I tre alberi

Ph. Franco PilatiNel sentire un coro che canta: “S’accendono e brillano gli alberi di Natale” mi torna in mente la leggenda dei tre alberi che ci raccontava mamma quando andavamo a cogliere le olive.

In cima ad una collina, proprio sotto il Corno Grande, nati da semi diversi trasportati dal gelido freddo autunnale, crescevano e vivevano tre alberi. Ogni tanto, attraverso lo stormire delle foglie, comunicavano tra loro. Una bella mattina d’inizio primavera parlavano dei loro desideri e delle loro future speranze.

“Voglio, un giorno, diventare lo scrigno del tesoro più grande del mondo, colmo d’oro, d’argento e di tutte le gemme preziose. Ornato e decorato da intarsi e dipinto dai più bravi artisti per essere ammirato da tutti” disse il primo albero.

“Spero di diventare la nave più bella e possente e trasportare re e regine e tutti i potenti attraverso gli oceani” sussurrò il secondo.

Il terzo albero che, in silenzio, aveva ascoltato i desideri degli altri due, disse:

“Cercherò di crescere tanto per diventare l’albero più diritto e più alto di tutti, da essere più vicino a Dio e ammirato dagli uomini” (…mi ricorda un po’ la Torre di Babele).

Col trascorrere degli anni ogni albero cercava di fare in modo che i propri desideri si avverassero, crescendo sani e forti.

Alcuni taglialegna, con i loro muli, passarono accanto ai tre alberi. “Questo sembra un albero robusto. Riuscirò a venderlo a qualche falegname” disse un taglialegna  cominciando a tagliare il primo albero che era tutto felice e sicuro di venire trasformato nello scrigno sognato da sempre.

Iniziando a tagliare il secondo albero, un altro taglialegna disse: “E’ un albero molto resistente. Lo venderò ad un cantiere navale”.

L’albero, sentendo quelle, parole, era tutto contento! Finalmente sarebbe stato trasformato in una nave possente!

“Non so ancora cosa farò di questo albero. Intanto lo taglio” ed anche il terzo albero che sognava di diventare l’albero più grande del mondo fu inesorabilmente steso al suolo.

Nelle mani del falegname il primo albero fu trasformato in una mangiatoia per gli animali (una specie di trucchë, come si dice a Cerqueto). Fu portato in una stalla e riempito di strame (fieno). Non era certo quello che l’albero aveva desiderato!

Il secondo albero fu sezionato e trasformato in una semplice barca. Il suo sogno di diventare una nave possente svanì nella realtà.

Il terzo albero fu ridotto in tante tavole abbandonate al buio. “Che triste sorte la mia!” pensò l’albero.

Il tempo passava e gli alberi avevano scordato i loro sogni giovanili.

Ma in un giorno atteso e vaticinato da 4.000 anni, accadde che un uomo e una donna furono costretti a rifugiarsi in una stalla perché non avevano trovato posto per dormire negli alberghi della cittadina. Era una notte di prodigio e le stanze erano piene zeppe. La donna era incinta e partorì il suo primogenito. Lo adagiò nella mangiatoia che era stata costruita col primo albero che comprese all’istante che stava accogliendo tra le sue fibre lo scrigno più prezioso di tutti i tempi: il bambino Gesù. Ora quei santi legni sono custoditi nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Circa trent’anni dopo, alcuni uomini si trovavano sulla barca costruita col legno del secondo albero. Uno degli uomini si era addormentato tranquillamente ma, ad un tratto, il mare diventò agitatissimo. Un violento temporale stava per far affondare la barca insieme a tutti i passeggeri. I pescatori svegliarono l’uomo che sedò la tempesta pronunciando una sola parola “Pace”.

Allora l’albero comprese di trasportare non un re, ma il Re dei Re tra i suoi legni.

Un giorno qualcuno andò a prendere una tavola del terzo albero e costrinse un Uomo a portarla sulle spalle, tra un popolo che lo scherniva, scagliandogli addosso ogni sorta di vituperio e di scherni. Quando la triste salita finì, l’uomo fu inchiodato a quella tavola, innalzato in aria e lasciato morire in cima ad un monte.

Il terzo albero capì che quell’Uomo crocifisso sul suo legno era Gesù, quindi Dio stesso e nessun essere vivente era stato così vicino a Dio come lui.

I desideri dei tre alberi si erano, alla fine, avverati!

Noi cominciavamo a riempire di olive le sacchette (li vïrtilë) che avevamo davanti, pensando al nostro Bambinello che avremmo baciato durante la messa nella notte di Natale, coperto da un vestitino di stoffa americana, resa preziosa dalle mani abili di mia suocera.

Rema Di Matteo

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