<<Ce n’è uno che non venderei mai: I legnaioli>> esordisce così Annunziata Scipione, pittrice naif che certamente non ha bisogno di presentazioni, puntando con l’indice la sua opera preferita. <<Il resto, sa Piero (il figlio) cosa fare>>. E, con aria divertita, con i pennelli alla mano posa in ciabatte, nell’ultimo pomeriggio di fine anno, davanti alle sue amate tele, che sono dei veri e propri racconti di vita vissuta.
<<Non ho bisogno di guardare fuori la finestra per dipingere>> spiega <<io ho bene in mente ciò che disegno. Ho trascorso anni e anni fuori all’aperto, per cui so già com’è fatto un albero. Ci sono nata in campagna. Quand’ero piccola aiutavo mio padre a tagliare la legna, raccoglievo le ghiande, le olive e tanto altro. Quanto ho faticato, quanto ho lavorato! So fare anche i cesti in vimini, guarda (indicandone uno) e quanto tempo portano>>.
Insomma, senza troppi fronzoli, l’artista ottantasettenne dipinge ciò che si sente di fare al momento.<<Se ho l’ispirazione, prendo i colori e mi metto all’opera>>. E se oggi non ci pensa su due volte, in passato confessa che non è stato così. <<Quando uno è giovane ha altri pensieri, non ha tempo per queste cose. Ho cominciato a dipingere tardi io, avevo quarant’anni. continua →
Il dipinto, realizzato quest’anno per il manifesto della 49a edizione del presepe vivente di Cerqueto, è dell’artista Annunziata Scipione, novantaduenne di Azzinano (Tossicia), che, nonostante la veneranda età, trova ancora la volontà e la forza di rendere percepibile quello che la sua creatività e sensibilità le suggerisce.
La pittrice non è una novità per le manifestazioni artistiche cerquetane. Già nel 200….. aveva onorato il Presepe Vivente di Cerqueto con un’altra sua opera e nel lontano 1974 aveva partecipato alla 9a Estemporanea di Pittura di Cerqueto ricevendo il secondo premio.
Nella messa in scena dell’opera realizzata quest’anno, la pittrice di Azzinano si affida all’arte prettamente popolare e presepiale, o meglio all’espressione puramente naïf , e genuinamente riproduce la Sacra Famiglia ambientandola proprio nella grotta di Cerqueto, utilizzata da diversi anni per la rappresentazione, completa di tutti i suoi elementi: l’asino, il bue gli angeli, perfino l’arredo. continua →
Ph. Gianluca Pisciaroli, Angela Pinciotti

La nota xilografia di Vito Giovannelli, conservata al Museo di Cerqueto, “Suonatori di zampogna zoppa teramana” è stata riprodotta con il cioccolato, in una veste del tutto nuova, in occasione di Cioccolandia, la tre giorni dedicata al cioccolato e ai dolci svoltasi in Corso Umberto a Pescara all’inizio di novembre. La manifestazione dedicata ai maestri cioccolatai sia abruzzesi che di altre regioni italiane, è stata organizzata dalla Associazione culturale Agorà, in collaborazione con il Comune di Pescara. Durante la dolce kermesse i due zampognari della nota xilografia sono stati modellati, live, su una tavola di cioccolato. A realizzare il bassorilievo degli zampognari è stato lo scultore spagnolo Pablo Garelli, conoscitore e estimatore della zampogna zoppa teramana, ispirato alla xilografia del maestro Giovannelli. continua →
Il presidente dell’ AZADA di Ortona (Associazione Zampognari D’Abruzzo) prof. Aldo D’Anastasio ha premiato l’incisore pescarese Vito Giovannelli, per i suoi studi sulle zampogne arcaiche d’Abruzzo. La premiazione di Vito Giovannelli, socio fondatore del“Nuovo Circolo Aternino”, è avvenuta in occasione dell’apertura della Novena dell’Immacolata, manifestazione zampognara giunta alla quarta edizione. Momento toccante della cerimonia d’apertura è stata la suonata davanti alle edicole votive della città (le famose Madunnelle), dove tutti gli zampognari si sono esibiti a turno, in presenza di un folto pubblico, accorso numeroso anche in occasione dell’apertura del mercatino di Natale. continua →

Pifferaria – Ortona, 6 dicembre 2015
Il professor Vito Giovannelli (di Pescara) al centro della foto con una zampogna zoppa in legno di pruno; lo zampognaro Vincenzo Macedone (di Montorio al Vomano) sulla sinistra; sulla destra il maestro Mario Canci (di Chieti), direttore dell’etno-orchestra abruzzese; dietro di lui Aldo D’Anastasio, presidente dell’istituzione Palazzo Farnese, a Ortona.
Realizzata con il tornio a pedali dal maestro Mario D’Agostino di Villa Latina (Frosinone) tra il 1960 e il 1970, questo esemplare di zampogna zoppa, di proprietà di Vincenzo Macedone, in legno di pruno, risulta essere magnifica manifattura allo stato puro, lavorata dalle abili mani del grande costruttore laziale di zampogne. Il legno di pruno, per la sua compattezza, offre proprietà eccellenti e qualità musicali di primo ordine e fa di questo strumento un oggetto sempre più raro e che si fa ogni giorno più prezioso.
n.d.r.
Per guardarsi dagli iettatori o da cose che possano arrecare sfortuna si dice toccaferro. ”Il ferro, infatti, è il metallo più usato per la difesa” (cfr P.Toschi, Il folklore, Milano, Touring, 1967, p. 87). Il ferro è metallo efficace anche contro il malocchio ed è ritenuto valido, altresì, per proteggersi da alcune malattie.
Nel teramano, a Cerqueto di Fano Adriano, si usavano “ i ferri di san Vito per la cura del mal di denti” (cfr. Aa Vv, Tradizioni a Cerqueto,Teramo, Regione Abruzzo, Deltagrafica, 1983, fig. 134)
In Ciociaria, ad Arpino, i ferri di san Vito “guarivano dalla rabbia degli uomini e degli animali” (cfr. P. Toschi, op. cit., ivi).
Nell’aquilano, a Cocullo, il ferro dello zoccolo della mula di san Domenico “usato fino alla fine del ’50 come amuleto propiziatorio veniva anche conficcato nel muro interno della casa, per tenere lontano disgrazie e influssi stregoneschi” (cfr. Lia Giancristofaro (a cura di ), Il rituale di san Domenico a Cocullo, Ed. Rivista Abruzzese, Brandolini, 2007, p. 126). continua →
Lo schiacciapatate fa parte dei micro-oggetti della quotidianità. Morfologicamente è di struttura elementare. Si presenta come un sottile mattoncino con due maniglieidonee a pressare, o meglio a schiacciare le patate lesse per la preparazione degli gnocchi.
La singolarità della tecnica costruttiva lo rende anatomicamente funzionale e trasforma l’oggetto materiale in testimonianza culturale, perché in essa si riflette la sensibilità dell’artigiano che lo realizza e quella della popolazione femminile che lo usa. continua →