Don Nicola: il Presepe ha un valore culturale e sociale

Con Don Nicola Jobbi, il fondatore del Presepe Vivente di Cerqueto nel lontano 1965, ho avuto un’amichevole conversazione in relazione all’ attuale sacra rappresentazione. Don Nicola, attualmente  arciprete della parrocchia di Montorio al Vomano, ha assistito allo spettacolo del 26 dicembre varie volte nel corso di tutti questi anni, da quando ha lasciato Cerqueto nel 1984. Anche quest’anno ci ha onorato della sua presenza in compagnia del vescovo, Monsignor Michele Seccia.

Che ne pensa del nuovo volto del Presepe Vivente ? Pensava 46 anni fa che il Presepe avrebbe avuto una vita così lunga?

Per me è un piacere il solo fatto che si continua a fare il presepe. E’ troppo bello per lasciarlo morire. Lo scenario è ineguagliabile, il risultato è spettacolare.  Mi ha fatto molto piacere, perché lo spettacolo è cresciuto in modo considerevole nel corso degli anni, è stato curato molto nella regia,  nella voce, nella musica, nella scenografia, nell’impianto tecnico.
E’ stata questa per me una cosa meravigliosa che mi ha riempito il cuore di gioia!

Noi, con tutti limiti di trenta, quaranta anni fa, con un po’ di fantasia, tanta buona volontà e qualche sacrificio anche economico, abbiamo fatto del nostro meglio per quei tempi,  affrontando di volta in volta le varie problematiche. Ricordo che per non spendere 9.000 delle vecchie lire, un tempo cifra notevole per un solo faro, mi recai personalmente presso uno sfasciacarrozze e presi trenta fari per pochi soldi. Con l’aiuto di un trasformatore riuscimmo ad utilizzarli tutti e fu la svolta. Certo lo scenario attuale delle luci  era semplicemente impensabile allora. Ci si arrampicava sugli specchi per ottenere il meglio per quei tempi.

Qual è il valore aggiunto di questa manifestazione?

Aldilà dello spettacolo incantevole che la moderna tecnologia contribuisce sempre più a migliorare, è importante il messaggio che lo spettacolo nel senso più ampio porta con sé. A parte il messaggio cristiano d’amore e fratellanza che una simile manifestazione contiene,  la manifestazione ci porta a riscoprire certi valori  sociali, una realtà territoriale ormai parte della  tradizione e della cultura del paese. Ho sempre voluto e difeso, fin dall’inizio, che il presepe restasse una manifestazione di Cerqueto, fatta e realizzata dalla gente del posto. Penso sia stato questo il valore aggiunto. Fin dall’inizio avremmo potuto coinvolgere altri, dall’esterno, ma ho sempre privilegiato l’aspetto autoctono della manifestazione.

Il nuovo volto del Presepe ha in qualche modo inficiato il significato del messaggio cristiano della natività?

Nonostante i cambiamenti il messaggio del Natale è rimasto intatto, anzi è sicuramente più incisivo. L’aderenza al testo biblico trasmette il messaggio proprio del Natale  e il messaggio cristiano della natività. Poi il Presepe è parte della cultura di Cerqueto, è il suo quadro rappresentativo del Natale, è il suo momento forte, il momento clou della vita del paese e anche per questo mi fa proprio piacere che la sacra rappresentazione del Presepe sia rimasta in vita. Lo spettacolo attuale non è lo spettacolo di una compagnia teatrale, è il frutto di tutta una serie di interventi che si sono avvicendati nel corso di tutti questi anni. In varia misura tutti hanno collaborato a questo risultato e ciò non può che essere apprezzabile.

 

Grazie al suo insegnamento, questo attaccamento alla manifestazione è rimasto nel cuore di tutti i cerquetani che a vari livelli collaborano e partecipano alla manifestazione. Considerata l’ esiguità della popolazione, varrebbe la pena secondo lei coinvolgere altre persone?

So bene che ogni anno, ogni edizione è una sfida continua, un sacrificio che qualsiasi ditta esterna non riuscirebbe a sopportare. Senza la passione, il cuore le cose non possono riuscire bene. E si vede che c’è la passione, l’attaccamento. Certo una volta eravamo un cuor solo e un’anima sola. Attualmente si dovrebbe innanzitutto ritrovare quella unità del paese che mi pare manchi e poi si potrebbe ampliare lo spettacolo a tutta l’Alta Valle del Vomano. Costi quel che costi,  bisogna continuare. Allargatelo, fate in modo che  partecipino anche altri paesi,   i benefici andranno a vantaggio di tutta la zona dell’alta Valle del Vomano.

Adina Di Cesare

Lascia un commento