Un raro cucchiaione di legno conservato nel Museo della civiltà pastorale di Cerqueto (TERAMO)


cucchiaione 11 Il cucchiaione di Cerqueto  costituisce,  per il museo  abruzzese  recentemente restaurato, una nota d’arte significativa. Certamente appartiene ad un’arte irrimediabilmente tramontata  per  via  del  declino della pastorizia
.

 Solitamente, all’apice di cucchiaioni,  forchettoni e mestoli di legno, realizzati dai pastori abruzzesi, si rinviene a tuttotondo l’immagine del galletto. Le diverse versioni del re del pollaio risultano testimonianze della sensibilità creatrice dei nostri pastori.  Va sottolineato che, in generale, le versioni del gallo costituiscono note fondamentali nell’ambito  delle lavorazioni di carattere  pastorale e di vari settori dell’arte popolare. (Cfr. Paolo Toschi, Arte popolare, Roma, Bestetti, 1960; Anna Barricelli, Forme e motivi decorativi nell’arte popolare, in Kalos, N°10, 1972, Milano, Gorlich).  Su uno dei cucchiaioni del Museo di Cerqueto, oggetto usato dai pastori per la raccolta della ricotta, si rinvengono, invece, incise sulle due facce del manico due figure femminili in semplice abito poderes. Il sintetismo è accurato e non balbettato. Le figure  presentano  risvolti di carattere compendiario; sono in parte aureolate, ma  non hanno carattere di sacralità. Non si tratta cioè di immagini di madonne protettrici o di sante patrone.  Potrebbe trattarsì  allora di  figurazioni  mitologiche.  Il segno che le determina, infatti,  ricorda l’immagine della Dea Luna, figura abbastanza presente nell’arte greca antica e abbondantemente riproposta nelle  arcaiche stele  rinvenute nel territorio archeologico della Daunia garganica, alle cui immagini i pastori di tutte le latitudini hanno fatto spesso riferimento, per la decorazione delle loro suppellettili da lavoro.
Potrebbe essere, anche, una rappresentazione sintetica della Dea Madre, se si considera che il pastore, su una delle due figure, ha inequivocabilmente disegnato certi attributi femminili. Ma, potrebbe esservi stata pensata, da parte dell’anonimo autore, anche una doppia raffigurazione: Dea Luna da un lato, Dea Madre dall’altro.

Impossibile determinare con certezza quale sia il recto e quale il verso di questa bella opera cucchiaione4pastorale.  Nello spessore  dell’impugnatura, morfologicamente tagliata a becco d’oca,  si distende, invece, un motivo decorativo eteromorfo, definito dagli antropologi dente di lupo.    Per chiarezza informativa sottolineo che le figure femminili sono realizzate  con la tecnica dell’incisione, la schematizzazione del dente di lupo, invece, è resa in bassorilievo.   La rappresentazione del dente di lupo è assai ricorrente nelle opere foggiate a punta di coltello dai pastori di diverse epoche e di diverse latitudini, e ripropone, con la sua struttura geometrica lo scorrere delle acque dei fiumi.  Nell’ arte pastorale abruzzese, oltre al dente del lupo, è facile rinvenire,  anche la figurazione schematizzata del dente dell’orso. Entrambi, infatti, sono riscontrabili sulla zampogna cerquetana, il cui esemplare più antico è presente proprio nel  museo di Cerqueto.    Il cucchiaione, cosi finemente decorato, deve aver conferito, in passato, un tocco di raffinatezza al disadorno ambiente in cui veniva appeso assieme ad altre suppellettili utili alla cagliatura,  mentre oggi costituisce per il museo di Cerqueto una significativa nota d’arte popolare. Legato  alle necessità del vivere quotidiano, gli elementi decorativi e funzionali presenti sul cucchiaione di Cerqueto  viaggiano sullo stesso binario creativo.  L’esemplare  cerquetano costituisce un pezzo raro. Unico, forse, nel settore dell’arte pastorale. Non ricalca canoni di botteghe artigianali e non ha nulla in comune con altre espressioni pastorali , tra le quali primeggiano in Italia, nella zona alpina, l’area valdostana (Cfr., collezione privata Pietro Jahier) e nel meridione quella materana, ( Cfr. testimonianze museo Domenico Ridola, Matera).    Foggiato con estrema libertà inventiva, forse, durante le silenziose pause degli alpeggi alle falde del Gran Sasso o sulla catena dei Monti della Laga, il cucchiaione di Cerqueto  appartiene ad un’arte irrimediabilmente tramontata. Arte scomparsa  con l’ affievolirsi della pastorizia. Una sua rinascita pare improbabile. cucchiaione3Anzi credo sia impossibile ! Ormai, la trasmissione delle tradizioni da una generazione all’altra può dirsi definitivamente interrotta. La legge del tempo rallentato, oggi, non ha più validità.  Opere dello stesso valore simbolico, come risulta dalle mie consultazioni iconografiche,  non è facile rinvenirle in altri musei etnografici italiani ed europei;  – ( Cfr., Hans J. Hansen, Arte Popolare Europea, Torino, Ruggero Aprile editore, 1969;    – Paolo Toschi, Op. Cit.,1960;   – Pietro Jahier,  Arte Alpina, Firenze, Vallecchi editore,1961;  – Aa. Vv., Ljdia Priuli, Arte Pastorale…..in Val D’Aosta, Ivrea, Priuli &Verlucca editori, 1970 ; -Guido Cafiero, Museo del Gargano Giovanni Tancredi, Montesantangelo, Roma, Società Multigrafica editrice,s. d.. ma 1971;   – Catalogo, Mostra di Etnografia Italiana in Piazza D’armi a Roma, Bergamo, Istituto Italiano di Arti Grafiche, 1911;   – Eleonora Bracco, Arte di Pastori, Matera, Edizioni La Scaletta, 1961).    Sul piano cronologico il cucchiaione cerquetano è opera di difficile datazione, perché “da secoli, da millenni  i pastori usano gli stessi strumenti” (Paolo Toschi, op. cit.) gli stessi impianti decorativi e fanno ricorso, spesso, a simbologie risalenti  a tempi lontanissimi, preistorici.                                                                                                                                                 

Vito Giovannelli

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