I pilastri del Presepe

Quella del presepe è una tradizione antica, prende avvio dalle drammatizzazioni liturgiche che già nell’alto Medioevo arricchivano le celebrazioni natalizie. Nel corso dei secoli,  la devozione popolare ne ha fatto un quadro della propria religiosità, accrescendola di personaggi e valori propri. Anche il presepe di Cerqueto  ha una sua propria fisionomia, un volto che ha definito pian piano nel corso di queste 45 edizioni. E’ la nostra tradizione, è la nostra cultura. Oltre al testo strettamente legato al racconto biblico, la luce e la musica ne sono gli elementi principali, con tutte le loro caratteristiche e sfumature. I personaggi, quasi per magia, emergono dal fondo del buio, resi con straordinaria forza, forme impalpabili, passaggi repentini o impercettibili.

La realizzazione di tutto ciò richiede molto impegno sia a livello artistico che a livello manuale  per l’allestimento delle numerose e diverse scene che si susseguono per 70 minuti circa, la posa dei cavi elettrici, dell’impianto audio, la loro sistemazione e il collaudo.  

Ogni anno  il presepe è una sfida che mette a dura prova  la dedizione, l’impegno di quanti si prodigano e collaborano ai  numerosi e impegnativi lavori.  Quest’anno con la complicità del bel tempo è stato fatto il pieno degli spettatori e  lo spettacolo, in qualche aspetto rinnovato e migliorato anche in questa 45ª edizione, come sempre, è riuscito particolarmente bene ed ha continuato ad emozionare e ad entusiasmare tutti i presenti. L’incombenza per la Pro Loco di Cerqueto, è stata notevole e il Presidente, Giuseppe Mastrodascio, è stato particolarmente impegnato sia sotto l’aspetto organizzativo che promozionale e operativo.

I lavori  proseguono anche  dopo il 26 dicembre, con lo smontaggio delle scene allestite, dell’impianto elettrico e le varie apparecchiature. In questa occasione ho rivolto alcune domande ad Angelo Di Cesare e Giuseppe Bianchini, che insieme agli altri “manovali della manifestazione”, come si sono autodefiniti, Antonio Mastrodascio, Piero Di Cesare, Berardo Leonardi, Sandro Mastrodascio, Gabriele Leonardi, Antonio e Domenico Moretti, Lucio Marcone,  si sono particolarmente impegnati e prodigati per il presepe.

Siete soddisfatti dell’ottima riuscita dello spettacolo?

Siamo felicissimi per l’ottima riuscita della rappresentazione! Siamo poi orgogliosi di collaborare con le nostre forze   alla realizzazione del Presepe, consapevoli che tutto quello che facciamo serve al nostro paese, a tutta la comunità cerquetana, a tutti noi.

Nonostante il freddo , il clima sempre rigido della stagione invernale in montagna, il lavoro notturno indispensabile, con tutta la fatica e il sacrificio per noi questo è il Natale. C’è un attaccamento particolare a questa manifestazione  e non potrebbe essere diversamente.

Noi quarantenni e cinquantenni siamo nati e cresciuti con il presepe e la manifestazione è parte integrante del  nostro essere cerquetani, è una parte di noi a cui è difficile rinunciare. Quest’anno siamo particolarmente contenti grazie anche al tempo clemente che ha permesso a tanta gente di venire a vedere il  nostro Presepe.  Certo il tempo è determinante in queste situazioni, è successo diverse volte che  abbiamo dovuto rinviare lo spettacolo per il brutto tempo, con tutte le conseguenze negative.

Come è stato organizzato il lavoro?

In modo collaborativo sono state montate le scene mobili e allestite le scene fisse come la capanna. Quest’anno poi abbiamo anche realizzato in muratura l’arco per la scena dell’Annunciazione. Per quanto riguarda l’aspetto più tecnico ci siamo divisi il lavoro. Tra di noi c’è chi si occupa di più dell’allestimento  scenografico, chi si occupa maggiormente dell’impianto elettrico  ma in base alle necessità c’è un interscambio continuo.  Il gruppo carpentieri e il gruppo elettricisti sono molto indicativi. Un plauso particolare va a Angelo Mastrodascio, sia per quanto riguarda le competenze tecniche che la sensibilità artistica; è lui che riesce a valorizzare al meglio il lavoro e  lo sforzo di tutti noi. Noi siamo contenti di mettere in opera quelle che sono le idee di Angelo perché vediamo gli ottimi risultati.

Quanti siete a lavorare per la manifestazione?

Siamo un gruppo di circa 15 persone, escluse le donne,  più o meno stabili e siamo all’opera da più di un mese. Il sabato e la domenica siamo stati sempre  tutti presenti e, nei ritagli di tempo, anche durante i giorni feriali. Siamo rimasti in pochi a lavorare per la comunità,  per il Presepe come pure tutte le altre cose che si fanno per promuovere e fa sopravvivere il nostro paese.

Siamo, comunque, orgogliosi di essere  attivi nella Proloco e di avere un presidente all’altezza della situazione, in cui riponiamo piena fiducia. Non ci dimentichiamo dell’accoglienza del pubblico, della ricezione, la sistemazione e distribuzione dei costumi. Un riconoscimento va a Adele Di Cesare, Daniela Mastrodascio, Ivana Leonardi, Lina Moretti, Lonia Leonardi, Maria Di Gennaro, Maria Misantoni, Marta Di Cesare,  alle donne che si sono prodigate sia per l’accoglienza dei visitatori sia per la sistemazione e distribuzione dei costumi. Per quanto riguarda la ristorazione dobbiamo ringraziare anche gli amici Grignetti di Fano Adriano, che ci hanno dato una valido aiuto.

Ci sono altri aspetti della manifestazione che volete sottolineare sia in positivo che in negativo?

Un altro aspetto  positivo c’ è da sottolineare: la preparazione del Presepe rappresenta un momento di condivisione, un piacevole periodo di comunione e vita collettiva. La cosa bella è che per 15 giorni siamo sempre insieme notte e giorno, una vita in comune fatta di confronti, a volte anche di scontri ma comunque  molto costruttiva. Per una piccola comunità come quella di Cerqueto questo è molto positivo.

Ma siamo contenti perché ogni anno riusciamo a dar vita ad uno spettacolo degno di essere visto, che raccoglie apprezzamenti di stima e ammirazione sempre maggiori. Siamo soddisfatti per il paese e per aver fatto qualcosa per Cerqueto.


Certo con il passar del tempo le nostre forze diminuiscono; se non si riesce a coinvolgere le nuove generazioni, a trasmettere ai nostri giovani lo stesso nostro attaccamento alla manifestazione temiamo per il futuro di essa. Il Presepe Vivente richiede sacrificio, dedizione perché possa essere realizzato. Bisogna lasciarsi travolgere dalle necessità, dal bisogno di fare, di risolvere i problemi che man mano emergono.

Per noi la manifestazione non è fonte di guadagno. Né il nostro lavoro nè quello degli altri viene retribuito, anzi,  tutti noi ci rimettiamo qualche cosa, a parte i viaggi,  il tempo e la fatica. Il ricorso all’aiuto esterno per certi aspetti è indispensabile,  ha riguardato il noleggio del camion per il trasporto degli animali e il noleggio di alcune attrezzature elettriche ed audio di cui non disponiamo.

Aldilà dello spopolamento che si ripercuote anche sulla forza attiva impegnata per il Presepe, sarebbe auspicabile un certo  spirito di armonia e di collaborazione che è andato scemando in questi ultimi anni. L’importante  comunque è che la maggioranza dei cerquetani partecipino e collaborino. Se poi non siamo il cento per cento, pazienza … non sono cose che si possono imporre, o si sente la responsabilità di collaborare o no. L’importante è che tutti abbiano la possibilità di  farlo per quello che possono.

Un’altra cosa che ci dispiace molto è il fatto che gli enti locali si interessano poco, non ci sostengono economicamente quanto dovrebbero e forse potrebbero, considerato il nostro sforzo e  i risultati che otteniamo. Il Parco ci ha inviato due operai per 10 giorni, ci ha messo a disposizione dei gazebo e per questo li ringraziamo. Questi interventi avvengono, però,  in tutti i paesi  a prescindere dalla manifestazione. Per il Presepe ci sono delle spese da sostenere e si dovrebbe intervenire in modo più incisivo e determinante.   A partire dal Comune pensiamo che le istituzioni debbano sforzarsi maggiormente a livello economico per impedire che il nostro presepe muoia. In fondo questa rappresentazione costituisce le nostre radici, la nostra cultura, fa parte della nostra tradizione dopo 45 edizioni. E’ poi è un valore per tutta la nostra montagna, una priorità che va assolutamente sostenuta.

Adina Di Cesare

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