Per chi suona la zampogna cerquetana?

Forsythia – Ph. Giuseppe Bianchini

La zampogna conservata nel museo  etnografico di Cerqueto certamente non tornerà a farsi più sentire e, come da diversi decenni, continuerà ad osservare  per sempre il silenzio. Se la zampogna cerquetana tornasse a suonare verrebbe sottoposta ad uno stress al quale non è più abituata da tempo e sarebbe uno sforzo inutile e destinato a fallire. Essa, come gran parte degli strumenti antichi, è come un tesoro,  uno scrigno, che va  ammirato e studiato perché possa essere riprodotto e perché  le sue  melodie  possano tornare a suonare.  Sono quelle melodie che raccontano  il nostro passato e la nostra storia e parlano di noi e dei valori del nostro territorio e per questo devono  risuonare ancora.

Fortunatamente, grazie alla passione per l’antica arte di questo strumento da parte di costruttori, nonché suonatori,  come  Nevio Di Michele  di Pretara e Francesco Sabatini di Luco dei Marsi, la zampogna cerquetana continuerà a vivere  e  a  trasmettere e comunicare antichi messaggi culturali. I contenuti e i valori mediati da questa musica tradizionale e arcaica, ci immergono in mondi solo apparentemente molto lontani da noi poiché sono quei mondi a noi direttamente collegati, rappresentano le nostre radici da cui possiamo attingere sostanze vitali.  E quindi a buon diritto ci appartengono.Gabriele Fotia suona la zampogna cerquetana, ricostruita da  Francesco Sabatini - 24 marzo 2013

Per chi suona la zampogna cerquetana?  Suona per ognuno di noi. Suona per i cerquetani  come incitamento perché conservino degnamente il proprio patrimonio storico-culturale di grande valore.  Suona per tutta la comunità come un segnale, un richiamo importante perché valorizzi il modello particolare di zampogna zoppa, che abbiamo la fortuna di conservare a Cerqueto e,  per questo, battezzata zampogna cerquetana. A pieno titolo la zampogna nell’arte dei suoni, nell’arte della musica, possiede un patrimonio musicale vario, dalle potenzialità tuttora da scoprire, vanta una tradizione culturale importante  e antichissima che può e deve  proseguire anche con il nostro apporto, il nostro impegno e riconoscimento.

Antica zampogna cerquetana e copia di Nevio De MicheleLa realtà in cui viviamo si nutre del contributo intelligente e appassionato di chi le anima. È sicuramente vero che molti problemi e molte scelte per la loro dimensione e per la loro complessità non possono essere affrontate dai singoli cittadini, ma è altrettanto vero che una maggiore partecipazione di ognuno di noi nelle forme possibili può contribuire  a determinare scelte di grande importanza politica in una direzione piuttosto che in un’altra. Non possiamo pensare che la vita sociale in cui siamo inseriti dipenda solo dagli altri  e non possiamo pensare che a noi spetti solo il diritto di critica o di lamentela. Sarebbe un grave peccato di omissione!

La zampogna suona per i nostri governanti affinché sia data finalmente un’ adeguata sistemazione  ai tanti oggetti del Museo Etnografico rimasti ammonticchiati per troppo tempo. Materiale raccolto e mantenuto con i sacrifici  di tante persone. Nonostante i numerosi e importanti  reperti siano meritevoli di considerazione, di approfondimenti, di studi, di schede illustrative, son passati ormai cinquanta anni e la preziosa collezione dei tanti e vari oggetti, utensili, arnesi, strumenti,  telai, torchi, stoviglie, testimonianza della cultura agricola e pastorale del nostro territorio, della sua vita  vera e autentica, sono ancora  membra sparse,  anonime  e neglettamente misconosciute. Non è avvenuto ancora nulla nonostante i tanti sacrifici e le ripetute sollecitazioni. Sono passati altri tre decenni da quando Giammario Sgattoni, nel 1983, nel suo articolo Il folklore negletto (dal catalogo: Tradizioni a Cerqueto, Edizioni E.P.T. di Teramo, 1983)   sollecitava gli addetti ai lavori, i responsabili fino a livello regionale,  perché colmassero una siffatta lacuna. Il progetto di utilizzare il Rione Castello, ristrutturato  ma lasciato proprio così com’era,  e tutto destinato al museo,  sarebbe stata una soluzione che avrebbe sì valorizzato e forse dato un impulso decisivo allo sviluppo del  paese. Una soluzione che avrebbe superato sin da allora, e si tratta di trent’anni fa,  il concetto di museo tradizionale che ricostruisse e semplicemente esponesse un mondo, un passato che non esiste più ma che rappresentasse, attraverso modalità adeguate, con il coinvolgimento attivo dei visitatori, la possibilità di far riscoprire ciò che è stato dimenticato del nostro passato  nella corsa verso la modernità. Una soluzione ottima, che, sebbene considerata irrealizzabile già allora, nel 1983, non so per quali ragioni, vale la pena menzionare e ricordare come valida proposta di sviluppo, che teneva in debito conto e considerazione le necessità e i bisogni del luogo.

La zampogna suona, insomma,  come un incitamento a sviluppare piani strategici territoriali, a disegnare in qualche modo un futuro possibile per la nostra terra. Uno stimolo a progettare una produzione di valore culturale, un’offerta  che abbia un ruolo attivo e determinante per innescare un qualche processo di sviluppo del territorio , che partendo dal passato e  utilizzando al  meglio  le nuove possibilità che il mondo moderno ci mette a disposizione  possa sviluppare modelli di comunicazione   della cultura di cui la  nostra terra è portatrice.

Il portone del Rione Castello a Cerqueto - 1970 - Ph. Archivio Giovanni LeonardiSuona per una classe politica finora  del tutto irresponsabile e disattenta a simili  realtà e ai loro bisogni primari,  del tutto irrispettosa del territorio e dei valori di cui questo territorio è portavoce.  E’ un campanello d’allarme  per  responsabilità  finora completamente disattese e per niente osservate dalle nostre istituzioni, preposte esclusivamente per  prendersi cura del territorio, tutelarlo, valorizzarlo e svilupparlo socialmente. Suona come monito perché nulla è accaduto finora di quanto poteva esser fatto.

La zampogna suona perché possa continuare a farsi  sentire e  ad avere ancora un ruolo vivo soprattutto tra i giovani per dare voce ed anima ad un’antica cultura. Ammirevole l’interesse per lo strumento negli ultimi tempi da parte di alcuni  giovani cerquetani .  L’augurio è che possano continuare a coltivare questa passione per uno strumento che  viene dal passato e ha dato e potrà dare molto alla nostra storia.

Adina Di Cesare

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