Il presepe di Cerqueto

Ad Angelo Mastrodascio, che con l’aiuto e il sostegno di altri cerquetani ha valorizzato il nostro presepe in questi ultimi anni, ho rivolto alcune domande. A nome della comunità di Cerqueto ringraziamo Angelo  e tutti coloro che si sono prodigati per la realizzazione della rappresentazione come pure tutti i partecipanti allo spettacolo.


  • La 44a edizione del Presepe Vivente è stata, a mio giudizio,  bellissima, tu l’hai affrontata sempre con lo stesso entusiasmo?

Parlare di entusiasmo forse è un po’ troppo in considerazione del notevole impegno richiesto a noi tutti,  però devo dire che a me  piace molto preparare una rappresentazione diventata quasi una tradizione, almeno per quelli  che come me sono nati con essa.

Mi piace perché è una delle poche occasioni nelle quali ci ritroviamo per dedicarci ad un obiettivo comune, sentito da tutti. Inoltre è piacevole lavorare insieme all’aperto, almeno quando non fa tanto freddo. E poi si fa anche molta ginnastica salendo e scendendo lungo i sentieri ripidi così che alla fine mi accorgo sempre di aver perso qualche chilo, il che non è male.

  • Il collegamento luminoso con Poggio Umbricchio è stata la novità di quest’anno.  Come è arrivata questa idea?

L’idea di partenza era quella di migliorare il momento della discesa della “stella cometa” avvolgendo tutto il suo cammino con un fascio di luce che, partendo dietro la cascata, puntasse sulla capanna. Il problema in questo caso era che mentre la stella, muovendosi lungo il tirante, descriveva una traiettoria curva, il fascio di luce era naturalmente una linea retta. Considerato però che da dietro la cascata si vede proprio in linea retta Poggio Umbricchio, a circa 2 km di distanza, è nata allora l’idea di utilizzare due fari contrapposti, in modo da originare una lunga scia luminosa tra i due paesi. La prima ipotesi è stata quindi abbandonata, sembrando la nuova più efficace e più ricca di significati, anche extra-religiosi.

Abbiamo chiesto la collaborazione agli amici della Pro Loco di Poggio Umbricchio, che si sono detti da subito disponibili, apprezzando molto la nostra idea. In particolare Ercole De Giorgis ci ha aiutato moltissimo, prima trovando la postazione adatta per piazzare il faro e poi, durante la rappresentazione, attendendo le nostre telefonate per accenderlo e spegnerlo. Mi ha detto dopo di essere stato lì per più di tre ore, perché per un malinteso immaginava che la rappresentazione iniziasse alle cinque!

  • Nonostante i problemi causati dal maltempo i commenti del pubblico sono stati  comunque entusiastici, tu sei soddisfatto del risultato?

In verità arriviamo sempre all’ultimo momento con diverse piccole cose da mettere ancora a punto. Quando inizia la rappresentazione dovrebbe in realtà iniziare la prova generale, cosa che invece non facciamo mai. Questo deriva un po’ dagli impegni che ognuno di noi ha e così ogni anno si arriva sempre al limite.

Nell’insieme, tuttavia,  possiamo essere abbastanza soddisfatti. Intanto perché anche quest’anno siamo riusciti a dar vita ad una  manifestazione comunque dignitosa e poi perché tutte le attività collaterali al presepe sono state positive. Augusto Pelliccione ci ha onorato con un’opera di notevole spessore, il materiale pubblicitario mi è sembrato sia stato distribuito meglio degli altri anni ed abbiamo, per la prima volta, realizzato un depliant promozionale, con foto del presepe e con i loghi di quelle aziende del nostro territorio che hanno offerto un piccolo contribuito in denaro. L’iniziativa è stata proposta ed è stata portata avanti da Marco Pisciaroli ed il “risultato economico” conseguito è stato più che positivo.

  • Ci sono cose che non sono andate proprio per il verso giusto o non è riuscita perfettamente?

In una rappresentazione dal vivo c’è sempre la possibilità di commettere errori, a volte anche imponderabili. Tra gli inconvenienti occorsi, mi dispiace in modo particolare per la scena dell’Annunciazione, che non è venuta come predisposto a causa del non funzionamento, provocato dalla pioggia, di un faro posto dietro la capanna.

L’intera scena, che era stata programmata diversamente, è risultata invece velocizzata, perdendo molto del suo effetto e significato mistico. La sera prima, nella messa a punto, mi era sembrata bellissima, con gli effetti che la luce dei due fari – diretti verso l’alto e usati come collegamento tra il luogo dell’annunciazione, la culla e Dio – nella loro  lenta rotazione, generava tra i rami. Ne veniva fuori un quadro quasi etereo, condizione purtroppo difficilmente ripetibile, in quanto dipendente dalla posizione dei rami degli alberi e dalle foglie secche, che ovviamente cambiano anno dopo anno.

  • Come sono stati l’aiuto e la partecipazione da parte del paese?

Non si può certo dire che la partecipazione sia stata consistente. Eppure io credo che questa manifestazione, che va avanti da 45 anni, appartenga davvero a tutto il paese. Ognuno negli anni ha dato qualcosa per migliorarla.

Il presepe è stato pensato, ed è stato portato avanti per molti anni, da Don Nicola insieme a Bruno, Federico e Porfirio, coadiuvati da buona parte del paese. Negli anni in cui io ero bambino, mi ricordo una partecipazione quasi generale. Era, credo, l’unico presepe ad essere rappresentato in provincia e qualche anno la fila delle macchine che salivano a Cerqueto era davvero incredibile. Poi nel tempo, come per tutte le cose, la partecipazione è andata man mano scemando.

Dopo la morte di Bruno, che è stato la mente culturale ed artistica del presepe, la manifestazione fu presa in mano da tutti i ragazzi della mia generazione: lasciammo invariato quasi tutto, perché era già un’impresa ardua riuscire a farla così com’era. Gli spettatori però diminuivano costantemente e così alcuni di noi persero entusiasmo. La manifestazione era entrata in pratica negli anni novanta ed oltre, con pochissime variazioni nelle musiche, nei testi e nella scenografia. Ciò che andava più che bene, anzi in modo magnifico, negli anni ’70 ’80 non era più adeguato ai decenni successivi.

Decidemmo allora che se dovevamo continuare ad impegnarci così tanto per vedere poi così pochi spettatori, prima di smettere era forse il caso di provare a cambiare qualcosa.

Alcune delle prime variazioni ci costarono molto sforzo ed avevano anche una certa temerarietà non conoscendone prima il risultato, come fu ad esempio per l’idea di collocare un’infinità di piccole luci in tutto lo scenario per simulare un cielo stellato. Questa nostra caratteristica di rischiare fatica e soldi persiste peraltro tuttora. Ne sono esempio i fuochi che accendiamo in alto durante la scena della creazione: sono stati “provati”, senza conoscerne prima l’effetto dato il costo, solo nel corso della rappresentazione, oppure i fari posizionati quest’anno tra Cerqueto e Poggio Umbricchio: se non fossero andati bene, li avremmo comunque dovuto pagare ed il lavoro sarebbe andato sprecato. A volte questo modo di fare un po’ rischioso porta a risultati deludenti, come fu per l’anno in cui usammo per la prima volta i fari automatici e cambia-colori di nuova generazione: non sapendoli ancora usare bene, venne fuori un presepe pieno di colori vivi ed accentuati e non tenui ed appena accennati come avevamo immaginato.

Oltre alle modifiche, sostituimmo anche buona parte delle musiche. Nel corso degli anni sono state poi aggiunte nuove scene e quindi l’intero testo è stato revisionato, lasciando però invariata la sua caratteristica essenziale, cioè quella di un testo scarno, saldamente ancorato alle parole del Vecchio e Nuovo Testamento. Avendo notato poi che la resa dell’impianto audio era fondamentale, cercammo in tutti i modi di migliorarlo, tramite il noleggio di apparecchiature via via migliori.

Sono tante altre poi le variazioni adottate nel corso di questi ultimi anni (alcune delle quali hanno richiesto un enorme lavoro e sforzo fisico) così che il presepe, anche se ne è rimasta inalterata la struttura di base, è cambiato molto rispetto agli inizi, soprattutto nell’atmosfera che si respira durante la rappresentazione.

Grazie a questa nuova veste, abbiamo comunque raggiunto il risultato fondamentale di far tornare di nuovo tanta gente. Ormai sono tre anni che il 26 dicembre troviamo sempre cattive condizioni meteorologiche, le quali ci hanno costretto per ben due anni a rinviarlo e quest’anno a farlo in condizioni problematiche, ma di contro sono tantissime le telefonate per le informazioni che abbiamo ricevuto: fosse stato tempo buono, sarebbero davvero venuti molti spettatori.

Ripeto che questa manifestazione appartiene a tutti noi, indipendentemente dalle nostre opinioni riguardo a questioni che nulla hanno a che vedere con essa. Accostarla ad altre situazioni del tutto slegate può far pensare che in fondo non ci si tiene poi più di tanto. Il presepe è frutto esclusivo dell’impegno profuso durante gli anni dai membri della nostra comunità ed è anche per questo che dobbiamo  esserne orgogliosi e continuare ad impegnarci per migliorarlo.

  • Senza pretendere di avere la soluzione in mano, non sarebbe auspicabile una programmazione delle attività per la prossima edizione fin da adesso, anche per un maggiore coinvolgimento della comunità?

Una buona programmazione potrebbe sicuramente aiutare a coinvolgere più persone, soprattutto se per programmazione si intende la capacità, non certo facile, di affidare ad ognuno un proprio compito.

In ogni caso questo coinvolgimento c’è stato, almeno durante gli anni, e poi la sera del presepe tutto il paese effettivamente  partecipa alla sua buona riuscita ed è proprio grazie all’impegno di tutti se oggi abbiamo una manifestazione più che vitale. E’ positivo il fatto che, grazie a questa rinnovata vitalità, ci siano opinioni divergenti. Infatti c’è chi dice che il presepe è diventato troppo complicato, sia nelle luci che nelle musiche e nei testi e   preferirebbe invece un presepe più  immediato e incentrato sulla tradizione.

E’ un’opinione comprensibile e non è detto che questa ipotesi in futuro non possa essere realizzata. E’ normale infatti che si sarebbe potuto raggiungere lo stesso risultato di rilancio realizzando una rappresentazione con uno stile differente rispetto all’attuale, magari più simile a quelle passate. Ma è altrettanto normale che lo stile ed il taglio di una rappresentazione dipenda dalla formazione intellettuale e dalle “passioni artistiche” di coloro che  se ne occupano. Nella colonna sonora ad esempio, ci sono molte delle mie preferenze musicali, semplicemente perché sono le musiche che conosco. Altri, con altre preferenze e conoscenze, senza dubbio ne avrebbero usato di diverse.

Lo scopo di utilizzare determinate musiche (a volte potenti altre volte più eteree ed ancestrali)  e determinati testi, si basa comunque sulla speranza di evocare, nella mente di chi guarda la sacra rappresentazione, aspetti trascendenti e mistici della fede.  La religione, almeno per il mio sguardo non certo esperto della materia, ha un carattere soprattutto razionale e logico. E’ la logica che porta a determinate considerazioni sulla presenza di Dio e sulle ragioni stesse della nostra esistenza. Insieme a questa però la religione si porta dietro delle caratteristiche meno razionali, più inquiete, ma anche più simboliche, suggestive e poetiche. Il presepe, che è stato pensato ed allestito per la prima volta da San Francesco nel 1223, cumula molte di queste caratteristiche e simbolismi della religione cristiana, almeno se proviamo ad allontanarci dalle sue varianti più consumistiche. Abbiamo allora pensato di alternare scene dinamiche e con una certa potenza, come potrebbe essere quella iniziale della Genesi, con altre più contemplative e raccolte, confidando che una simile alternanza possa lasciare nell’animo dello spettatore almeno alcuni attimi di “abbandono” spirituale.

Forse è una scelta un po’ impegnativa, anche perché molto dipende dallo stato d’animo, benevolo o critico, con cui lo spettatore si pone di fronte alla rappresentazione. Ma è anche una scelta che in parte permette di distaccarsi dalle raffigurazioni e dai suoni più consueti e abusati della natività.

  • Vuoi aggiungere qualche altra cosa?

A  mio modo di vedere il valore del nostro presepe, al di là del fatto che un anno riesca bene ed un altro meno, risiede nella sua tradizione completamente autoctona e cioè nel fatto stesso che sono più di quaranta anni che un piccolo e quasi spopolato paese mantiene in vita questa rappresentazione.  Ed è bello che tutto rimanga a misura d’uomo, così che, a chi viene a Cerqueto la sera del 26 dicembre, il presepe possa fare l’effetto di una scoperta inaspettata.

Adele Di Cesare

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