito greco non volle abbandonare le postazioni conquistate in Albania e riprese l’offensiva contro gli italiani, appoggiato anche da quello jugoslavo ma senza risultati.  L’8 aprile la Divisione Pinerolo ricevette l’ordine di trasferirsi sul fronte jugoslavo-albanese confinante con quello greco-albanese e a partire dal 9 aprile, la Divisione  venne inquadrata nel III Corpo d’Armata e venne trasferita a Perrenjes, confine greco-albanese.  Il 12 Aprile il Comando Supremo greco, preoccupato dall’avanzata tedesca, ordinò di ritirarsi dall’Albania. Il 14 aprile i reparti italiani,impegnati in continui scontri con le retroguardie greche, ripresero Coriza e tre giorni dopo Erseke. Il 19 aprile raggiunsero le coste greche del Lago di Prespa e il 22 arrivò sul ponte di Perati.   Il  22 aprile 1941 si concluse così la campagna di Grecia con la resa incondizionata di tutte le forze armate greche. Le operazioni italiane terminano con l’occupazione di Corfù il 28  e il 30 aprile 1941 delle isole di Cefalonia, Zande ed Itaca.  Il 3 maggio 1941 un’imponente parata tedesco-italiana ad Atene celebrò la vittoria delle potenze dell’Asse. Ma un grave episodio complicherà ancora la vita delle truppe italiane a seguito del fallito attentato contro il Re Vittorio Emanuele III a Tirana, il 12 maggio 1941. La cattura e la fucilazione dell’attentatore albanese, Vasil Laci, fece scattare la rivolta della popolazione contro gli occupanti italiani  che reagirono con molteplici operazioni di rastrellamento e normalizzazione del territorio, in particolare nelle città di Valona, Fieri, Berat e Argirocastro, divenuti centri attivi di lotta partigiana. La situazione in atto costrinse il Comando Supremo delle Forze Armate a spostamenti di alcune Divisioni. Infatti nel mese di giugno 1941 il 14° Reggimento Fanteria Mobilitati Pinerolo venne trasferito in Grecia nella vasta regione della Tessaglia rimanendo in zona fino all’8 settembre 1943 con compiti di presidio e controguerriglia.   Il protrarsi degli scontri armati e di ritorsioni, anche contro i civili, portò,  all’inizio del 1942, il Regio Esercito ad effettuare numerose campagne di rastrellamento del territorio che si estese per 27 regioni d’Albania con lo scopo di distruggere i gruppi partigiani organizzati. Anche in questa guerra, come in Africa Orientale, nei vari bombardamenti aerei e di artiglieria furono usate armi chimiche, tra queste le bombe caricate con i bacilli che provocavano malattie come il colera, il tifo e la dissenteria, coinvolgendo anche gli italiani, che al loro passaggio ne respirarono le sostanze. Mio padre, dopo un breve rientro in Italia , raggiunge nuovamente  il 14° Rtg. fanteria Pinerolo in Grecia con il quale, dal 18 novembre 1942 all’8 settembre 1943 partecipa alle operazioni  di guerra in svolgimento nei balcani in territorio greco-albanese. La regione centrale della Tessaglia fu teatro, fino al luglio 1943, delle ultime battaglie cruenti di guerra  per la Divisione Pinerolo e mio padre, proprio  nella città di Lamia, nella zona della Tessaglia tra Atene e Larissa,  viene  colpito dalla Malaria.  Così, oltre alle tremende  condizioni della guerra, deve combattere contro una delle malattie più gravi esistenti in quei tempi, la MALARIA.  Il 6 novembre 1942 viene ricoverato all’ospedale di campo n° 495 dove gli viene diagnosticata la Malaria Primitiva Terzana maligna. Notevoli le cure praticate ad iniziare dal Chinino che lo costrinsero ad altri due ricoveri, tra una azione militare e l’altra, nel 1943.

IL  LAGER

L’8 SETTEMBRE  Badoglio dichiarò l’armistizio e la fine della guerra e la  24°Divisione Fanteria “Pinerolo” si dissolse  in territorio greco, nella Tessaglia, l’11 settembre 1943. Ma non era ancora tutto finito. I giovani militari italiani vivranno ancora esperienze terribili, colpiti dalle notizie della disfatta dell’esercito italiano, dal non sapere cosa fare, dal ritrovarsi come nemico l’ex alleato tedesco e dalla difficoltà di dover decidere da che parte stare. Così nel settembre 1943 i nostri soldati si trovarono sbandati e davanti alle forze armate tedesche furono costretti a scegliere tra la vita e la morte. Infatti il Comando Spremo della Wehrmacht  dichiarò il 10 settembre che i “militari italiani che avessero opposto resistenza andavano considerati  nemici e fucilati se non avessero consegnato le armi “ Invece  “ coloro che consegnavano le armi sul suolo italiano potevano tornare a casa, mentre le truppe disarmate fuori dal territorio nazionale sarebbero state subito rimpatriate”.  Un inganno che costò la vita di molte persone. Mio padre, allo sbando e  in condizioni fisiche ancora debilitate per via della malaria, viene catturato da tedeschi  e condotto in Germania, con un viaggio in condizioni disumane, al campo di concentramento di Torgau , al  IV° B n° 242539  di matricola e poi al  lager di Eilenburg dove lavora come operario in una  fabbrica di acciaio, la Fleischer & Son, dall’ottobre 1943 al maggio 1945.   Torgau,  una città sulle rive del fiume Elba nel nordovest della Sassonia, Germania, tra l’altro nel 10° secolo cadde sotto il dominio dei Santi imperatori romani,  fu parte integrante dei famigerati lager nazisti, dove furono deportati migliaia di prigionieri dall’Italia.  Con il trasferimento a Eilenburg subisce, oltre al lavoro disumano di 12 ore giornaliere, tutte le sofferenze e umiliazioni del durissimo campo di concentramento, fino alla liberazione da parte delle Truppe Alleate avvenuta nella primavera del 1945.  Oltre agli scarsissimi pasti giornalieri, un’altra sofferenza fu il freddo intenso per lo scarso vestiario. Questo procura a mio padre il congelamento ad un piede. Numerosissimi subirono anche la tubercolosi. Quando qualcuno moriva il già mal ridotto vestiario veniva preso dai sopravvissuti per completare il proprio. Una pietosa necessità ma che  serviva a salvare altre vite.

LA FINE DELLA GUERRA, LA LIBERAZIONE E IL RIENTRO IN PATRIA

Torgau, oltre ad essere stata tristemente zona di lager, rimane nella storia per il primo incontro russo-americano che decise la fine del conflitto in Europa. Esattamente, il 25 aprile 1945, le forze armate americane della 1° armata e le forze russe della 5° armata di difesa si incontrarono su un ponte  tra le sponde del fiume Elba, ora ricordato come “Day Elbe”.  Le forze armate tedesche si arresero sul fronte occidentale il 7 maggio e su quello orientale il 9 maggio. L’otto maggio 1945 venne proclamato giorno ufficiale della Vittoria in Europa (V-E Day). Liberato finalmente dalla prigionia, mio padre rientra  in ITALIA  il 27 GIUGNO 1945.  Il 28 giugno gli viene concessa una licenza straordinaria di rimpatrio di 60 giorni .  Il 4 agosto 1945 la Commissione Interrogatrice del Distretto Militare di Roma dichiara che “ nessun addebito può essere elevato in merito alle circostanze della cattura ed al comportamento tenuto durante la prigionia di guerra “  e il 28 agosto 1945  viene collocato in congedo illimitato ai sensi della circolare 9684 del 17 luglio 1944. Mio padre riprende a lavorare e, come tutti gli italiani, a lavorare sodo per ricostruire quanto era andato perso in quegli anni bui, l’amore della propria famiglia, la casa: una ricostruzione lunga e faticosa.
“ Natale,  perché non fai domanda di risarcimento per il congelamento al piede e alla malaria subita durante la guerra?”  spesso gli chiedeva mia madre e la risposta di mio padre era sempre la stessa “ A Mari, io ringrazio Dio che sono tornato vivo da quell’ inferno, mentre tanti altri non ce l’hanno fatta! La guerra è una brutta, ma veramente una brutta bestia!”.


DECORAZIONI e  ONORIFECENZE

– Decorato della medaglia commemorativa con gladio romano per le operazioni militari in Africa Orientale istituita con Regio Decreto del 27 aprile 1936  n° 1150 ,   n° 252090 di concessione) Campagna d’Africa 1936/1936.
– Concessa Croce di Merito di guerra per le operazioni in A.O. in virtù del R.D. 2 luglio1936 n° 1712,  n° 5959 di concessione).
– Conferimento della Croce al Merito di Guerra in virtù del R.D.  del 14-12-1942 n° 1940  per la partecipazione al conflitto 1940-1943 (Determinato dal Comiliter di Roma in data 24 luglio 1956, n° 43834 di Concessione.
– Conferimento della Croce al di Guerra in virtù  del R.D. 14-12-1942 n° 1729 e legge n° 4-5-1951 n° 571  per internamento in Germania (Determinato dal Comiliter di Roma in data 24-7-1956 , n° 4482 di Concessione.
– Dal Distretto Militare di Teramo il 3 maggio 1957 vengono assegnate 2 concessioni: autorizzato a fregiarsi del distintivo del periodo bellico 1940-1943 (Decreto del Presidente della Repubblica 17 novembre 1948  n° 1590) e ad applicare sul nastrino n° 1 (una) stelletta d’argento;   autorizzato a fregiarsi del distintivo della Guerra di Liberazione (Decreto del Presidente della Repubblica 17 novembre 1948  n° 1590  e 5 aprile 1950 n° 254) e ad applicare sul distintivo n° 2 (due) stellette d’argento.

Vittorio Guida

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