Li sëvëzë sono un’ erba il cui stelo e le foglie, fino a qualche decennio fa, venivano regolarmente gustate ad ogni primavera da tutti i cerquetani, semplicemente staccandoli con le punta delle dita e mangiandoli sul posto.
A Cerqueto nascono ad inizio primavera, mentre in montagna nascono ad inizio estate. Da bambino andavo spesso con gli amici a trovarli, conoscendo i posti dove nascevano. In genere si trovavano sui muretti a secco che delimitano le strade di campagna. Lungo il muro in pietra della vecchia strada che collega il Castello al Piano ad esempio ne nascevano moltissimi e quando uscivo di casa mi fermavo volentieri a mangiarli, oppure li coglievo distrattamente mentre camminavo. Anche togliendo tutti gli steli, la piantina non moriva, perchè ne produceva sempre di nuovi. Quando ho pensato di parlare di questa pianta sul nostro giornale, sono andato lì per fotografarli, ma non ne ho trovato neppure uno: i posti dove crescevano sono stati invasi completamente dall’edera che ha annientato tutte le altre piccole piantine come li sëvëzë. Per di più i terreni sopra la strada prima erano quasi tutti coltivati, mentre ora sono incolti e pieni di sterpaglie.
Con gli altri abbiamo poi cercato in altri posti conosciuti, ma neppure in questi li abbiamo visti. Alla fine li ha trovati finalmente Totò, che ricordava di averli visti l’anno prima lungo la strada mulattiera che dal cimitero porta a Cerqueto. Assaggiandoli sul posto, ho avuto la sensazione, come spesso accade in casi simili, di essere tornato indietro nel tempo.
In montagna invece nascono ancora normalmente. Quelli di montagna sono però differenti: intanto nascono in mezzo ai prati insieme alle altre erbe, poi la forma delle foglie è diversa. Mentre quelli che nascono in basso sono a forma di cuore, quelli che nascono in montagna hanno una forma a punta di lancia .
Ricordo che i pastori Francesco ed Egidio Di Cesare li usavano qualche volta anche per la pulizia dei denti, sostenendo che strofinandoli sopra di essi questi diventavano più bianchi. Ricordo pure che da bambino chiedevo spesso agli anziani del Castello che si recavano ai Prati, come Serafino o i miei nonni Giovanni e Candeloro, di riportarmi un mazzetto di sëvëzë perché mi piacevano molto. Mi piaceva in particolare il loro sapore acidulo e frizzante e che è in pratica la ragione per la quale venivano apprezzati da tutti. In estate danno un effetto dissetante che li rende particolarmente gustosi.
Facendo delle ricerche ho scoperto che il nome scientifico è Acetosa Rumex per li sëvëzë di montagna che possono arrivare ad un’altezza di 50 cm, mentre quelli che nascono a Cerqueto, pur avendo lo stesso sapore, sono molto più piccoli ed hanno il nome scientifico di Rumex Acetosella. Il loro sapore acidulo è causato dal fatto che contengono acido ossalico. Contengono molta vitamina C e qualche secolo fa venivano consigliati per la cura dello scorbuto. Durante il medioevo addirittura si pensava che fossero utili contro il colera e la peste. Oltre ad essere, come detto, rinfrescanti, hanno anche proprietà diuretiche ed antinfiammatorie. Sono anche utili per stimolare l’appetito, la diuresi e la digestione, e per carenza di ferro o anemia.
Sono però controindicati, soprattutto quando mangiati con continuità, per coloro che hanno problemi di calcoli renali, reumatismi e artrite
Giovanni Leonardi