Storie di cardatori: Il destino comune di due fratelli

Diversi anni fa, in una delle visite che allora spesso facevo all’Archivio di Stato di Teramo, perché mi incuriosiva e mi interessava indagare l’antica documentazione relativa a Cerqueto, mi imbattei in un particolare  documento cartaceo, custodito nella sezione anagrafe.  Era l’atto di morte originale  di Pisciaroli Attanasio.
Secondo il documento, Attanasio ed Egidio Pisciaroli erano due fratelli, nati nella prima metà del 1800 e abitanti presumibilmente al Rione Casale, proprio nell’area dove oggi c’è la piazza. Come molti altri a Cerqueto, oltre a svolgere gli abituali lavori agricoli e di allevamento, nei periodi autunnale ed invernale esercitavano anche l’attività di lanari.

Dalle scarne righe del documento riguardante Egidio ed Attanasio Pisciaroli, cerchiamo di  derivarne in modo verosimile una piccola storia, supportati in questo anche dai tanti racconti che i lanari facevano dei loro viaggi.

Possiamo immaginare che un giorno dell’autunno del 1876, Attanasio Pisciaroli, insieme a qualche collega, si recò verso le Marche per iniziare la stagione di lavoro come cardatore. In base, come detto, a quanto ci raccontavano gli anziani sui loro tragitti da cardatori quando si recavano in quelle zone, possiamo anche provare a ripercorrerne il probabile percorso.

Scesero a S. Giacomo per la vecchia mulattiera e risalirono il fiume Vomano fino al bivio per Macchia Vomano. Arrivati lì, si diressero probabilmente verso i paesini di Aiello e Figliola, oggi entrambi quasi disabitati, dove fecero la prima sosta. La successiva tappa era in genere Altovia e da qui a seguire Macchiatornella, Padula, Fioli. Se trovavano il lavoro, si fermavano naturalmente in ogni paese per poi ripartire. Dal territorio di Rocca S.  Maria, e dopo un lungo cammino, arrivarono a Pietralta. Da qui abbandonarono il Regno di Napoli ed entrarono nello Stato Pontificio. Per primi incontrarono i paesini di Umito, Pozza e Pito, per giungere poi ad Acquasanta.

Da Acquasanta, passando molto probabilmente per Rocca Fluvione, Serra ed altri piccoli paesi arrivarono, a fine novembre del 1876, a Comunanza, un centro abbastanza grande dove senz’altro trovarono della lana da cardare. A volte, quando trovavano il lavoro in più famiglie contemporaneamente, i lanari, per non perdere l’opportunità, potevano anche dividersi e lavorare ognuno per proprio conto in case diverse.

Il giorno 8 dicembre Attanasio avrebbe compiuto cinquantotto anni. Era infatti nato nel 1818 ed era sposato, senza figli, con Maria  Lisii, nata nel 1826.

Purtroppo però non vide mai quel giorno, perché il trenta di novembre l’acuirsi di una colica lo uccise. Morì presso una famiglia del luogo, in via Casette, al numero civico 63, alle ore due e trenta  del pomeriggio, come si rileva dall’atto di morte del Comune di Comunannza e trascritto pr intero nel registro dei morti del Comune di Fano Adriano il 25 dicembre, quando la notizia arrivò a Cerqueto.  Non essendoci, come è comprensibile, alcuna possibilità di riportare la salma a Cerqueto, fu sepolto nella chiesa di Comunanza.

Questa vicenda rientrerebbe nel novero di uno dei tanti casi simili che si verificavano all’epoca. In effetti non era raro morire lontano da casa. La medicina di allora non era certo quella di oggi, inoltre le condizioni igieniche dei cardatori, lontani per mesi da casa,  non erano delle migliori. La  neve ed il gelo della stagione invernale infine potevano minare seriamente la loro salute. Ci sono diversi lanari morti lontano e sepolti nei luoghi del decesso. Il mio trisavolo, Lorenzo Moretti, morì nell’ospedale di Camerino nel 1858, quando la sua unica figlia, Francesca Moretti, madre di mio nonno materno, aveva solo un anno.

Ma l’incredibile particolarità del destino di Attanasio sta nel fatto che lui perse la vita in quella  stessa casa dove, esattamente tre anni prima, il 9 dicembre 1873, era morto suo fratello Egidio!

Vincenzo Pisciaroli

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